Un aumento di stipendio di 260 euro per chi lavori nelle Poste Italiane. Così i sindacati si preparano al rinnovo del contratto per 120mila lavoratori: ecco cosa prevede la loro richiesta.
Un aumento di stipendio di 260 euro per i lavoratori di Poste Italiane.
È questa la prima richiesta dei sindacati in vista al rinnovo del contratto dei 120mila lavoratori, scaduto a fine 2023, come si legge nella loro piattaforma sindacale. Ma l’aumento della retribuzione non è l’unico punto sulla lista per migliorare le condizioni lavorative dei dipendenti.
Nella proposta di Slp Cisl, Slc Cgil, Uilposte, Confsal, Failp Cisal e Fnc Ugl è presente anche la richiesta di ridurre l’orario di lavoro, e non solo.
I sindacati si stanno preparando, infatti, al percorso di rinnovo con una piattaforma che sottolinei il valore “irrinunciabile dell’unitarietà del gruppo”, dimostrandosi coesi nel dire di no alla privatizzazione.
Di fronte a un simile quadro è naturale domandarsi, quali siano i punti della proposta dei sindacati e cosa prevedano nello specifico. Ecco quindi cosa hanno chiesto i sindacati per i lavoratori di Poste Italiane.
Poste, aumento stipendi di 260 euro: la proposta dei sindacati
I sindacati hanno fatto fronte comune e in cima alla lista delle richieste da avanzare per tutelare i 120mila lavoratori di Poste Italiane troviamo l’aumento di stipendio. Nelle prossime ore dovrà passare dagli attivi unitari e poi dalle assemblee dei lavoratori per essere successivamente inviata all’azienda.
Un incremento pari a 260 europer il livello medio di riferimento nel triennio 2024-2026. Raffaele Roscigno, segretario generale Slp Cisl, ha spiegato che l’incremento trova giustificazione nei bilanci consolidati, “nel valore del titolo e nell’alta redditività aziendale”. Per Roscigno è fondamentale sottolineare come l’alto tasso inflattivo da tempo stia penalizzando i salari dei dipendenti e per tale ragione l’incremento è necessario.
Parallelamente agli aumenti salariali, la Cisl chiede che il tema della partecipazione sia centrale in questo rinnovo, affinché “possa affermarsi il protagonismo dei lavoratori all’interno dell’azienda paese”.
Infatti, nel documento sindacale sono presenti due temi strategici. Il primo è la prospettiva di un contratto di riferimento per le aziende nel settore di recapito, la cosiddetta area contrattuale ancora da definire; il secondo è proprio la “partecipazione dei lavoratori, economica, strategica ma anche organizzativa e funzionale alla governance dell’impresa”.
Poste Italiane, orario ridotto e formazione
Ma la “visione” dei sindacati non si ferma a un aumento retributivo, ma si addentra nella quotidianità dei dipendenti, con l’obiettivo di andar a migliorare la qualità della loro vita.
L’evoluzione tecnologica richiede alle aziende di aggiornare il sistema classificatorio degli inquadramenti e anticipare l’evoluzione dei profili professionali necessari. I sindacati incoraggiano a sfruttare la trasformazione digitale per sperimentare modelli organizzativi che prevedano la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, anticipando “gli effetti dell’evoluzione tecnologica sui livelli occupazionali”.
Dato poi il contesto di continua evoluzione delle competenze necessarie in tutti gli ambiti aziendali, secondo i sindacati sarebbe opportuno che l’azienda prevedesse ore di formazione durante l’orario di lavoro.
Poste Italiane, i sindacati: no alla privatizzazione
Un punto essenziale negli schemi dei sindacati per il rinnovo del contratto è quella di dire solidamente “no” alla privatizzazione.
A prendere parola in tale ambito per primo è stato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra che ha chiesto al Governo Meloni un “confronto urgente” su questo tema, per evitare dismissioni e svendite.
Mettere sul mercato questa azienda che funziona bene, che ha un ruolo pubblico importante facendo entrare presumibilmente fondi esteri rischia di comprometterne la funzione sociale nonché l’unicità.
Accanto alla questione della privatizzazione, c’è anche la trasformazione digitale che a sua volte pone delle sfide ragguardevoli, specialmente in merito all’intelligenza artificiale.
Stando ai sindacati sarebbe opportuno creare tempestivamente un organismo bilaterale su questi temi. La formazione di una cabina di regia consentirebbe, secondo i sindacati, di valutare costantemente l’influenza della tecnologia, al fine si favorire in maniera equa ed equilibrata uno sviluppo orientato alla persona.
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