Spid addio, c’è la data: l’identità digitale rischia di essere spenta, ecco perché

Giorgia Bonamoneta

17 Febbraio 2023 - 20:58

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Tra pochi mesi Spid potrebbe essere spento. L’identità digitale ha toccato diversi record di utilizzo nel 2022, ma i contratti stanno per scadere e il governo punta alla Cie. Ecco perché.

Spid addio, c’è la data: l’identità digitale rischia di essere spenta, ecco perché

È tempo di dire addio a Spid? I contratti per Spid stanno quasi per scadere, ma non c’è nessun accordo per rinnovarli. I gestori dell’identità digitali di milioni di italiani chiedono chiarezza sul futuro di Spid - chiedono fondi - ma il governo Meloni sembra intenzionato a proseguire la strada dell’identità digitale attraverso il sistema della carta d’identità elettronica (Cie). L’identità digitale Spid rischia di essere quindi spenta perché, se scadono le concessioni, potrebbe smettere di esistere sotto il peso della sua stessa gestione.

Il 23 aprile 2023 scadono le concessioni per il sistema pubblico di identità digitale italiano, attualmente in uso da 33 milioni di persone per accedere ogni giorno ad amministrazioni pubbliche. Prima che questo avvenga è stato però indetto un incontro il 20 febbraio con l’Agenzia per l’Italia digitale (Agid) che dovrebbe affrontare proprio il tema del futuro Spid. Per chi possiede Spid il cambiamento più radicale potrebbe essere il passaggio dalla gratuità del sistema, al pagamento di una somma di gestione. Infatti al momento Spid è un servizio gratuito, ma con la fine del contratto questo potrebbe cambiare

Il futuro di Spid non è sicuro, anche se la maggior parte degli ingressi ai servizi pubblici online avviene proprio attraverso questo servizio. Ecco cosa potrebbe cambiare e perché.

Spid: 2022 da record, ma non basta

Il 2022 è stato un anno da record per Spid. Agid ha confermato che solo nel 2022 ci sono stati 6 nuovi milioni di profili attivati, per un totale di 33,5 milioni di profili Spid. Questi corrispondono al 90% degli accessi ai servizi pubblici (circa 1 miliardo).

Nel 2023 le convenzioni ai gestori di Spid, tra cui Aruba, Intesa, Poste Italiane (con una fetta dell’81,4% dei profili Spid rilasciati) e Tim non sono state ancora rinnovate e potrebbero non essere rinnovate. Il 23 aprile 2023 questi scadranno e renderanno il futuro di Spid del tutto incerto. Agid è però a lavoro per il rinnovo delle convenzioni, con una rinnovata riunione il 20 febbraio in seguito a quella del 13 febbraio che non ha risolto nulla. Il problema? La sostenibilità del sistema Spid, cioè i costi che i gestori devono sostenere e come fronteggiarli.

La direttrice dell’osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, Giorgia Dragoni, ha commentato che spegnere Spid sarebbe un errore, perché è uno strumento che funziona e rappresenta uno dei maggiori successi dei sistemi di identità digitale nazionali nel panorama non solo italiano, ma anche europeo.

Il governo Meloni vuole abbandonare Spid in favore di Cie

Sono in molti a pensare che la rinuncia a Spid sia un errore, tutti tranne il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti che non ha fatto mistero di voler puntare sulla carta d’identità elettronica (Cie) al posto Spid. In teoria si potrebbe far migrare tutti i profili da uno all’altro sistema, ma non sono stati ancora pensati i modi e soprattutto i tempi.

Anche perché in parallelo l’Unione Europea sta progettando un sistema d’identità digitale, simile a Spid e che Spid potrebbe veicolare, facendo collaborare i due sistemi.

Secondo il governo Meloni però non ha senso fare concorrenza tra Spid e Cie e mantenere entrambi servizi; avrebbe molto più senso far fluire tutti gli utenti di Spid nella carta d’identità elettronica, comunque obbligatoria allo scadere di quella cartacea. Secondo gli esperti del settore delle identità digitali però la convivenza, cioè la coesistenza e il lavoro in sinergia tra Spid e Cie è invece essenziale per rispondere alle diverse esigenze di gruppi di cittadini che hanno competenze digitali diverse.

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