Reddito di cittadinanza, attenzione a questo dettaglio: fa la differenza tra carcere e innocenza

Simone Micocci

30 Maggio 2023 - 14:38

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Reddito di cittadinanza: non commette reato chi truffa lo Stato perché non conosce la lingua italiana.

Reddito di cittadinanza, attenzione a questo dettaglio: fa la differenza tra carcere e innocenza

Truffare lo Stato per prendere il Reddito di cittadinanza ha delle conseguenze molto gravi: oltre alla decadenza e alla restituzione dell’indebito, infatti, c’è il rischio di essere accusati di reato d’indebita percezione, con tanto di carcere.

Tuttavia, un “dettaglio” potrebbe fare la differenza: perché se da una parte è vero che la legge non ammette ignoranza, dall’altra non si può ritenere colpevole di reato chi non ha i mezzi necessari per comprendere cosa dice la normativa. Per questo motivo il Tribunale di Latina ha prosciolto dall’accusa di reato 18 stranieri che erano indagati per percezione illegittima di Reddito di cittadinanza.

La ragione è chiara: non conoscendo la lingua italiana questi non possono essere giudicati colpevoli di un reato, in quanto non sussiste il dolo, ossia l’intenzione dell’interessato di truffare lo Stato. L’errore è quindi in buona fede e per questo motivo le 18 persone interessate sono state prosciolte dall’accusa di reato.

Reddito di cittadinanza, quando si rischia il carcere

Sono due le circostanze che secondo la normativa che disciplina il Reddito di cittadinanza possono portare al carcere. Nel dettaglio, come specificato dall’articolo 7 del decreto n. 4 del 2019, poi convertito in legge n. 26 del 2019, commettono reato coloro che:

  • al fine di ottenere indebitamente il beneficio rendono o utilizzano dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omettono informazioni dovute. In tal caso la sanzione prevede la reclusione da 2 a 6 anni;
  • omettono di comunicare delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio. Questa fattispecie è punita con la reclusione da 1 a 3 anni.

Bisogna quindi prestare molta attenzione, specialmente quando si presenta domanda: anche un errore commesso per noncuranza, o comunque perché non si conosce la materia in maniera approfondita, potrebbe costare molto caro. A meno che non si dimostri di non avere i mezzi per poter comprendere la normativa e di non aver avuto adeguata assistenza da parte di chi ha svolto il ruolo da intermediario, come ad esempio il caf al quale ci si è rivolti per l’invio della domanda.

Reddito di cittadinanza, il dettaglio che fa la differenza

Il caso di specie riguarda 18 stranieri, di cittadinanza bengalese e nigeriana, accusati di percezione indebita del Reddito di cittadinanza in quanto al momento della domanda hanno dichiarato di essere in possesso del requisito secondo cui il sostegno spetta solamente a coloro che sono residenti in Italia da almeno 10 anni.

Nei fatti, però, questo requisito non risultava soddisfatto: per questo motivo i percettori sono finiti nel mirino degli ispettori Inps i quali - visto che in un anno hanno ottenuto circa 10 mila euro a testa - hanno contestato il reato di percezione indebita del Reddito di cittadinanza.

I giudici del Tribunale di Latina, però, ha accertato che la scarsa conoscenza della lingua italiana ha impedito agli stranieri di non commettere l’errore. Per questo motivo sono stati prosciolti dall’accusa per “ignoranza normativa”, in quanto il reato non sussiste.

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