Regime forfettario: cosa fare se si superano i 100mila euro nel 2023

Claudia Cervi

15/12/2022

22/12/2022 - 17:55

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Regime forfettario, il Ddl di Bilancio 2023 prevede nuovi limiti con due soglie a 85mila e a 100mila euro. Cosa fare se si superano nel corso dell’anno? Una guida per professionisti e autonomi.

Regime forfettario: cosa fare se si superano i 100mila euro nel 2023

Il regime forfettario cambia forma con il Disegno di Legge di Bilancio 2023, con la previsione di un nuovo limite per l’accesso e la permanenza nel regime, che passa da 65mila a 85mila euro. Non solo, il Ddl introduce anche una clausola antielusiva, fissata a 100mila euro, che impone la fuoriuscita immediata al suo superamento, anche in corso d’anno.

Ancora nulla di definitivo: l’ultima parola spetta alla Commissione europea che darà il suo parere sulla manovra il 14 dicembre e al Parlamento per l’approvazione definitiva entro fine anno.

Superati questi scogli, dal periodo d’imposta 2023 entreranno in vigore i nuovi limiti che andranno a modificare la norma istitutiva del regime forfettario (legge 190/2014 comma 54, lettera a). Questo permetterà a professionisti e autonomi con partita iva di versare un’imposta sostituiva pari al 15% (o al 5% nei primi cinque anni di attività) fino a 85mila euro di ricavi e compensi.

Molti i dubbi da sciogliere per chi nel corso dell’anno supera questa soglia. E cosa fare se si superano i 100mila euro nel 2023? In questa guida vediamo nel dettaglio come si deve comportare un professionista o un autonomo nel caso di eventuale superamento del limite.

Chi può aderire al regime forfettario nel 2023

Il contribuente con partita iva che nel 2022 supera il limite dei 65mila euro, rimanendo entro gli 85mila di ricavi o compensi, può aderire o rimanere nel regime forfettario.

Per la verifica del limite, si deve tener conto del regime contabile applicato nell’anno di riferimento: per chi già opera in regime di vantaggio, l’ammontare dei ricavi deve essere verificato applicando il criterio di cassa. Al contrario, per le partite iva in contabilità ordinaria la verifica segue il criterio di competenza.

Il passaggio dal regime ordinario a quello forfettario potrebbe tuttavia essere ostacolato dalla presenza delle altre cause ostative previste dalla legge 190/2014:

  • aver sostenuto spese per lavoratori dipendenti o collaboratori superiori a 20mila euro (comma 54, lettera b)
  • avere partecipazioni in società di persone, associazioni, imprese familiari (comma 57, lettera d) o in associazioni professionali di cui all’art. 5 del TUIR ovvero che controllano direttamente o indirettamente una srl o associazioni in partecipazione che svolgono attività economiche riconducibili a quelle esercitate individualmente;
  • aver percepito nell’anno precedente redditi da lavoro dipendente e/o assimilati di importo superiore a 30.000 euro (tranne quando il rapporto di lavoro è cessato);
  • aver percepito ricavi e compensi per più del 50% dall’ex datore di lavoro o soggetto ad esso riconducibile.

Infine, chi decide di passare dal regime ordinario al forfettario già a partire dal 2023, considerando la nuova soglia di 85mila euro di ricavi conseguita nel 2022, deve considerare l’eventuale costo di rettifica dell’Iva, che nel passaggio diventa indetraibile.

Cosa fare al superamento della soglia di 85mila euro

Il contribuente che sta già applicando il regime forfettario e dovesse superare nel corso del 2022 la soglia di 85mila euro, uscirà dal regime agevolato a partire dal 2023.
Se il superamento del limite dovesse avvenire nel corso del 2023, l’uscita dal regime avverrà nel 2024, portando all’applicazione dell’Iva in fattura e versamento delle imposte con le aliquote ordinarie, oltre che alla perdita di altri privilegi contributivi.

In questa eventualità, la variazione del regime fiscale deve essere confermata formalmente in sede di dichiarazione, compilando il rigo VO33 del modello Iva.

Il testo definitivo del Ddl potrebbe però riservare delle sorprese: tra i numerosi emendamenti presentati per correggere la manovra, quello di Italia Viva propone per i contribuenti che applicano il regime forfettario con ricavi fino a 85mila euro l’applicazione di un’imposta opzionale e sostitutiva nei due anni successivi per rendere più graduale il passaggio al regime ordinario.

Cosa fare se si superano i 100mila euro nel 2023

Il Ddl di Bilancio stabilisce l’uscita immediata dal regime agevolato se il contribuente supera i 100mila euro nel corso del 2023. Si tratta di una soglia antievasione, introdotta per scoraggiare chi attualmente sfrutta il meccanismo che consente di sforare la soglia dei 65mila euro senza subire ripercussioni fiscali immediate ma fuoriuscendo dal regime solo l’anno successivo.

L’uscita istantanea dal regime agevolato comporta l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto per tutte le operazioni effettuate dopo il superamento del predetto limite. Per tutto il periodo d’imposta in cui i ricavi o i compensi superano i 100mila euro, il reddito su cui calcolare le imposte è determinato con le modalità ordinarie e devono essere rispettati tutti gli adempimenti fiscali previsti da questo regime.

Anche in questo caso sarà necessario comunicare la variazione con la prima dichiarazione annuale utile: per esempio, se il passaggio al regime ordinario avviene nel 2023 dovrà essere comunicato nel modello Iva 2023.

Resta comunque valida l’opzione della flat tax del 15% sul reddito incrementale -fino a 40mila euro - rispetto al reddito più elevato conseguito nei tre anni precedenti (2020, 2021 e 2022).

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