Rivoluzione a Wall Street, stop ai risultati trimestrali. Trump cambia tutto

Claudia Cervi

16 Settembre 2025 - 11:05

Wall Street dice addio alle trimestrali? La proposta di Trump divide i mercati. Ecco le conseguenze per chi investe.

Rivoluzione a Wall Street, stop ai risultati trimestrali. Trump cambia tutto

Wall Street potrebbe presto dire addio alle trimestrali. Con un post su Truth Social il presidente Donald Trump ha chiesto ufficialmente alla SEC di “liberare le aziende dal peso di dover presentare risultati ogni tre mesi” e di passare a report semestrali. Una rivoluzione, se si pensa che negli Stati Uniti la reporting season riesce a muovere miliardi in Borsa in poche ore.

Non sarebbe la prima volta che qualcuno mette in discussione l’utilità delle trimestrali. Già nel 2018 Warren Buffett e Jamie Dimon avevano criticato le previsioni sugli utili a breve termine, accusate di spingere i CEO a “vivere per il trimestre” sacrificando strategia e visione di lungo periodo.

Ma in Europa è già la norma: la direttiva europea 2013/50 ha già tolto l’obbligo per le società UE di pubblicare i report trimestrali, anche se quasi tutte – dalle big del FTSE MIB alle mid-cap di Piazza Affari – continuano a farlo per trasparenza verso gli investitori.

Cosa cambierebbe per i titoli di Wall Street e per gli investitori?

Wall Street senza trimestrali: più libertà o più rischi?

Da decenni la stagione delle trimestrali rappresenta la bussola degli investitori. Ogni tre mesi i conti di Apple, Microsoft, Tesla e delle big di Wall Street finiscono sotto la lente mettendo a nudo i successi e le difficoltà delle aziende. Con la proposta di Trump, il calendario si dimezzerebbe: si passerebbe dai quattro a due momenti all’anno per vedere i numeri ufficiali.
Per le aziende significherebbe meno pressione, meno costi amministrativi, più tempo per pianificare strategie a lungo termine. La mossa è in linea con quanto avviene in Europa, dove già dal 2013 l’obbligo delle trimestrali è stato eliminato, lasciando alle società la facoltà di comunicare i dati se lo ritengono opportuno.

Ma la Borsa americana è diversa. Gli analisti temono che una minore trasparenza possa aumentare la volatilità e a sorprese negative. Nel contesto attuale, per esempio, i mercati sono costantemente nervosi e assetati di informazioni. Aspettare sei mesi per sapere come vanno utili e ricavi di un colosso tecnologico potrebbe diventare un azzardo.

Cosa cambierebbe per investitori e risparmiatori

Per il piccolo investitore la rivoluzione potrebbe avere effetti contrastanti. Da un lato, meno report ridurrebbero la tentazione di fare trading compulsivo, in scia ai risultati, con la possibilità di concentrarsi davvero sul lungo periodo.

ETF azionari, PAC e piani pensionistici non verrebbero stravolti, ma il ritmo delle informazioni cambierebbe. Le correzioni di mercato potrebbero essere più brusche perché basate su dati meno frequenti, aumentando l’importanza della diversificazione.

Gli investitori istituzionali, invece, potrebbero cercare nuove metriche alternative, dai dati di consumo alle spese in conto capitale, per monitorare lo stato di salute delle aziende tra una semestrale e l’altra. Il mercato troverebbe comunque un nuovo equilibrio, come accaduto in Europa.

In definitiva, la proposta di Trump potrebbe segnare l’inizio di una nuova era a Wall Street, meno ossessionata dal “next quarter” e più attenta al lungo periodo. Intanto la SEC, guidata da Paul Atkins, ha confermato di star valutando la proposta, che potrebbe essere approvata con un semplice voto di maggioranza, senza passare dal Congresso.

C’è però un rischio da non sottovalutare: meno aggiornamenti ufficiali potrebbero aprire la strada a speculazioni e fughe di notizie, aumentando l’asimmetria informativa tra grandi investitori e piccoli risparmiatori.

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