Gli italiani sono sempre più poveri. Nella classifica dei Paesi G7 sull’andamento del reddito familiare reale pro capite nel quarto trimestre siamo all’ultimo posto.
Le famiglie italiane sono sempre più povere. Secondo l’ultimo report dell’OCSE, che esamina il reddito familiare reale pro capite di 19 Paesi nel quarto trimestre del 2024, l’Italia registra un calo dello 0,6%, dovuto in parte alla una diminuzione del reddito netto da proprietà e all’aumento dei contributi sociali. Pesa, sullo sfondo, anche il PIL che è cresciuto solo dello 0,1%.
Quella italiana è la peggiore performance dell’indicatore tra i Paesi G7. Nel gruppo il reddito familiare pro capite è salito solo in due Paesi: Regno Unito, con un aumento dell’1,5%, grazie alla miglior retribuzione dei dipendenti e alle prestazioni sociali, e Stati Uniti, con una crescita moderata dello 0,3%.
Brutte notizie anche per la Germania, che registra cali sia del reddito familiare reale pro capite che del PIL reale pro capite (rispettivamente -0,5% e -0,2%).
In media, nei Paesi OCSE il reddito familiare reale pro capite è salito dello 0,5% negli ultimi tre mesi dello scorso anno e dell’1,8% in tutto il 2024. Nel trimestre precedente, la crescita si era attestata allo 0,2%.
Bene invece il Portogallo, che nello scorso anno ha registrato la performance di crescita migliore con un +6,7%, grazie ad un aumento degli stipendi e alla riduzione delle tasse. Ultima della classe l’Australia, con un -1,8%, a causa dei tassi di interesse più alti e un aumento delle imposte.
Perché il reddito delle famiglie italiane scende
Come anticipato, il reddito delle famiglie italiane è diminuito nel quarto trimestre del 2024.
Più nello specifico, ad essere calato è il reddito reale pro capite delle famiglie, indicatore che misura il reddito medio disponibile per ogni componente familiare, corretto per l’inflazione. Tiene conto di stipendi e più in generale di redditi da lavoro, pensioni, rendite (affitti, dividendi, ecc.) e contributi pubblici (es. assegni familiari), al netto delle imposte e dei contributi sociali.
Il calo non è tuttavia attribuibile al PIL pro capite reale, che nello stesso periodo risulta in rialzo dello 0,1%, o al meno non direttamente. La crescita non è stata così solida da compensare la discesa del reddito da proprietà (ovvero le entrate provenienti da affitti, dividenti e interessi) e l’aumento dei contributi versati dalle famiglie a Stato e casse previdenziali.
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