Sterlina: la minaccia hard Brexit porta ai minimi da settembre

Marco Ciotola

6 Agosto 2018 - 14:56

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La sterlina fa registrare il minimo di 11 mesi contro il dollaro sulla scia delle dichiarazioni di Mark Carney e Liam Fox, che prefigurano una Brexit senza accordo europeo

Sterlina: la minaccia hard Brexit porta ai minimi da settembre

La sterlina è scesa a un nuovo minimo di undici mesi contro il dollaro.
Il movimento al ribasso è da imputare al timore che la Gran Bretagna possa lasciare l’Unione europea il prossimo anno senza nessun accordo commerciale, facendo sì che si porti avanti la cosiddetta hard Brexit, che potrebbe danneggiare seriamente le prospettive di crescita della quinta maggiore economia del mondo.

Il cambio Sterlina/Dollaro ha segnato il suo minimo di 11 mesi a 1,2956 e al momento fa registrare un ribasso dello 0,54% a quota 1,296.

Crollo sterlina: pesano le dichiarazioni di Carney e Fox

Le origini del forte movimento al ribasso vanno ricercate nelle recenti dichiarazioni del segretario al commercio del Regno Unito, Liam Fox, il quale ha affermato che l’intransigenza dell’UE sta spingendo il Paese verso una cosiddetta hard Brexit, per via di una “ossessione teologica” verso le regole del blocco sulla libertà di capitale.

Osservazioni che seguono di poche ore l’avvertimento del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, che ha prefigurato il rischio di una Brexit senza accordo “sfortunatamente molto alto a questo punto”, esortando tutte le parti a fare il possibile per evitare la circostanza.

I suoi commenti, tuttavia, sono arrivati ​​appena 24 ore dopo la conferma che la banca centrale avrebbe alzato il tasso di prestito allo 0,75%, solo il secondo rialzo dalla crisi finanziaria del 2008, seguito dall’osservazione che le famiglie britanniche sono state “resilienti” alle notizie sulla Brexit:

“Le preoccupazioni potrebbero essere molte in una Brexit senza accordi, che è ancora una possibilità relativamente improbabile, ma resta una possibilità”.

La Gran Bretagna ha proposto un accordo a Bruxelles che include la libera circolazione delle merci e un ampio allineamento sul fronte regole sui servizi, ma si è fermamente rifiutata di permettere la libertà di movimento sul proprio territorio, insistendo sul fatto che il referendum di giugno 2016 non rappresentava altro che una richiesta di “riprendere il controllo dei confini del Paese”:

Secondo Fox il governo britannico ha stabilito le basi su cui un accordo può nascere, ma se l’UE decide che “l’ossessione teologica” dei non eletti deve avere la priorità sul benessere economico dei cittadini europei, allora si viene a definire “una Brexit dei burocrati” - non una Brexit popolare - e quindi potrà esserci un solo risultato.

Se la Gran Bretagna dovesse uscire dall’UE senza un accordo su misura, tornerebbe a commerciare con il blocco - così come con tutte le altre principali economie del mondo - secondo le regole e le tariffe dell’OMC.

Ore le prossime mosse della sterlina potrebbero riflettere l’indebolimento delle prospettive di crescita della quinta economia mondiale, in particolare nel settore manifatturiero, dove il sentiment è sceso al livello più basso in due anni il mese scorso, secondo i dati PMI di IHS Markit. L’economia britannica, tuttavia, è molto più alimentata dai servizi e dalla spesa dei consumatori, e la crescita dei salari, insieme al rallentamento dell’inflazione, suggerisce anche piccoli segnali di accelerazione.

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