Rinnovi contratti 2023, quali stipendi aumenteranno e di quanto

Stefano Rizzuti

19/04/2023

19/04/2023 - 16:57

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Nel 2023 dovranno essere rinnovati diversi contratti nazionali di lavoro: per chi aumenteranno gli stipendi e di quanto?

Rinnovi contratti 2023, quali stipendi aumenteranno e di quanto

Il taglio del cuneo fiscale non basta e i sindacati chiedono a gran voce il rinnovo dei contratti nazionali privati scaduti, per un aumento di stipendio che riguarderebbe milioni di lavoratori italiani. La necessità è quella di far aumentare i salari per fronteggiare l’inflazione record dell’ultimo anno, evitando così un’eccessiva perdita del potere d’acquisto delle famiglie.

Nel 2023 sono diversi i contratti in scadenza o scaduti e in alcuni casi sono già state avviate le trattative per arrivare al più presto a un rinnovo. I sindacati hanno presentato alcune proposte, con richieste di aumento che superano anche i 400 euro mensili lordi. Quali sono le trattative in corso, quali le richieste dei sindacati e per quali contratti si potrebbe arrivare presto a un rinnovo?

Il rinnovo del contratto dei bancari: richiesti 435 euro di aumento

Le sigle del mondo bancario - Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin - hanno presentato la loro piattaforma per il rinnovo del contratto chiedendo un aumento mensile di 435 euro. A questo si affianca una riduzione dell’orario di lavoro da 37 ore e mezzo a 35 settimanali. Ancora, si punta ad avere norme più definite sul telelavoro e lo smart working. La trattativa è in corso, ma non sembra destinata a chiudersi in tempi brevissimi.

Il contratto degli alimentari: aumenti da 300 euro?

Per quanto riguarda il settore degli alimentari, Fai, Flai e Uila hanno chiesto un aumento mensile da 300 euro. Il rinnovo del contratto varrebbe per quattro anni e prevedrebbe, secondo i sindacati, anche la riscrittura di alcune regole per disciplinare il lavoro del futuro. Anche in questo caso si chiede di valutare una riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 a 36 ore.

Il rinnovo del contratto per pelli e ombrelli

Filctem, Femca e Uiltec hanno proposto un rinnovo del contratto del settore pelli e ombrelli con un aumento stipendiale di 220 euro. Il contratto è appena scaduto (a fine marzo) e si punta a un rinnovo per tre anni a partire dal primo aprile. Viene richiesta anche una revisione completa dell’inquadramento lavorativo.

Il contratto per l’occhialeria: chiesto rinnovo da 200 euro

Per il settore dell’occhialeria la richiesta relativa al rinnovo del contratto è di un aumento da 200 euro mensili. A marzo è stato proclamato, per il settore, lo stato di agitazione, contestando le poche aperture arrivate sulla richiesta e ribadendo che le aziende hanno avuto incrementi di fatturato del 24% nel 2021 e 2022. Per ora non ci sono state aperture e i sindacati lamentano soprattutto la distanza sulla gestione degli orari di lavoro e sugli straordinari obbligatori.

Il rinnovo del contratto del commercio

In attesa di aprire le trattative per un rinnovo è il settore delle telecomunicazioni: i sindacati, in stato di agitazione, attendono sviluppi sulla politica industriale da definire per le imprese di questa categoria e poi si inizierà la discussione sul rinnovo. Nel 2023 si dovrà parlare anche del rinnovo del commercio, il settore più rilevante nel privato: conta più di 3 milioni e mezzo di lavoratori.

Per il momento è stato siglato un accordo ponte alla fine dello scorso anno, rinviando il dialogo sul rinnovo. Per ora sono stati previsti aumenti anticipati in busta paga in due tranche (da 200 euro a gennaio e da 150 a marzo) e un’indennità una tantum da 350 euro lordi. Si tratta di anticipi sugli aumenti che verranno stabiliti dal rinnovo. Nel 2023 si dovrebbe discutere anche del rinnovo per il turismo, ma per il momento la trattativa non si è ancora aperta.

Quanto aumenteranno gli stipendi con i rinnovi di contratto

Il rinnovo dei contratti si basa molto spesso sull’Ipca, l’Indice dei prezzi al consumo armonizzato. La previsione per il triennio è di un aumento del 2,6% nel 2023, dell’1,7% nel 2024 e dell’1,7% nel 2025. Per un totale, nel triennio, del 6%. Nel 2022, inoltre, la variazione è stata dell’8,7%, cifra che scende al 4,5% al netto dei beni energetici.

A fronte di questi valori, le richieste di aumento sono state anche più alte in alcuni casi. Anche perché non si basano solo sull’Ipca, ma anche su altri temi come quello della produttività. Per esempio per quanto riguarda i bancari la richiesta di aumento è di 435 euro, ovvero il 14,7% in più: si chiede di tenere conto dell’inflazione, della produttività e della redistribuzione dovuta a una redditività del sistema in crescita, con utili nel 2022 per oltre 14 miliardi.

Anche per il settore alimentare la richiesta di aumento è superiore al 10% già soltanto sui minimi (230 euro in più). A questo vanno aggiunti altri 70 euro sull’incremento aggiuntivo della retribuzione, che “tiene conto dell’andamento del settore alimentare che è più performante rispetto ad altri settori“. L’aumento sarebbe quindi del 13,5%.

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