Settimana corta in Italia: in questa società “pubblica” si lavora meno ore e da casa

Simone Micocci

5 Febbraio 2024 - 11:54

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Settimana corta, svolta in Italia: sperimentazione in un’importante azienda direttamente controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze.

Settimana corta in Italia: in questa società “pubblica” si lavora meno ore e da casa

Il governo Meloni non ha assunto una posizione chiara rispetto alla possibilità che in Italia possa esserci l’introduzione della settimana corta, quindi 4 giorni lavorativi su 7, così da permettere alla persona di avere più tempo libero da dedicare a svaghi, riposo e famiglia.

Dalla presidente del Consiglio c’è stata un’apertura ma ancora non sono stati fatti passi concreti in merito. Tuttavia, va segnalato che proprio in questi giorni per la settimana corta è arrivato il via libera da parte di un’importante azienda partecipata dallo Stato.

Si tratta di Sace, il gruppo assicurativo finanziario italiano di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti e per questo motivo direttamente controllato dal ministero dell’Economia e delle Finanze che è specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale.

Qui è stato firmato l’accordo per l’avvio di una sperimentazione di una nuova organizzazione del lavoro che strizza l’occhio non solo alla settimana corta ma anche allo smart working.

Cosa prevede l’accordo di Sace sulla nuova organizzazione del lavoro

Come spiegato da Alessandra Ricci, amministratrice delegata di Sace, il nuovo piano si colloca nel più ampio percorso di trasformazione culturale che già lo scorso anno è stato avviato con il Piano industriale “Insieme2025.

Una “rivoluzione” possibile grazie ai valori aziendali della “fiducia reciproca, della trasparenza e della responsabilizzazione”. L’obiettivo è chiaro: garantire il benessere del lavoratore e allo stesso tempo rafforzare il senso di appartenenza in azienda: “un sano equilibrio tra la vita personale e quella professionale di tutti i colleghi”.

Ma cosa prevede il nuovo piano, denominato per l’occasione “Flex4Future”? I punti da attenzionare sono diversi, come ad esempio l’addio al cartellino da timbrare per ogni livello di inquadramento. Ma l’aspetto più importante è quello della settimana corta, 4 giorni lavorativi con orario di 36 ore settimanali. Sarà il singolo lavoratore, tra quelli che aderiscono alla sperimentazione, a scegliere il giorno di riposo.

Vi è però una programmazione mensile alla base, variabile per ogni livello di area, e sarà anche possibile alternare con settimane più lunghe da 5 giorni. Insomma, vi è molta flessibilità per il lavoratore il quale può anche valutare se e quando le mansioni non necessitano della presenza in ufficio potendo così lavorare in smart working.

L’attenzione quindi si sposta: non si pensa più al lavoratore come alla persona che deve essere disponibile per un certo numero di giorni e per un certo numero di ore, ma di colui che deve raggiungere determinati risultati. Bisogna guardare alle attività svolte, eliminando i tempi morti in ufficio che limitano la produttività.

Per adesso è solo una sperimentazione

Come anticipato, per il momento si tratta solamente di una fase di sperimentazione: va detto comunque che su un totale di 950 dipendenti oltre il 50% ha manifestato il proprio interesse a prendere parte alla sperimentazione (come confermato da Gianfranco Chimirri, chief people officer di Sace).

Una fase che sarà attentamente monitorata dall’Osservatorio smart working della School of management del Politecnico di Milano il quale avrà il compito di valutare l’impatto di una tale misura.

A tal proposito, Gianfranco Chimirri ha già le idee chiare su dove dovrebbe portare questa misura, in particolare sui vantaggi per l’azienda che diventerebbe più attrattiva. Senza trascurare poi l’aumento della produttività: per quanto c’è chi ritiene che un passaggio a 4 giorni di lavoro a settimana dovrebbe avere effetti negativi sulla produzione, l’effetto dovrebbe essere l’inverso visto che si disporrebbe di dipendenti meno stressati pronti a dare il meglio nelle giornate lavorative.

Il tutto senza trascurare poi l’impatto ambientale, vista la riduzione degli spostamenti. Un aspetto di cui l’Italia ne ha parlato nel Piano nazionale per l’Energia e il Clima inviato all’Europa, dove viene posto l’accento sulle iniziative da mettere in campo per la riduzione delle emissioni.

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