Stalking occupazionale, cos’è, come difendersi e differenze con mobbing

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25 Luglio 2025 - 17:00

Lo stalking lavorativo (o stalking psicologico sul lavoro) è un fenomeno distinto dal mobbing: ecco di cosa si tratta e cosa fare per individuarlo e difendersi.

Stalking occupazionale, cos’è, come difendersi e differenze con mobbing

Se è vero che ai rapporti di lavoro si applicano le norme di legge e dei CCNL di riferimento, a garanzia dei diritti del lavoratore e del datore di lavoro ma anche dei doveri che pur valgono per le parti del contratto, non sempre le cose vanno per il verso giusto.

Talvolta, il luogo di lavoro si trasforma in un ambiente in cui un dipendente viene preso di mira per futili motivi, subendo prevaricazioni e vessazioni di vario tipo anche in modo prolungato nel tempo. Si tratta di fenomeni purtroppo non infrequenti: pensiamo, ad esempio, al caso delle molestie persecutorie che impediscono al lavoratore di passare una giornata tranquilla in ufficio, con tutte le conseguenze che ne derivano sul fronte della propria salute ed anche della resa in azienda.

Nel 2023 l’INAIL ha registrato 6.813 casi di molestie e aggressioni sul posto di lavoro, un dato in crescita dell’8,6% rispetto al 2022, con un’impennata del 14,6% per le donne rispetto al 3,8 % per gli uomini.

Queste cifre evidenziano come comportamenti persecutori sul posto di lavoro non siano casi isolati, ma un fenomeno crescente e preoccupante. In particolare, lo stalking occupazionale rappresenta una forma grave di violenza psicologica: comportamenti ripetuti che causano ansia, paura, alterazione delle abitudini di vita, e che non rientrano nell’ambito del semplice conflitto professionale. Si tratta di atti persecutori puniti dall’art. 612‑bis del codice penale, quando l’origine del danno deriva dal rapporto lavorativo ma travalica nell’ambito personale della vittima.

Il distacco tra consapevolezza del fenomeno e il riconoscimento concreto dei casi di stalking occupazionale evidenzia la necessità di maggiore informazione e tutela.

Cos’è lo stalking sul lavoro (o stalking occupazionale)

Lo stalking occupazionale è una specifica forma di stalking che nasce in ambiente lavorativo ma prosegue nella vita privata della vittima. Può derivare da situazioni di conflitto non manifestate o preesistenti a episodi di mobbing, oppure essere una prosecuzione aggressiva successiva a tentativi falliti di marginalizzazione.

Il fenomeno si caratterizza per:

  • condotte reiterate di minaccia o molestie (ad es. diffamazioni, intimidazioni, email insistenti);
  • effetti psicologici sulla vittima: ansia grave, cambiamento di abitudini (es. evitare contatti extra-lavorativi, cambiare tragitto casa-lavoro) o timore per la propria incolumità o quella di un familiare.

Secondo lo psicologo Harald  Ege, lo stalking occupazionale spesso opera come strategia aggiuntiva al mobbing, mirata a costringere la vittima alle dimissioni o a rinunciare a un diritto professionale.

Diversamente dal mobbing, lo stalking occupazionale ha un impatto psicosociale che travalica il solo ambiente lavorativo, raggiungendo la sfera privata con atti persecutori protratti nel tempo. Può includere pedinamenti, invii di messaggi anche fuori orario, telefonate continue, voci diffamatorie, con lo scopo di intimidire e destabilizzare emotivamente la vittima.

Il reato di stalking lavorativo: cosa dice la legge in Italia

Nel linguaggio giuridico e psicologico, lo stalking occupazionale rientra negli «atti persecutori» previsti, come detto, dall’art. 612‑bis del Codice Penale, sebbene non esista una disciplina specifica dedicata. Tale articolo punisce chi pone in essere condotte persecutorie reiterate che causano nella vittima almeno uno tra: ansia grave, alterazione delle abitudini di vita o timore per l’incolumità propria o altrui.

La Cassazione ha avuto un ruolo centrale nell’affermare che alcuni casi di mobbing reiterato, se idonei a generare uno stato di ansia o timore persistente, possono essere riconducibili allo stalking occupazionale: ciò è avvenuto in particolare con la sentenza n. 32770 del 21 agosto 2024, che ha sancito una svolta interpretativa significativa

E, poi, va detto che negli anni le interpretazioni delle norme e la loro attuazione è evoluta. Prima, in base all’art. 572 c.p. sui maltrattamenti, la Suprema Corte applicava la norma solo se il rapporto lavorativo era caratterizzato da familiarità (famigliare o para‑familiare) tra le parti. Dopo il 2020, invece, la Sezione V della Cassazione ha consolidato l’applicabilità dell’art. 612‑bis anche in ambienti lavorativi, superando l’interpretazione restrittiva precedente.

Pertanto, oggi, se un datore di lavoro o un collega compie atti persecutori ripetuti tali da produrre effetti psicologici duraturi, la condotta può essere perseguibile ai sensi dello stalking, con pene da 1 a 6 anni di reclusione, ammonimenti e misure cautelari (divieto di avvicinamento).

Oltre al profilo penale, è possibile chiedere il risarcimento civile per danni morali, psicologici o alla salute, oltre a richiedere provvedimenti amministrativi e disciplinari all’interno dell’azienda o attraverso i sindacati.

Differenza tra stalking e mobbing sul lavoro

In larga parte ne abbiamo già parlato. Il mobbing è una strategia sistematica di isolamento e demotivazione nel contesto lavorativo: sottrazione d’incarichi, demansionamenti, rimproveri pubblici o privati, esclusione sociale sul posto di lavoro. Il bossing, il mobbing orizzontale e ascendente riflettono le dinamiche di potere tra datore, colleghi, superiori.

Invece, lo stalking occupazionale travalica la sfera aziendale: è costituito da azioni persecutorie reiterate che colpiscono il dipendente anche fuori dall’orario e ambiente di lavoro, causando ansia, disturbi psicofisici o modifiche comportamentali per evitare il persecutore.

In pratica il mobbing “degenera” in stalking quando diventa attacco alla sfera emotiva e privata della vittima.

Dal punto di vista degli esiti sanitari, il mobbing produce principalmente sintomi ansioso‑depressivi, stress lavoro-correlato, disturbi dell’adattamento e talvolta PTSD; lo stalking aumenta il rischio di paura persistente, alterazione delle abitudini personali, isolamento sociale.

Come difendersi dallo stalking lavorativo?

Documentazione delle condotte persecutorie

  • Registra tutto: email, messaggi, chat, verbalisi di molestie o minacce, testimoni, eventuali pedinamenti o chiamate fuori orario. Essere sistematici nella raccolta delle prove è cruciale.

Interventi interni

  • Segnala la situazione all’ufficio risorse umane, al rappresentante sindacale o a eventuali comitati aziendali per la prevenzione delle violenze. La sensibilità aziendale può far partire indagini o percorsi di conciliazione interna, anche prima di attivare la via penale. Molte aziende hanno codici etici o regolamenti interni che disciplinano i comportamenti sul lavoro e prevedono sanzioni disciplinari.

Denuncia penale e consulenza legale

  • Lo stalking occupazionale è perseguito penalmente: puoi sporgere querela entro 6 mesi dalla conoscenza del fatto. Anche se non è obbligatoria la presenza di un avvocato, è consigliabile rivolgersi a un penalista esperto in atti persecutori o diritto del lavoro. Il legale può aiutare a formulare la denuncia in modo chiaro, indicando la natura ripetuta delle condotte e gli effetti sulla vittima. È possibile chiedere anche il risarcimento civile per danni morali o alla salute.

Misure cautelari e provvedimenti del giudice

  • Dopo la querela, il giudice può emettere misure cautelari quali divieto di avvicinamento, ammonimento obbligatorio, o sospensione preventiva del responsabile.
  • In parallelo, si può attivare un contenzioso civile per il risarcimento dei danni, supportandosi con perizie mediche (psicologhe, psichiatriche) e relazioni professionali sul contesto lavorativo.

Supporto psicologico e sindacale

  • Essenziale è il supporto psicologico, spesso disponibile tramite centri antiviolenza o servizi di consulenza aziendale. Anche i sindacati offrono consulenza legale e sostegno emotivo. Gli studi mostrano che molte vittime di stalking non denunciano per paura di perdere il lavoro o di non essere credute.

Prevenzione e formazione

  • Le imprese devono promuovere formazione su molestie, molestie sessuali, mobbing e stalking, sensibilizzando il personale su comportamenti inaccettabili. È utile predisporre procedure interne per segnalazioni riservate e gestione delle emergenze.

Strategie personali di tutela

  • Evita contatti personali con lo stalker (messaggi, interazioni dirette). Se vivi ansia persistente, consulta uno psicologo. Se cambiare le abitudini diventa necessario per proteggerti, fallo documentando anche questi cambiamenti nel confronto con operatori legali.

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