Salario minimo a 9 euro l’ora in arrivo? I datori di lavoro sono d’accordo

Patrizia Del Pidio

4 Settembre 2023 - 12:55

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Il salario minimo in Italia sta diventando una priorità per poter garantire ai lavoratori un maggior potere di acquisto. Vediamo la proposta dell’opposizione e l’indicazione dell’Europa.

Salario minimo a 9 euro l’ora in arrivo? I datori di lavoro sono d’accordo

Il salario minimo sarà una delle priorità del Cnel ma a promuoverlo sono anche gli stessi imprenditori che affermano che le buste paga vanno difese perché gli stipendi bassi portano a far scendere i consumi. La proposta avanzata dall’opposizione di non permettere nessuna paga oraria sotto i 9 euro l’ora non scandalizza, ma, anzi, viene vista di buon occhio anche da chi dovrebbe sostenere il pagamento.

Garantire paghe più alte ai lavoratori potrebbe, infatti, assicurare una crescita economica e sociale dell’Italia e venire incontro sia alle esigenze dei lavoratori che a quelle di imprenditori e industriali. L’Europa, però, propone una paga base più bassa per l’Italia, dove gli stipendi negli ultimi anni si sono contratti di molto. Vediamo i dettagli e cosa potrebbe cambiare con il salario minimo.

Cos’è il salario minimo?

Intanto iniziamo con lo spiegare cos’è il salario minimo: si tratta della retribuzione base al di sotto della quale non è possibile scendere a prescindere di quella che sia la mansione svolta. In Italia esiste già un salario minimo, anzi più di uno. È stabilito per ciascuna categoria dal contratto nazionale e ogni tipologia di lavoratore, quindi, lo ha diverso, ma non esiste un salario minimo nazionale e generale sotto il quale non è possibile scendere con la retribuzione.

Anche se i minimi contrattati sono definiti dal Ccnl di categoria, va anche ricordato che in Italia dal 2000 qualcosa non va come dovrebbe. Il potere di acquisto del salario minimo contrattuale si è assottigliato con il passare degli anni andando a coinvolgere anche i salari medi che hanno visto le retribuzioni reali scendere a partire dal 2008 con un’intensificarsi del fenomeno nell’ultimo anno causa l’impennata dell’inflazione.

L’Italia ha troppi contratti

Parlare dell’Italia dai mille contratti potrebbe sembrare una figura retorica, ma non lo è. A causa dell’aumentare dei sindacati e delle associazioni di impresa l’Italia oggi ha più di mille contratti e a essere preferiti quelli al ribasso che favoriscono la concorrenza tra le diverse associazioni sindacali che si sono moltiplicate a causa di una mancata attuazione dell’articolo 39 della Costituzione.

Molto spesso i contratti sono rinnovati oltre la scadenza e con aumenti piuttosto scarsi. Proprio per questo nel nostro Paese servirebbe fissare un salario minimo sotto il quale non possono scendere neanche le associazioni e i sindacati nella contrattazione. Basti pensare che su 27 Paesi, in Europa è previsto da ben 22. Solo 5 Paesi non lo hanno ancora attuato e l’Italia, ovviamente, è tra questi.

L’Europa, però, prevede che laddove un Paese abbia una contrattazione che copre almeno l’80% dei dipendenti sia necessario un salario minimo e in Italia la contrattazione supera abbondantemente questa soglia.

L’Europa suggerisce salario minimo a 7,5 euro l’ora

L’opposizione ha avanzato una proposta che prevede un salario minimo di 9 euro l’ora sotto il quale non scendere. L’Europa indica come salario minimo il 60% del salario mediano e questo in Italia porterebbe a un salario minimo di 7,5 euro l’ora. In entrambi i casi si intendono salari lordi e le due soglie sono difficilmente paragonabile visto che poi bisogna considerare anche welfare, tfr, tredicesima e altri benefici previsti come retribuzione in natura. 22 tra gli attuali contratti di categoria in vigore prevedono, in ogni caso, un compenso che è al di sotto dei 9 euro lordi l’ora richiesti dall’opposizione.

I datori di lavoro dicono sì

Gli imprenditori e i manager presenti al forum Ambrosetti si dichiarano d’accordo con la proposta del salario minimo presentata dall’opposizione. Da tenere conto che a questo forum, in ogni caso, partecipano datori di lavoro che gestiscono grandi società con contratti sempre nella norma. Per loro, ovviamente, applicare il salario minimo non avrebbe un impatto troppo pesante.

Questi datori di lavoro, però, guardano anche all’economia del Paese e sanno benissimo che gli stipendi bassi alla fine influenzano tutti perché contraggono i consumi.

L’Italia, come emerge dal grafico del “Global attractiveness index 2023”, elaborato da The European House — Ambrosetti, non ha aumentato di un centesimo i salari medi nell’ultimo trentennio (che, al contrario si è ridotto).

Sicuramente, come sottolinea anche Carlo Calenda, il salario minimo “Non è la panacea di ogni male, ma è una tutela dallo sfruttamento”. Anche Mariangela Marseglia, a capo di Amazon Italia e Spagna fa presente che

Siamo un datore di lavoro responsabile che tratta bene i lavoratori e li paga ben oltre i minimi contrattuali, quindi più del salario minimo. E siamo organizzati con turni che consentono di conciliare al meglio le esigenze private, specie per le donne .

Dice la sua anche il presidente emerito della Brembo ( azienda bergamasca che produce freni per auto commercializzati in quasi ogni parte del mondo) che ribabisce quello che dice da tempo sul salario minimo:

serve, occorre difendere le buste paga di chi prende 1.300-1.500 euro al mese. Oggi grazie alla tecnologia il costo del lavoro incide molto meno di una volta sul valore totale del prodotto finito. Non possiamo ignorare il problema, va anche considerato l’aspetto sociale del problema, affinché non esploda

.

Che sia una generale presa di coscienza da parte dei datori di lavoro, o che sia una’analisi che mira al miglioramento delle condizioni economiche italiane, c’è una grossa sensibilizzazione da parte dei datori di lavoro sul salario minimo che potrebbe portare anche ad un miglioramento della qualità del lavoro.

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