Stellantis annuncia 1.000 esuberi in Italia: stop alla gigafactory di Termoli, sindacati sul piede di guerra e rischio crisi per la filiera automotive.
Stellantis ha annunciato una nuova ondata di esuberi che coinvolgerà oltre 1.000 lavoratori in Italia con tagli significativi negli stabilimenti di Termoli, Melfi, Pomigliano d’Arco e Pratola Serra.
Solo a Termoli sono previsti 200 esuberi tramite uscite volontarie incentivate, mentre a Melfi la riduzione toccherà quota 500, pari a quasi il 10% dell’organico. A questi si sommano amche i 300 tagli a Pomigliano e i 50 a Pratola Serra, alimentando la crescente incertezza per il futuro industriale del gruppo nel Paese.
Le uscite saranno accompagnate da pacchetti economici e, per alcuni lavoratori, dall’accesso alla Naspi, ma la prospettiva di rilancio promessa dal “Piano Italia” di Stellantis appare sempre più lontana.
Oltre 1.000 esuberi in Italia: Stellantis accelera la ristrutturazione
Il sito di Termoli, storico polo produttivo di motori e cambi, si trova in uno stato di stallo: l’investimento per la realizzazione della gigafactory di batterie, annunciato in pompa magna nel 2023, è stato sospeso e rinviato almeno alla fine del 2025, senza alcuna certezza sulla sua effettiva realizzazione.
Nel frattempo, la produzione di motori Fire sta per esaurirsi e il nuovo cambio elettrico a doppia frizione (EDCT), che dovrebbe impiegare circa 300 lavoratori, non basta a compensare il calo occupazionale. Il gruppo, infatti, ha già avviato la costruzione di una gigafactory in Spagna, a Saragozza, con un investimento da 4,1 miliardi di euro, lasciando il Molise in attesa di risposte concrete.
Questa situazione ha alimentato la frustrazione tra i lavoratori e i sindacati, che denunciano un crescente ricorso alla cassa integrazione e la mancanza di investimenti strutturali. Dal 2015, secondo la Fiom-Cgil, sono andati persi oltre 16.000 posti di lavoro nel gruppo e il rischio è quello di un progressivo svuotamento degli stabilimenti italiani.
Sindacati all’attacco: “Emergenza nazionale, serve un vero piano industriale”
La risposta delle organizzazioni sindacali è stata infatti dura e immediata: la stessa Fiom-Cgil si è rifiutata di firmare l’accordo sugli esuberi a Melfi, denunciando l’assenza di un piano industriale credibile e la mancanza di ricambio generazionale. I sindacati chiedono con urgenza un incontro a Palazzo Chigi con il governo e il vertice di Stellantis per aprire un tavolo di confronto che garantisca il futuro occupazionale e produttivo del settore automotive nazionale.
Nonostante Stellantis ribadisca la posizione del Paese nelle sue strategie e abbia presentato al governo un piano di rilancio a dicembre scorso, i benefici di queste misure non sembrano essere visibili.
Secondo Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil, e Maurizio Oreggia, coordinatore nazionale automotive, “la centralità dell’Italia non si dimostra svuotando gli stabilimenti”.
La preoccupazione è che senza nuovi modelli di massa e investimenti certi, l’intera filiera rischi di implodere, con ripercussioni anche sulle aziende della componentistica e sull’indotto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA