Reddito alimentare 2023, ecco come funzionerà: intervista a uno degli ideatori

Simone Micocci

12/04/2023

12/04/2023 - 19:06

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Reddito alimentare 2023: il governo ha avviato un tavolo di lavoro con i Ministeri interessati per rendere questo strumento il più adatto possibile alle esigenze di tutti. Ecco come funzionerà.

Reddito alimentare 2023, ecco come funzionerà: intervista a uno degli ideatori

Il Reddito alimentare è una delle novità della legge di Bilancio 2023, misura con un duplice, e importante, obiettivo: da una parte supportare le famiglie che si trovano in una condizione di povertà mettendo loro a disposizione dei prodotti di prima necessità, dall’altra la lotta agli sprechi.

Il funzionamento del Reddito alimentare è molto semplice: consegnare pacchi alimentari realizzati con i prodotti invenduti nella grande distribuzione. Almeno in una prima fase, però, tale misura sarà riservata ai cittadini residenti nelle città metropolitane.

Tuttavia, a oggi il Reddito alimentare non può essere ancora richiesto dal momento che la legge di Bilancio 2023 rimanda a un apposito decreto del ministero - che doveva essere approvato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della manovra - la definizione delle modalità e dei criteri di assegnazione.

A tal proposito, nell’attesa che il Reddito alimentare diventi operativo, possiamo capirne di più del funzionamento grazie a uno dei suoi ideatori, nonché segretario dell’apposito Comitato, Edoardo Manucci, che in esclusiva su Money.it ci ha svelato alcuni importanti dettagli su quella che si preannuncia come una misura del tutto nuova nel panorama italiano.

La legge di Bilancio 2023 ha stanziato le risorse per la sperimentazione del cosiddetto Reddito alimentare, una misura del tutto nuova che servirà a supportare le famiglie in difficoltà economica direttamente con la distribuzione di pacchi alimentari. Può dirci qualcosa in più sul funzionamento della misura?

Lo strumento del Reddito alimentare nasce per far fronte a due emergenze del nostro paese, la povertà e lo spreco alimentare. Basti pensare che in Italia ci sono 5 milioni di persone in povertà assoluta e 230 mila tonnellate di prodotti sprecati ogni anno dal settore della distribuzione.

E il reddito alimentare è uno strumento che permetterà allo Stato di scendere al fianco del Terzo settore (rispettandone ovviamente la sua autonomia ed esperienza), ma delineandosi come un partner strategico capace di colmare la distanza tra disponibilità del mondo del volontariato e bisogno di mezzi e risorse per fronteggiare efficacemente le due emergenze che incalzano la società. Questo perché il Terzo settore nonostante l’eccezionale lavoro già fatto, non ha i mezzi logistici necessari per farsi carico da solo delle due emergenze al fine di risolverle, ma solo per fronteggiarle.

Nel concreto, ai beneficiari del Reddito alimentare verrà assegnato un codice univoco da inserire nell’apposita App (per gli utenti che non hanno a disposizione smartphone o hanno difficoltà a usarlo per motivi di non natività digitale, è prevista la possibilità di delegare l’esercizio del diritto ad altre persone, volontari o membri della famiglia, che tramite la app potranno accedere a quei pacchi usando il codice del beneficiario), che permetterà di prenotare un pacco alimentare (in numero è variabile in base alle condizioni stesse del beneficiario) e andarlo a ritirare in uno dei centri di distribuzione più vicini, così da creare un effetto di prossimità per i beneficiari, dando la possibilità di accedere ai pacchi alimentari senza difficoltà logistiche.

Letto così sembra essere un progetto ambizioso ma che richiederà molto lavoro. Chi si occuperà della raccolta dei prodotti rimasti invenduti, della creazione dei pacchi e della loro distribuzione?

Nell’idea iniziale del Reddito alimentare, a ritirare l’invenduto sono i volontari o i fattorini di un partner logistico scelto dallo Stato. Idealmente il lavoro dei volontari nel ritiro dell’invenduto, nella distribuzione direttamente a casa per gli utenti fragili e nella creazione del pacco alimentare varrebbe come Servizio Civile Universale.

Per il momento la sperimentazione viene prevista nelle sole città metropolitane: per come è ritagliato il programma si adatterebbe bene anche nelle piccole realtà?

Certamente, anzi è proprio da lì che siamo partiti quando prima dell’approvazione in LdB, portavamo lo strumento del Reddito alimentare nei comuni italiani più piccoli passando inizialmente dall’approvazione nei rispettivi consigli comunali e poi iniziando una forma di sperimentazione. Sicuramente il reddito alimentare si adatterebbe bene anche a realtà nazionali più piccole in cui la prossimità tra domanda e offerta è più immediata e la logistica della distribuzione è più semplice da gestire.

Come si colloca nel panorama degli aiuti di Stato? Il Reddito alimentare si considera come complementare oppure sostitutivo di altre prestazioni per il sostegno al reddito, vedi appunto il Reddito di cittadinanza?

Il Reddito alimentare è un diritto, riconosciuto al pari di altri strumenti d’integrazione al reddito alle persone in condizioni di indigenza. A differenza però di altre misure come, ad esempio, il Reddito di cittadinanza, quello alimentare non eroga denaro, bensì alimenti.

Essendo una misura nuova sono diverse le domande che i cittadini potrebbero porsi a riguardo. Ad esempio: i pacchi verranno costruiti con i soli beni alimentari di prima necessità? Saranno dei pacchi standard oppure si potrà tenere conto di particolari preferenze (ad esempio laddove ci fossero delle allergie in famiglia)?

Ogni beneficiario avrà accesso a pacchi alimentari costruiti ad hoc sulle proprie esigenze come, ad esempio, l’avere una famiglia a carico, bambini piccoli nel contesto familiare che quindi necessitano di alimenti specifici o essere allergici a particolari prodotti alimentari.

A oggi però dai ministeri interessati non ci sono notizie rispetto a quando il Reddito alimentare verrà avviato. Sa darci maggiori informazioni a riguardo?

Come saprete siamo in attesa dei decreti attuativi che diano il via libera alla sperimentazione, ciò che è importante in questa fase è la creazione di un tavolo di lavoro con i Ministeri interessati per rendere questo strumento il più adatto possibile alle esigenze di tutti.

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