L’imprenditrice e stilista Elisabetta Franchi a processo per stalking. Perseguitava una consulente

Giorgia Paccione

24 Luglio 2025 - 13:08

La stilista dovrà comparire davanti al giudice con l’accusa di stalking per presunti comportamenti persecutori nei confronti della sua ex consulente finanziaria, sfociati in una shitstorm sui social.

L’imprenditrice e stilista Elisabetta Franchi a processo per stalking. Perseguitava una consulente

Si aprirà il prossimo 3 ottobre per l’udienza preliminare davanti al giudice il delicato procedimento che vede coinvolta Elisabetta Franchi, imprenditrice e stilista di fama internazionale, chiamata a rispondere dell’accusa di stalking nei confronti di una ex amica e consulente finanziaria, oggi broker per una banca. L’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile, coordinata dal pubblico ministero Luca Venturi, parte da una vicenda che intreccia rapporti personali e professionali.

Secondo quanto ricostruito dall’accusa, infatti, la frattura tra le due donne sarebbe sorta a seguito del sospetto, nutrito dalla stilista, che la consulente avesse avuto in passato un breve flirt con il suo compagno dell’epoca. Da questa convinzione, affermano gli inquirenti, sarebbe nata una serie di condotte messe in atto dalla stilista, con il chiaro intento di screditare e danneggiare la reputazione della ex amica e collaboratrice.

I comportamenti oggetto di indagine avrebbero avuto ripercussioni pesanti sulle abitudini e la serenità della presunta vittima, tanto da costringerla, come lei stessa ha dichiarato, a cambiare le proprie routine di vita per il timore e l’ansia generati dalle molestie ricevute.

Elisabetta Franchi accusata di stalking: dalla gelosia personale alla shitstorm pubblica

Al centro delle contestazioni, tra gli episodi che la Procura considera più gravi, vi è la pubblicazione di un post da parte di Elisabetta Franchi sul proprio profilo Instagram. Nel post la stilista alludeva a un presunto tradimento, con toni aspri e riferimenti che, pur senza mai fare nomi, avrebbero consentito ai follower di identificare con facilità la persona oggetto della polemica.

La frase incriminata, secondo quanto riportato dagli atti, sarebbe stata:

Hai mai vissuto l’incubo di scoprire che la tua migliore amica, quella persona di cui ti fidavi ciecamente, non solo ti ha tradita, ma lo ha fatto nel modo più ignobile possibile?

L’effetto del post, secondo l’accusa, è stato l’innescarsi di una vera e propria shitstorm, una raffica di commenti e attacchi denigratori da parte dei seguaci della stilista, che hanno individuato la presunta destinataria, spesso utilizzando soprannomi offensivi e insultandola pubblicamente nei commenti.

La donna, oggi libera professionista e broker, assistita dall’avvocato Chiara Rinaldi, ha formalizzato una denuncia, in cui mette nero su bianco l’ansia e la paura causate dalle ripetute offese online, sottolineando come tutto ciò abbia inciso sulla sua capacità di svolgere serenamente le sue funzioni quotidiane e sulla qualità della sua vita privata e lavorativa. Nel reclamo si segnala inoltre che le molestie e le minacce sarebbero proseguite anche dopo il post incriminato.

La difesa della stilista e il ruolo pubblico dei social network

Dal canto suo, la stilista respinge fermamente ogni accusa. I suoi avvocati, Paolo Creta e Gianmaria Palminteri, si preparano a sostenere davanti al giudice che il post in questione fosse in realtà un’espressione privata, priva di qualsiasi intento persecutorio. La strategia difensiva mira a sottolineare l’assenza di elementi oggettivi che configurino uno stalking vero e proprio, ponendo l’accento soprattutto sul nesso causale.

Secondo la difesa, infatti, non si potrebbe attribuire direttamente alla stilista la responsabilità delle reazioni innescate dai follower, né vi sarebbe prova di una reiterazione sistematica o di un comportamento direttamente vessatorio nei confronti della presunta vittima.

Un punto centrale del processo sarà dunque la valutazione del ruolo pubblico dei social network e della responsabilità personale di chi pubblica contenuti in relazione ai comportamenti degli utenti che seguono e commentano. Non meno rilevante sarà la decisione sul possibile rinvio a giudizio della stilista bolognese, che la renderebbe parte attiva in un processo vero e proprio, con la possibilità, per la parte offesa, di costituirsi parte civile e chiedere il risarcimento dei danni subiti.

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