Smetteremo mai di comprare petrolio e gas dalla Russia?

Alessandro Nuzzo

1 Novembre 2025 - 14:44

Nonostante le sanzioni, Europa ma anche Cina e India continuano ad acquistare petrolio e gas dalla Russia.

Smetteremo mai di comprare petrolio e gas dalla Russia?

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, la Russia è stata colpita da numerose sanzioni economiche. Tra le più significative figurano quelle sull’esportazione di gas e petrolio. I Paesi europei hanno ridotto progressivamente gli acquisti e puntano, entro il 2027, a interrompere del tutto la propria dipendenza energetica da Mosca.

Donald Trump, da quando è tornato alla Casa Bianca, si è posto l’obiettivo di porre fine al conflitto in Ucraina. In un primo momento ha tentato la via diplomatica, incontrando Vladimir Putin, ma senza risultati concreti. Ora sta cercando di convincere la comunità internazionale a smettere di acquistare combustibili fossili dalla Russia. In questo modo infliggerebbe a Mosca un grave danno economico, impedendole di finanziare ulteriormente la guerra. Tuttavia, la decisione di Trump ha un duplice fine: mettere fine al conflitto e, allo stesso tempo, favorire gli interessi economici degli Stati Uniti, che sono tra i principali esportatori mondiali di gas e petrolio.

La scorsa settimana il presidente americano ha imposto nuove sanzioni alle due maggiori compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil, nel tentativo di compromettere la capacità del Cremlino di sostenere la propria macchina bellica.

Le misure prevedono che le imprese che continueranno ad acquistare petrolio russo possano essere escluse dal sistema finanziario internazionale basato sul dollaro, un provvedimento volto a scoraggiare qualsiasi forma di sostegno economico a Mosca.

Conseguenze sopratutto per India e Cina

Queste sanzioni potrebbero avere conseguenze gravi sopratutto per India e Cina, che dopo l’invasione russa dell’Ucraina sono diventate i principali importatori di gas e petrolio russi. Nel giro di poche ore, gli effetti delle misure si sono fatti sentire anche sui mercati internazionali: il prezzo del greggio è salito del 6%, mentre sono circolate notizie di un’immediata sospensione delle forniture di petrolio russo verso le principali raffinerie indiane, i maggiori clienti di Mosca, e verso alcune grandi compagnie petrolifere statali cinesi.

Se i Paesi asiatici dovessero davvero bloccare gli approvvigionamenti, per la Russia si profilerebbero effetti devastanti. Tra gennaio e settembre di quest’anno, Cina e India hanno assorbito l’86% delle esportazioni russe di petrolio greggio, compresi i flussi via oleodotto. La perdita di questi mercati significherebbe per Mosca rinunciare a circa 7,4 miliardi di dollari di ricavi mensili, equivalenti a 3,6 miliardi di dollari di gettito fiscale in meno ogni mese per le casse del Cremlino.

Lo scorso mese i ricavi derivanti dalle esportazioni di combustibili fossili russi sono scesi del 4%. Nonostante il calo, restano comunque su livelli elevati.

Per Donald Trump, ridurre il predominio energetico della Russia ha, come detto, un duplice obiettivo: favorire la pace in Ucraina e generare nuovi profitti per gli Stati Uniti.

Dallo scoppio della guerra, Washington è diventata il principale fornitore di gas naturale liquefatto (GNL) all’Europa, coprendo oltre il 55% delle importazioni dell’Unione Europea nel 2024, rispetto a una quota quasi nulla nel 2019.

Con la decisione europea di eliminare completamente le importazioni di gas russo, compreso il GNL, entro il 2027, gli Stati Uniti potranno ampliare ulteriormente la loro presenza nel mercato energetico europeo. Tuttavia, nonostante la riduzione della dipendenza da Mosca, l’Europa continua ancora oggi a finanziare indirettamente il Cremlino, acquistando una parte di petrolio e gas russi attraverso intermediari.

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