Reato di propaganda fascista: addio saluto romano e magliette del Duce

Vittorio Proietti

4 Luglio 2017 - 16:32

La progapanga fascista e la vendita di oggetti col Duce dovranno terminare: col nuovo reato di propaganda non ci sarà più spazio per la nostalgia di regime. Ecco il nuovo ddl Verini.

Reato di propaganda fascista: addio saluto romano e magliette del Duce

La vendita di magliette del Duce è propaganda fascista e ciò comporterà un reato penale con il ddl 3343/2015 presentato in Parlamento dal relatore PD Verini: si introdurrà il nuovo Art. 293 bis del Codice Penale, che proibirà il saluto romano e la vendita di oggettistica di richiamo al regime.

Il reato di propaganda fascista è tornato sotto l’occhio di tutti a causa dei nuovi mezzi di comunicazione, dove il controllo è più difficile ed il richiamo alle ideologie di regime è continuo. Con l’Art. 293 bis, proposto in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, si darà un taglio al commercio opaco e alla nostalgia.

Contro la propaganda fascista esiste una legge apposita, tuttavia essa non riesce a contrastare il commercio dell’immagine del Duce, né ad impedire il saluto romano. La Corte di Cassazione ha decretato incontrovertibile il collegamento con il fascismo: è apologia, non folklore.

Con il ddl proposto alla Camera dal PD si estenderanno le tutele della democrazia, secondo l’obiettivo del relatore, adeguando la Legge ai tempi e agli strumenti di comunicazione.

Vediamo in cosa consiste il ddl e quali sono le Leggi attualmente in vigore contro la propaganda fascista.

Reato di propaganda fascista: la legge c’era già?

Non propriamente contro la propaganda fascista e nazista esiste una Legge ad hoc che l’attuale ddl presentato dal PD vuole estendere ed amplificare: si tratta della Legge Scelba 645/1965, che introdusse il reato di apologia del fascismo.

L’esigenza di proteggere la nuova repubblica dalle spinte non centriste spinse l’allora governo De Gasperi a promuovere una legge che impedisse il ripristino della propaganda fascista, privando alle forze anti democratiche di entrare in Parlamento.

La Legge sull’apologia del fascismo aveva il chiaro obiettivo di spegnere l’esaltazione del periodo storico passato, non tanto di proibire ai movimenti e partiti non centristi di partecipare al governo del paese.

La situazione odierna presenta forse delle similitudini, ma al problema della nostalgia si aggiunge il commercio di oggettistica e la pubblicità tramite social network e canali informatici, assai duri da combattere.

Il reato di propaganda fascista: con il ddl arriva il carcere

Il reato di propaganda fascista accoglierà non soltanto il ripudio dell’esaltazione del fascismo, ma anche il divieto di vendere oggettistica che rimandi a Duce e nazismo: accendini, magliette e qualsiasi altro ricordo e souvenir di regime saranno banditi.

L’Art. 293 bis del Codice Penale, inoltre, punirà anche chi fa il saluto romano, riprendendo la Sentenza della Corte di Cassazione 37577/2014 che dichiara esclusivo il rapporto tra saluto e propaganda fascista: non si tratta di usanze italiane precedenti al Duce, ma di un chiaro rimando all’ideologia fascista.

La propaganda fascista inoltre beneficia di un commercio spesso opaco con immagini, frasi e motti del Duce o di altri protagonisti dei regimi, che non possono essere puniti con la sola Legge Scelba. L’esigenza di una estensione è perciò chiara, poiché i mezzi informatici sono ingovernabili.

Il reato di propaganda infatti avrà delle aggravanti se commesso tramite web e social media. La sanzione prevista sarà durissima: da 6 mesi di carcere a due anni a chi vende immagini col Duce o altri protagonisti dei regimi.

Attendiamoci proteste accese insomma, ad essere colpiti saranno molti commercianti e non tutti sono dei nostalgici.

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# Reato

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