La Spagna vuole ridurre per legge la settimana lavorativa, ma un altro Paese fa ancora meglio

Luna Luciano

18 Maggio 2025 - 11:47

La Spagna punta a ridurre per legge l’orario settimanale a 37,5 ore. Ma in Europa c’è un Paese che ha già fatto di più: ecco chi è e perché potrebbe essere un modello da seguire.

La Spagna vuole ridurre per legge la settimana lavorativa, ma un altro Paese fa ancora meglio

La Spagna vuole ridurre per legge la settimana lavorativa, diventando il Paese con l’orario lavorativo più breve.

La proposta, avanzata dal Ministero del Lavoro, prevede una nuova soglia legale di 37,5 ore settimanali. Se il Parlamento spagnolo approverà questa riforma, il Paese farà un passo importante verso una maggiore flessibilità lavorativa, distinguendosi nel contesto europeo per l’attenzione al benessere dei lavoratori.

La misura nasce in un momento di rinnovata attenzione verso l’equilibrio tra vita personale e professionale, un tema che, soprattutto dopo la pandemia, ha assunto un’importanza centrale nelle agende politiche. L’idea di lavorare meno ore mantenendo la produttività - o addirittura aumentandola - non è più utopia, ma un esperimento che in diversi Paesi ha già preso piede, con risultati interessanti.

Tuttavia, nonostante l’ambizione spagnola, c’è già un altro Stato membro dell’Unione Europea che da anni ha implementato un orario di lavoro settimanale ancora più “corto”, diventando un riferimento nel dibattito sul futuro del lavoro. Di chi si tratta? E quali vantaggi ha ottenuto?

Qual è il Paese con l’orario di lavoro più breve?

Il Paese europeo con l’orario di lavoro settimanale più breve è la Francia, che dal 2000 ha fissato a 35 ore il limite legale. Questo modello, introdotto per favorire l’occupazione e migliorare la qualità della vita, prevede anche una serie di meccanismi di flessibilità che permettono alle aziende di adattarsi alle esigenze produttive, pur rispettando il limite settimanale. È possibile, ad esempio, superare le 35 ore settimanali attraverso accordi con i sindacati, in cambio di riposi aggiuntivi o compensazioni economiche.

Rispetto alla proposta spagnola delle 37,5 ore, il modello francese appare quindi più avanzato in termini di riduzione del tempo lavorato. Tuttavia, la Spagna si posizionerebbe subito dopo, superando la media europea e differenziandosi dai molti Paesi che mantengono ancora la settimana da 40 ore.

I vantaggi di una settimana lavorativa ridotta non si limitano al benessere individuale. Secondo numerosi studi, la diminuzione dell’orario di lavoro può portare a un miglioramento della produttività, una riduzione dello stress, meno assenteismo e una maggiore motivazione da parte dei lavoratori. Inoltre, può incentivare una distribuzione più equa del lavoro, offrendo maggiori opportunità occupazionali.

La proposta spagnola, se ben strutturata e accompagnata da strumenti di flessibilità e monitoraggio, potrebbe seguire l’esempio francese con successo. Tuttavia, resta fondamentale evitare rigidità eccessive e garantire alle imprese strumenti per adattarsi senza perdere competitività.

Settimana lavorativa ridotta: Paesi a confronto

Oltre a Francia e Spagna, anche altri Paesi europei stanno sperimentando forme di riduzione dell’orario lavorativo, ma con approcci diversi. In Germania e nei Paesi Bassi, ad esempio, la legge stabilisce un massimo di 48 ore settimanali, estendibili fino a 60 ore con straordinari, a condizione che ci sia un’adeguata compensazione in termini di salari e riposi. Questo approccio non riduce l’orario legale, ma consente una gestione flessibile del tempo lavorativo.

In Italia, Portogallo, Grecia, Croazia, Austria e Svezia, il riferimento normativo resta la settimana da 40 ore. Si tratta di una soglia che molti ritengono ormai superata, soprattutto alla luce delle trasformazioni nel mondo del lavoro e delle tecnologie digitali che permettono maggiore efficienza.

Il Belgio ha provato a innovare il modello nel 2022, consentendo alle aziende di concentrare le 38 ore settimanali in soli quattro giorni, lasciando libero il quinto. Tuttavia, questo esperimento non ha dato i risultati sperati: pochi lavoratori hanno scelto di aderire e il governo stesso ha ammesso le difficoltà legate alla sua attuazione. Il problema principale sembra essere l’intensificazione eccessiva del lavoro nei quattro giorni attivi, che può vanificare i benefici attesi.

Ogni Paese, dunque, affronta la questione della settimana lavorativa con strumenti e visioni diverse. Tuttavia, è evidente una tendenza comune: la crescente attenzione al benessere dei lavoratori, alla qualità della vita e a un nuovo equilibrio tra lavoro e tempo libero, elementi che stanno lentamente cambiando il paradigma su cui si è basata la produttività nel XX secolo.

La proposta della Spagna rappresenta un segnale forte e chiaro: è tempo anche in Italia di ripensare il nostro rapporto con il lavoro, soprattutto oggi più che mai che i lavoratori chiedono maggiori diritti. Se implementata con intelligenza, la riduzione dell’orario settimanale può essere un’opportunità per migliorare la salute mentale, l’efficienza e la soddisfazione dei lavoratori, senza penalizzare le imprese.

L’obiettivo comune, dovrebbe essere quello di consentire ai cittadini di raggiungere un giusto equilibrio vita-lavoro, valorizzando il tempo libero senza rinunciare alla produttività. Perché lavorare meno, in molti casi, può significare vivere meglio.

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