Lo shadow banking che fa tremare il sistema finanziario globale

C. G.

5 Febbraio 2019 - 08:37

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Il rapporto del FSB sullo shadow banking, un sistema da 52 mila miliardi di dollari

Lo shadow banking che fa tremare il sistema finanziario globale

Lo shadow banking preoccupa le autorità di regolamentazione internazionale.

L’ultimo report del Financial Stability Board (FSB) ha alzato il velo sul sistema che sta continuando a prendere piede nel settore finanziario e che vale oggi poco meno di 52 mila miliardi di dollari, il 14% degli asset finanziari di tutto il mondo.
I rischi del sistema, però, sono ormai noti e le autorità sono preoccupate da numeri in costante crescita, soprattutto in determinate economie.

“I soggetti non-bancari stanno diventando attori importanti nelle aree in cui gli istituti di credito tradizionalmente hanno svolto ruoli dominanti”,

ha dichiarato Klaas Knot dal FSB.

Shadow banking: cos’è

Con il termine shadow banking (letteralmente sistema bancario ombra) facciamo riferimento all’insieme di tutti quei mercati, quelle istituzioni e ancora quegli intermediari che erogano servizi bancari senza essere soggetti alla relativa regolamentazione.

Ad evidenziare i rischi sistemici dello shadow banking è stata anche la Consob, che ha elencato, solo per citarne qualcuno:

  1. interdipendenza con il sistema bancario;
  2. forte contagio tra intermediari;
  3. disallineamento rispetto al regime prudenziale proprio delle banche.

Perché preoccupa le autorità

Secondo il report del FSB redatto con riferimento alla fine del 2017, chi non è né una banca centrale, né un’istituzione, né una banca privata, né un’assicurazione né un fondo pensione ma ha svolto ugualmente un’attività bancaria ha gestito $116,6 trilioni (su un totale di 382.000), corrispondenti ad una quota del 30,5% degli asset finanziari globali.

Volendo utilizzare la misura più ristretta del Financial Stability Board, comprendente veicoli di investimento collettivo, le attività dello shadow banking a fine 2017 hanno avuto un valore di 51,6 trilioni di dollari.

Tra i Paesi più esposti alle operazioni di intermediazione non bancarie sicuramente la Cina, l’Irlanda, il Lussemburgo e le Isole Cayman. Due terzi dell’aumento registrato dal 2011 in poi hanno trovato fondamento proprio in questi Paesi.

“Le autorità devono rimanere vigili nell’affrontare i rischi di stabilità finanziaria che emergono dai finanziamenti non bancari attraverso una maggiore raccolta di dati, una migliore analisi del rischio e l’attuazione di adeguate misure politiche”,

ha aggiunto il citato Knot cercando di sottolineare al meglio la necessità di monitorare lo shadow banking da vicino per evitare rischi sistemici che potrebbero mettere a repentaglio la tenuta del sistema finanziario globale.

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