Scuola: perché gli studenti rischiano di stare più a casa che in classe

Antonio Cosenza

23 Agosto 2020 - 10:46

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Le scuole riapriranno regolarmente il 14 settembre, ma le situazioni che potrebbero portare ad una nuova chiusura sono diverse.

Scuola: perché gli studenti rischiano di stare più a casa che in classe

Le scuole riapriranno regolarmente il 14 settembre: la conferma arriva sia dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, che da quello dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Una buona notizia per i genitori, specialmente per chi lavora: dopo mesi di smart working, congedi e bonus baby sitting, ecco che finalmente le famiglie potranno contare sul supporto delle scuole.

Va detto, però, che ci sono una serie di fattori che ci fanno pensare che nonostante la riapertura delle scuole per gli studenti rischia di essere più il tempo passato a casa che in classe.

Quella attesa per il 14 settembre, infatti, potrebbe essere solamente una riapertura provvisoria, come confermato dall’ANP (Associazione Nazionale Presidi); e non perché già dopo una settimana le scuole resteranno chiuse a causa delle elezioni, ma perché il rischio contagio è ancora elevato e ci sono misure di sicurezza che potrebbero limitare, di molto, il tempo passato dagli studenti in classe.

Riapertura delle scuole: sarà mix tra didattica a distanza e in presenza?

Come prima cosa è bene ricordare che nella scuola secondaria di II grado non viene esclusa la possibilità che le scuole possano adottare una didattica di tipo misto: al fine di ridurre il numero di studenti presenti contemporaneamente in classe, così da rendere più semplice il mantenimento delle distanze, le scuole vengono autorizzate a prevedere una sorta di turnazione.

Quindi gli studenti potrebbero recarsi in classe solamente per alcuni giorni della settimana, mentre negli altri seguirebbero le lezioni da casa.

Niente scuola per tre giorni per chi presenta i sintomi da COVID-19

Altro aspetto che potrebbe limitare la presenza in classe degli studenti è quello che vieta la presenza a coloro che hanno i sintomi da COVID-19. Nelle linee guida del CTS, infatti, si legge che non si potrà andare a scuola per almeno tre giorni al verificarsi dei primi sintomi da COVID-19, ossia in caso di febbre almeno a 37,5 o comunque con una tosse persistente.

Chi si ammala, quindi, non sarà ammesso a scuola per almeno tre giorni: un aspetto che già preoccupa i genitori consapevoli della frequenza in cui insorgono i piccoli malanni stagionali.

Scuola: quarantena di classe in caso di uno studente positivo

E attenzione: perché nel caso in cui uno studente dovesse risultare positivo al COVID-19 ci sarebbe il rischio, confermato dalla Azzolina, di una quarantena di classe.

Tutta la classe, quindi, verrebbe mandata a casa con le lezioni che continueranno con la didattica a distanza. Il ritorno in classe avverrebbe dopo 15 giorni dall’accertamento del primo studente contagiato.

E non è escluso che, in casi di contagi diffusi su più classi, sia l’intera scuola ad andare in quarantena. D’altronde è quanto sta succedendo in queste ore in Germania, dove più di 100 scuole hanno chiuso di nuovo a causa della risalita dei contagi.

COVID-19: rischio di lockdown territoriali

Sempre dalla risalita dei contagi e dall’insorgere di nuovi focolai potrebbe dipendere la decisione da parte del Governo di disporre dei lockdown circoscritti nei territori più colpiti. Una decisione che porterebbe anche alla chiusura delle scuole, per il tempo necessario affinché la situazione possa tornare sotto controllo.

Come possiamo vedere, quindi, le situazioni che potrebbero portare ad una nuova chiusura delle scuole e al ritorno della didattica a distanza sono diverse.

Potenzialmente c’è il rischio che gli studenti, tra una piccola influenza invernale e una quarantena, stiano più a casa che in classe: e c’è già chi lo definisce un anno scolastico “a singhiozzo, con i genitori che sperano il Governo possa introdurre al più presto degli strumenti di supporto per far fronte alle giornate in cui i loro figli non potranno andare a scuola.

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