Stop al reddito di cittadinanza anche per i non occupabili: ecco quali sono le famiglie che rischiano di pagare ingiustamente le colpe d’altri.
“Toglieremo il reddito di cittadinanza ai non occupabili”, aveva dichiarato Giorgia Meloni qualche settimana fa, salvo poi comportarsi diversamente in fase di approvazione della legge di Bilancio 2023.
Perché va detto: la manovra, riducendo il periodo di percezione del reddito di cittadinanza nel 2023 da 12 a 8 mesi andrà a penalizzare anche chi, per una serie di situazioni, al momento non è occupabile, ossia non presenta le caratteristiche che possono portare alla sottoscrizione del patto per il lavoro con il centro per l’impiego.
È il decreto n. 4 del 2019, poi convertito in legge n. 26 del 2019, a porre la differenza tra occupabili e non. Tra i primi figurano tutti i soggetti, di età compresa tra i 18 e i 65 anni (non compiuti), che non rientrando in una casistica di esonero o esclusione devono sottoscrivere il patto per il lavoro con il centro per l’impiego e rispettare una serie di obblighi, quali ad esempio il mettersi a disposizione del Comune, per un massimo di 8 ore a settimana, per lo svolgimento dei lavori di pubblica utilità, oppure accettare un’eventuale offerta di lavoro congrua che gli viene presentata.
A tal proposito, Giorgia Meloni ritiene che sia impensabile che persone che da due o tre anni hanno preso parte a un percorso di ricollocazione non abbiano ancora trovato un lavoro. E per questo motivo ha sentenziato: “Il reddito di cittadinanza non ha funzionato”.
Un discorso che potrebbe essere anche logico, tuttavia va detto che a oggi rischiano di perdere il reddito di cittadinanza persone che quel percorso di ricollocazione non lo hanno mai iniziato, in quanto a loro precluso. Persone che paradossalmente subiranno la riduzione del reddito di cittadinanza da 12 a 8 mesi ma che allo stesso tempo non avranno l’obbligo di prendere parte a un corso di formazione di 6 mesi, altra novità introdotta dalla manovra 2023, o anche di accettare una proposta di lavoro congrua.
Il paradosso della legge di Bilancio: Rdc tolto a chi non deve rispettare gli obblighi imposti dalla normativa
Cosa dice la legge di Bilancio 2023 riguardo al reddito di cittadinanza? Semplicemente che nel 2023 per tutti i nuclei familiari - a eccezione di quelli in cui è presente almeno un minore, un disabile o un over 60 - sono previste al massimo 8 mensilità.
Questo significa che al pagamento dell’ottava mensilità il reddito di cittadinanza decade e non se ne potrà più fare domanda, in quanto nel 2024 la misura verrà completamente abrogata.
Tuttavia, nella suddetta disposizione, non vengono menzionati gli occupabili. Vi è come la presunzione che tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza siano, secondo la definizione data dalla normativa, occupabili. L’unica tutela prevista, infatti, è quella che riguarda i nuclei familiari in cui ci sono dei soggetti fragili, come appunto minori, disabili o ultrasessantenni.
Non ci si interroga, però, sul fatto che in questo modo si potrebbero penalizzare delle famiglie composte da persone che in questi anni non sono state soggette agli obblighi previsti dalla normativa. Se non hanno trovato un lavoro, dunque, è perché non hanno avuto l’obbligo di cercarlo.
Ci riferiamo, in particolare, a quei soggetti che fanno parte delle categorie di esclusi o esonerati dall’obbligo di sottoscrivere il patto per il lavoro con il centro per l’impiego, che quindi la normativa stessa riconosce come “non occupabili”.
Pensiamo, ad esempio, a chi studia all’Università: essendo uno studente non è chiamato alla firma del patto per il lavoro, e quindi non può essere considerato un occupabile. E lo stesso vale per chi sta partecipando a un corso di formazione valido per l’ottenimento di una qualifica professionale, oppure per chi sta prendendo parte a un tirocinio.
Ma anche a chi un lavoro lo ha ma non guadagna a tal punto da uscire dallo stato di povertà. Chi lavora, infatti, non è soggetto al rispetto degli obblighi previsti dalla normativa, e per questo non ha il dovere di sottoscrivere il patto per il lavoro.
E ancora, una persona non disabile, ma che non è nella condizione di salute per poter iniziare a lavorare, può essere esclusa dall’obbligo di ricerca di un lavoro; basta presentare un certificato con cui il medico conferma la presenza di patologie che impediscono un immediato reinserimento nel mercato del lavoro per poter essere esonerati dalla firma del suddetto patto.
Persone, quindi, che in questi anni non hanno cercato un lavoro perché non erano nella condizione per farlo. Ma che presto dovranno rinunciare al reddito di cittadinanza, probabilmente pagando per colpe non loro.
Pensiamo ad esempio a un nucleo familiare in cui c’è un solo componente, il quale sta all’ultimo anno di Università e in questi anni ha potuto contare sul sostegno offerto dal reddito di cittadinanza. A questa persona, nonostante i meriti nell’aver portato a termine un percorso accademico, la misura verrà comunque tolta dopo 8 mesi. Mentre ci sarà chi, pur essendo nella condizione di poter lavorare, non ha mai fatto nulla per riattivarsi ma che avendo un figlio minore nel nucleo familiare sarà al riparo da tagli.
Le altre novità della legge di Bilancio 2023 non si applicano a esonerati ed esclusi
Il paradosso è che le altre tre novità della manovra non si applicano a coloro che risultano esonerati o esclusi dalla firma del patto di lavoro. Nel dettaglio, ci riferiamo a:
- obbligo di partecipare a corsi di formazione o riqualificazione professionale di almeno 6 mesi;
- divieto di rifiutare anche una sola offerta di lavoro congrua;
- obbligo, per i Comuni, di occupare tutti i soggetti occupabili nei lavori di pubblica utilità.
Ebbene, nei suddetti obblighi rientrano solamente gli occupabili, anche quelli che fanno parte di un nucleo familiare in cui ci sono minori, disabili o over 60. Ma non chi studia, ha già un lavoro o comunque non è nella condizione di salute migliore per poter lavorare.
Insomma, non vi è alcun obbligo di prendere parte a un corso di formazione, ma comunque il reddito di cittadinanza verrà tolto - a questo punto non è chiaro per quale motivo visto che è appurato che non ci troviamo di fronte a un furbetto - una volta erogata l’ottava e ultima mensilità.
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