La Terza Guerra Mondiale è iniziata oggi, la Siria sarà il mezzo per arrivare all’Iran

Mauro Bottarelli

23 Novembre 2022 - 15:01

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Ankara annuncia l’imminente offensiva di terra, a pochi giorni dal deposito saudita da 5 miliardi alla Banca centrale turca. Mentre l’Ue bolla la Russia come «sponsor del terrorismo» e torna la Jihad

La Terza Guerra Mondiale è iniziata oggi, la Siria sarà il mezzo per arrivare all’Iran

Le parole sono importanti. E non solo nei film di Nanni Moratti. Pesano come pietre. E come pietre possono essere utilizzate sia per costruire case che per distruggere avversari. Dopo mesi di silenzio, questa mattina con un duplice attentato a fermate degli autobus di Gerusalemme, la Jihad islamica sarebbe tornata a far sentire la sua voce contro Israele. Un morto e almeno una ventina di feriti, alcuni gravi.

Contemporaneamente, il presidente turco Recep Erdogan annunciava come l’operazione terrestre in Siria sarebbe imminente e come l’unico discrimine cui Ankara farà riferimento sarà la convenienza strategica. Insomma, la Turchia vuole Kobane. Più in generale, la Turchia sta per invadere la Siria. Apparentemente, a nessuno questa pare una notizia degna di interesse. E, soprattutto, in grado di generare una vera inquietudine.

D’altronde, la Turchia è soggetto geopolitico degno di Zelig e interlocutore tanto fondamentale, quanto prono a voltafaccia interessati senza il minimo preavviso. Né ritegno. Se fino a pochi giorni fa Ankara pareva infatti nuovamente intenta a far pendere l’ago della sua bilancia di alleanze verso la Russia, stante la durissima reazione del governo alle condoglianze inviate dafli Usa per l’attentato a Istanbul, oggi tutto pare cambiato.

Perché destabilizzare nuovamente la Siria equivale a colpire il regime di Bashar al-Assad. E, conseguentemente, gli interessi di Russia, Iran e Cina. Di fatto, un favore strategico che Ankara starebbe per fare proprio agli Usa. Oltre che a Israele e a quel mondo islamico sunnita che vede l’Iran sciita degli ayatollah come il primo, vero nemico da abbattere. Più dell’Occidente, perché ritenuto un infedele dentro casa.

E i curdi? Pronti al martirio. E al nuovo tradimento, poiché la loro storia è fatta di rappresaglie e vendette, compiute e subite. Gli Usa e il loro sostegno proprio alla causa curda? Machiavelli docet: sempre sacrificare un bene minimo a uno massimo, il fine giustifica i mezzi. E colpire Teheran e la sua alleanza con Mosca e Pechino val bene un’altra mattanza di guerriglieri del PKK e di milizie.

E che il quadro sia veramente da Risiko globale che sottende a una Terza Guerra Mondiale in fieri lo dimostra questa notizia, chiaramente passata sotto silenzio:

l’Arabia Saudita starebbe per depositare 5 miliardi di dollari presso la Banca centrale turca, un vero e proprio miracolo finanziario per un governo che tenta disperatamente di stabilizzare la lira e fare i conti con un’inflazione ormai all’80%. Riserve fresche. In dollari. E in grado di comprare tempo, il bene più prezioso.

Ma anche la fedeltà di Ankara al vero piano di destabilizzazione: colpire l’Iran, ora che le manifestazioni di piazza stanno nuovamente infiammando l’interesse dell’opinione pubblica nazionale. E potrebbero garantire un detonatore al vero progetto di agenda nascosta: spingere Teheran all’opzione Tienanmen, un vero e proprio bagno di sangue repressivo che spinga la comunità internazionale a intervenire. Bloccando contestualmente ogni dialogo legato al programma nucleare e inasprendo in maniera draconiana il regime sanzionatorio.

Et voilà, una simile mossa metterebbe in difficoltà non solo e non tanto l’Opec+, bensì la stabilità del progetto di ampliamento dei BRICS. Cui l’Arabia Saudita si è detta interessata, dopo il blitz compiuto al fianco della Russia e in seno al cartello di produttori di greggio per tagliare la produzione ma che subirebbe un drastico stop, in caso l’Iran divenisse la nuova emergenza democratica globale.

Casualmente, ieri il Wall Street Journal pubblicava un report esclusivo in cui dava conto della presunta volontà saudita di cambiare politica e spingere da subito per un aumento dell’output petrolifero di 500.000 barili al giorno. Ciò che Mosca non vuole, alla vigilia dell’introduzione del bando sul suo greggio (5 dicembre) e che invece rappresenta una priorità cerchiata in rosso per la rinvigorita amministrazione Biden.

Infine, l’apporto europeo al quadro di destabilizzazione in progress. Questa mattina, infatti, l’Europarlamento ha approvato una risoluzione che definisce la Russia Stato promotrice del terrorismo, documento che ha ottenuto 494 voti favorevoli, 58 contrari e 44 astensioni.

Nemmeno a dirlo, la portavoce del ministero degli Esteri russo ha immediatamente reagito con durezza, definendo il Parlamento Europeo un’istituzione promotrice dell’idiozia. Ma al netto delle schermaglie, la scelta appare chiare se vista attraverso la controluce del Risiko in atto: quanto votato dal Parlamento Ue fa implicito riferimento sia alla collaborazione fra Teheran e Mosca nella produzione di droni utilizzati in Ucraina, sia in senso più ampio alla partnership militare fra esercito russo e Hezbollan filo-iraniani proprio in Siria.

Insomma, la Terza Guerra Mondiale è iniziata oggi. Se mai verrà realmente proclamata e con quali armi verrà condotta, rappresenta l’esiziale interrogativo che il mondo intero ha di fronte a sé. Una cosa è certa: al prossimo Frankenstein del terrorismo generato dall’Occidente a fini di destabilizzazione del Medio Oriente e poi andato fuori controllo, l’Europa non potrà più fare affidamento sulla forza militare russa. Meglio metterlo in conto da subito. Perché se Erdogan darà seguito alla sua minaccia di invasione, un’escalation di terrorismo è il minimo che dovremo attenderci. Oltre a un’ondata senza precedenti di profughi.

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