Le sfide globali del G20 in 5 temi

Violetta Silvestri

30/10/2021

01/11/2021 - 10:11

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Il G20 è in corso: quali grandi tematiche sul tavolo delle discussioni? Dalla disuguaglianza all’inquinamento fino al debito in crescita e alla povertà: le sfide del summit in 5 temi.

Le sfide globali del G20 in 5 temi

Il G20 è sotto riflettori: il futuro del mondo passa da questo vertice, giunto in uno dei momenti più complessi e cruciali per il destino dell’umanità.

Le sfide da affrontare sono molte e hanno un peso enorme nel disegnare il futuro globale: pandemia, accesso alle cure ai vaccini, disuguaglianza sociale in crescita, gap nella tecnologia, cambiamenti climatici, debito in aumento, povertà.

Mentre i Capi di Stato e di Governo si interrogano sulla più efficace strada da intraprendere contro la disfatta, i problemi che incorniciano il pianeta si possono sintetizzare in 5 temi, anche se non sono esaustivi.

Il G20, in nome del multilateralismo lanciato da Draghi a inizio lavori, riuscirà a dare risposte credibili alle questioni urgenti?

Il G20 e il mondo: le grandi sfide in 5 temi

Sono tante le emergenze del mondo attuale, tutte bisognose di risposte condivise e veloci.

Sulla base di questa convinzione, il G20 dovrebbe dare indicazioni su almeno 5 urgenze, che portano con sè tante conseguenze.

1.Inquinamento globale

Innanzitutto, il cambiamento climatico e i disastri ambientali che sta provocando: quanto inquina il mondo?

Se si considerano tutti i Paesi del G20, le economie più potenti della Terra, le emissioni di CO2 rilasciate sono l’80% del totale mondiale. Cina e USA guidano la classifica. Ci si chiede: $100 miliardi all’anno fino al 2025 per supportare la transizione energetica basteranno? Proprio il concetto di transizione sta mettendo in crisi i target di Parigi: fino a quando e come finanziare combustibili fossili, quali il carbone, nel bel mezzo della crisi energetica? La sfida è enorme e le nazioni inquinano ancora molto, come nel grafico di OWID:

Quota (%) emissioni annue globali di CO2 Quota (%) emissioni annue globali di CO2

La concentrazione media annua di anidride carbonica nel mondo è oggi a livelli record, frutto anche dello sviluppo galoppante in aree chiave come l’Asia.

Concentrazione media annua CO2 (ppm) nell'atmosfera Concentrazione media annua CO2 (ppm) nell’atmosfera

2. Digital divide

Non è rincuorante il divario attuale tra chi ha accesso alla tecnologia digitale e chi no nel mondo. Combattere la disuguaglianza su questo fronte è cruciale per emancipare davvero il mondo e le giovani generazioni, spingendole verso innovazione, sviluppo, efficienza, benessere.

International Communications Union ha dato alcune indicazioni: meno del 30% delle persone può accedere a Internet in molti Paesi africani come Repubblica Democratica del Congo, Mali, Sudan, Guinea, Zaambia, Etiopia e tanti altri, come Angola, Namibia, Sudafrica toccano appena o superano di poco il 50%.

Numeri troppo esigui, ai quali si aggiungono anche Paesi senza dati disponibili, per poter sperare in uno sviluppo all’avanguardia in queste nazioni, che pure corrono per popolazione e ricchezze disponibili.

Anche l’Asia ha ancora zone d’ombre, come l’India che registra un accesso alla rete al 30-50% della popolazione.

Occhio alle nazioni più sviluppate: il divario non è colmo. L’Italia, per esempio, raggiunge quota 70-85% per la frubilità di internet. Questo significa che ci sono ancora sacche di popolazione senza rete.

3. Povertà in aumento

La pandemia ha riportato i livelli di povertà globali a valori drammatici. La situazione è tornata a peggiorare dopo anni, consegnando un mondo più vulnerabile, frustrato, indebolito.

Le persone che vivono con meno di 1.90 dollari al giorno sono in crescita e dopo il picco di 732 milioni raggiunto nel 2020, nell’anno in corso si è arrivati a 711 milioni. Secondo le proiezioni pre-Covid a fine 2021 sarebbero dovute essere 613 le persone nella povertà.

La sfida all’accesso al lavoro è enorme, così come quelle per salari più equi, sicurezza alimentare, distribuzione della ricchezza in modo equilibrato.

4. Debito pubblico

Il debito pubblico è schizzato in tutto il mondo dinanzi all’emergenza pandemia. La spesa dei Governi per sanità e sosteno all’economia ferma con il Covid è stata enorme e il rischio di una bomba finanziaria in esplosione non è escluso.

La soglia del 100% di debito del PIL globale è stata toccata nel periodo pandemico e i Paesi più poveri, già indeboliti su questo fronte, non hanno grandi prospettive di crescita.

Stati Uniti, Canada, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia sono tra le nazioni con oltre il 100% di debito sul Prodotto Interno Lordo. A pesare sulle casse dello Stato i piani emergenziali per la pandemia. Ma a preoccupare sono anche Paesi come Argentina, Brasile, Angola, Zambia, India, Pakistan, parte del Sud-Est asiatico dove la percentuale è comunque elevata e tra il 75% e oltre il 100%.

Per queste zone del mondo la domanda è se le potenzialità di crescita saranno tali da creare lavoro, sviluppo e quindi ridurre i divari.

Da sottolineare che il G20 ha prorogato pagamento del debito da parte delle nazioni più povere fino alla fine del 2021: troppi i rischi di default. Importante sarà anche il sostegno finanziario alla transizione energetica in questi Stati.

5. Migrazioni

Il tema delle migrazioni sarà sempre più pressante e difficilmente potrà essere archiviato con le chiusure nazionalistiche e contrarie a piani di accoglienza degni di questo nome.

Solo nel 2020 sono stati 281 i milioni di persone scappati dalle proprie case. I migranti diretti verso i Paesi del G20 sono aumentati a colpo d’occhio dal 1990 al 2021, portandosi a una quota di quasi 160 milioni dagli 80 degli anni ’90.

Non solo, guerre, povertà e cambiamenti climatici, con siccità, alluvioni e perdita di raccolto e di possibilità di sviluppo agricolo, hanno spinto sempre più persone a lasciare la terra e stanziarsi in Paesi vicini, anch’essi poveri.

Sono oltre 120 milioni i migranti approdati in Stati non considerati potenti così benestanti a livello economico. Basti pensare che tra i primi Paesi con maggior numero di rifuguati figurano Turchia (dove l’inflazione è ai massimi), Uganda e Libano (in preda a un fallimento).

Il quadro non può che peggiorare senza interventi per la prosperità di tutti. A cominciare dalla distribuzione di vaccini.

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