Il Recovery Fund secondo i «frugali» del Nord: durata di 2 anni e no mutualizzazione

Mario D’Angelo

23/05/2020

23/05/2020 - 15:44

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I Paesi del Nord bocciano la proposta sul Recovery Fund di Germania e Francia

Il Recovery Fund secondo i «frugali» del Nord: durata di 2 anni e no mutualizzazione

È arrivata la controproposta di Austria, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca sul Recovery Fund. Come previsto, si tratta di un approccio basato su “prestiti a condizioni favorevoli” in cambio di “un forte impegno per le riforme” nazionali. Esclusa qualsiasi forma di mutualizzazione del debito.

Strappo del Nord sul Recovery Fund

Il temuto strappo c’è stato. I Paesi del Nord hanno una visione radicalmente diversa sugli aiuti agli Stati in difficoltà causa coronavirus rispetto alla proposta fatta lunedì scorso da Francia e Germania. È quanto emerge dal documento presentato da Austria, Olanda, Svezia e Danimarca.

I sedicenti “4 frugali”, si legge nella copia del documento visionato dall’agenzia di stampa Ansa, non possono concordare con “la creazione di qualsiasi strumento o misure che porti alla mutualizzazione del debito o a significativi aumenti nel bilancio Ue”.

Pur concedendo prestiti “a condizioni favorevoli ai Paesi che più ne hanno bisogno”, secondo i Paesi del Nord bisognerà infatti limitare “il rischio per tutti gli Stati membri”. Il Recovery Fund, nella loro ottica, sarà quindi un “supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi di euro già concordati dal Consiglio europeo”, con Sure, Mes e Bei.

Recovery Fund, prestiti in cambio di riforme

Nel non-paper viene dato molto spazio alla necessità di riforme da parte dei beneficiari che permettano agli Stati membri di essere più preparati per la prossima crisi. Vengono fissati, inoltre, altri paletti: il Fondo d’emergenza sarà uno strumento una tantum con durata massima di due anni.

Il prestito dovrà essere utilizzato per finanziare “ricerca e innovazione”, “maggiore resilienza al settore sanitario” e avviare la rivoluzione “verde” e “digitale”, focus anche del Green Deal di Ursula von der Leyen.

A controllare che il denaro venga speso per tali obiettivi dovrebbero esserci quindi la Corte dei conti europei, l’Ufficio Ue anti-frode (Olaf) e la Procura europea (Eppo).

I quattro frugali concludono il documento ribadendo che l’obiettivo è “fornire attraverso il bilancio pluriennale Ue finanziamenti temporanei e mirati nonché offrire prestiti a condizioni favorevoli a chi è stato colpito duramente dalla crisi.

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