Riforma pensioni Forze Armate: più tutele per i militari

Antonio Cosenza

10/01/2020

10/01/2020 - 12:36

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Militari, i delegati Co.Ce.R. chiedono più tutele dal punto di vista previdenziale: ecco come potrebbero cambiare le pensioni.

Riforma pensioni Forze Armate: più tutele per i militari

Pensioni Forze Armate: i delegati Co.Ce.R. chiedono l’avvio del tavolo con il quale verrà affrontata l’annosa problematica della previdenza che affligge il personale del comparto Difesa e Sicurezza.

D’altronde il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Generale Enzo Vecciarelli, si sono detti favorevoli all’inizio dei lavori, al termine dei quali si dovrà giungere ad una nuova legge che tuteli la dignità economica previdenziale del personale in divisa. Ai militari che “quotidianamente servono la Patria” va assolutamente scongiurato un futuro ai margini della povertà.

In questo 2020, quindi, bisognerà lavorare - oltre che al rinnovo del contratto - anche ad una riforma delle pensioni per il personale delle Forze Armate; a tal proposito vediamo quali sono le proposte che i delegati Co.Ce.R. metteranno sul tavolo delle trattative.

Riforma pensioni Forze Armate: le proposte del Co.Ce.R.

La prima proposta che il Co.Ce.R. presenterà al Governo è quella che prevede lo spostamento della data di introduzione del sistema contributivo. Nel dettaglio, la data verrebbe spostata al momento di istituzione della previdenza complementare.

Altra novità è quella che riguarda l’incremento del coefficiente di trasformazione utilizzato per il calcolo delle pensioni dei militari, oggi pari al 4,532%.

Il problema è che rispetto al resto dei lavoratori, per i quali il limite ordinamentale è in media pari a 70 anni, per il personale militare questo è di 60 anni. Ai fini previdenziali, quindi, chi è impiegato nelle Forze Armate si vede conteggiare 10 anni in meno di contribuzione; ecco perché viene richiesto di incrementare il coefficiente di trasformazione fino al 6,27% (ossia quanto previsto oggi da un lavoratore con montante contributivo maturato fino all’età di 70 anni), con la possibilità - ad esempio - di “incrementare l’età anagrafica con un numero di anni di supervalutazione e considerare tale età per individuare il coefficiente di trasformazione”.

La terza proposta presentata dal Co.Ce.R. riguarda la defiscalizzazione, nonché il calcolo fuori quota, delle indennità operative, ossia di quei riconoscimenti economici erogati in favore dei militari per dei compiti particolari svolti.

Queste indennità concorrono al montante contributivo ma oggi fanno parte della quota C e per questo contribuiscono solamente al 33%. Con un calcolo fuori quota e quindi una considerazione più vantaggiosa ai fini contributivi, potrebbe esserci un aumento dell’assegno pensionistico che varia dai 100,00€ ai 300,00€ mensili a seconda della persona.

Inoltre, attualmente - come spiegato dai delegati Co.Ce.R. - il sistema pensionistico non prevede alcun incremento per la pensione al termine della posizione di ausiliaria.

Bisognerà intervenire su questa mancanza, rivedendo la posizione ausiliaria ed equiparando il trattamento previdenziale previsto in tal caso con quello del personale in servizio. In tal caso sì che si potrebbe transitare nella riserva, con il relativo trattamento pensionistico definitivo. I vantaggi per il militare sarebbero notevoli: si parla di cinque anni di contribuzione in più e un aumento consequenziale del coefficiente di trasformazione.

Riforma pensioni Forze Armate: le conclusioni del Co.Ce.R.

Concludendo: i delegati Co.Ce.R. ritengono che in primo luogo bisognerà risolvere la questione relativa a “l’approntamento della previdenza complementare come pensata dalla Legge Dini” in quanto solo con questo strumento si potrà evitare che il personale vada, come sta avvenendo già dal 2018, in pensione con una forte penalizzazione.

Inoltre, bisognerà fare chiarezza sul sistema retributivo, differenziando la parte dello stipendio tabellare da quella accessoria, con quest’ultima che dovrebbe essere calcolata tenendo conto dell’anzianità di servizio.

Queste idee dovranno essere comunque sviluppate attraverso uno studio approfondito, con il quale si potranno introdurre proposte fattibili e idonee a garantire i diritti acquisiti.

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