Reddito di cittadinanza: il governo punta il mirino sugli occupabili ma non sa come colpirli

Simone Micocci

3 Aprile 2023 - 13:31

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Reddito di cittadinanza, la stretta del governo non interessa gli occupabili. Il rischio è di punire chi non trova lavoro, salvaguardando invece chi non lavora per scelta.

Reddito di cittadinanza: il governo punta il mirino sugli occupabili ma non sa come colpirli

Il Reddito di cittadinanza - così come qualsiasi altra misura che gli succederà - ha un problema: gli occupabili, ossia quelle persone che essendo nella condizione di poter lavorare preferiscono “stare sul divano” appoggiandosi sul sostegno di Stato.

D’altronde, così come per ogni altro aiuto statale - la stessa colpa, ad esempio, viene additata all’indennità di disoccupazione - si teme che questo possa trasformarsi da sostegno a disincentivo al lavoro. Ed è per questo motivo che il governo Meloni ha annunciato da tempo una stretta al Reddito di cittadinanza che si concretizzerà, o almeno dovrebbe, con il passaggio alla Misura d’inclusione attiva che ne prenderà il posto.

Utilizziamo il condizionale perché a oggi non sembra sia stata individuata una soluzione per punire effettivamente gli occupabili “furbetti”, da distinguere da coloro che pur essendo occupabili ai sensi della normativa non riescono a trovare un lavoro in quanto non risultano appetibili alle aziende.

Si tratta di un problema che sarà importante risolvere se non si vuole che a pagare per conto dei furbetti siano coloro che invece hanno una valida ragione per essere disoccupati. E probabilmente è per questo motivo che la riforma del Reddito di cittadinanza sembra aver subito un rallentamento (il testo doveva arrivare in Consiglio dei ministri per la fine di marzo), in quanto il governo si sta prendendo il tempo necessario per pensare alla migliore soluzione possibile.

Chi sono gli occupabili da colpire

Ai sensi della normativa che ha introdotto il Reddito di cittadinanza - decreto n. 4 del 2019, poi convertito in legge n. 26 del 2019 - gli occupabili sono quei soggetti di età compresa tra i 18 e i 65 anni che non rientrano in una delle casistiche di esonero o esclusione.

Ad esempio, non sono occupabili gli invalidi e le donne in gravidanza, come pure coloro che partecipano a un corso di studi o formazione. Tra i casi di esonero figura anche l’assistenza a un minore di 3 anni, come pure di una persona con grave disabilità.

Tutti gli altri sono invece considerati occupabili e come tali devono prendere parte alle iniziative di orientamento e formazione promossi dai centri per l’impiego, oltre a dover accettare già la prima offerta di lavoro laddove riconosciuta come congrua.

In questi anni i risultati raggiunti non sono stati ottimali visto che gli occupabili che hanno trovato un lavoro grazie al Reddito di cittadinanza sono stati inferiori alle aspettative. E secondo la trattazione del governo Meloni la colpa sarebbe del Reddito di cittadinanza stesso, in quanto la garanzia di un sostegno mensile che in presenza di determinati requisiti può essere riconosciuto per vita natural durante ha rappresentato un disincentivo alla ricerca di un lavoro.

Va detto però che non tutti gli occupabili sono furbetti. Ci sono persone, infatti, che in questi anni hanno provato a cercare un lavoro - con i loro mezzi, non sempre appropriati - ma con scarsi risultati. Persone che per un fattore di età - spesso si tratta di over 50 - non sono particolarmente appetibili alle aziende, anche per la mancanza di titoli di studio (la maggior parte dei beneficiari del Rdc ha la licenza media) e di esperienze professionali pregresse.

Persone che spesso percepiscono un importo di Reddito di cittadinanza inadeguato per vivere (ricordiamo che l’importo medio è di circa 500 euro al mese) che quindi avrebbero tutto l’interesse a trovarsi un lavoro semmai sapessero come fare.

Da non confondere invece con quegli occupabili che in questi anni si sono trovati più volte a rifiutare un’offerta di lavoro - non presentata dal centro per l’impiego e quindi non soggetta a tracciamento - per non perdere il Reddito di cittadinanza. O ancora peggio, chi ha preferito andare a lavorare in nero così da poter cumulare le due prestazioni.

Come il governo vorrebbe colpire “gli occupabili”

Per il momento il governo ha scelto di suddividere la platea dei beneficiari del Rdc in due sottoinsiemi:

  • da una parte i nuclei familiari in cui sono presenti minori, disabili e over 60;
  • dall’altra tutti gli altri.

Già con la legge di Bilancio 2023, infatti, è stato stabilito che per i secondi il Reddito di cittadinanza potrà essere percepito per un massimo di 7 mensilità nel 2023, mentre i secondi ne beneficeranno fino alla fine dell’anno.

Dopodiché ci sarà il passaggio alla nuova Misura d’inclusione attiva (ma il nome potrebbe anche essere un altro), con la quale ci sarà una decurtazione del 25% - oltre a una durata inferiore - per i nuclei in cui non sono presenti minori, disabili e over 60.

Come si può notare, però, questa distinzione non punisce direttamente gli occupabili, ma solo quelli che non fanno parte di un nucleo in cui è presente uno dei suddetti componenti. Anzi, laddove un single non lavori perché si sta formando, ad esempio frequentando l’Università, non sarà comunque al riparo dalla stretta.

Non viene effettuata, come invece sarebbe dovuto essere, la valutazione qualitativa del nucleo familiare, accertando la presenza degli occupabili e differenziando quelli che sono disoccupati per scelta da quelli che invece lo sono perché non hanno trovato un’azienda disposta ad assumerli.

Il tutto indipendentemente da quella che è la composizione del nucleo familiare: perché mai una persona che non vuole lavorare ma ha figli dovrebbe essere meno penalizzata rispetto a chi non riesce a trovare lavoro ma figli non li ha? Vedremo se - e come - il governo riuscirà a risolvere.

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