Un piccolo Stato si prepara a dominare il settore petrolifero offshore: di quale Paese si tratta e quali scoperte sono state fatte?
Un piccolo Paese è destinato a imporsi nel mercato del petrolio offshore: si tratta del Suriname, che potrebbe presto seguire le orme fortunate del vicino Guyana.
La storia offshore della Guyana è iniziata con la scoperta di Liza-1 da parte di ExxonMobil nel 2015, seguita dal primo giacimento di petrolio nel 2019. Oggi, la produzione del blocco Stabroek supera i 660.000 barili al giorno (b/g), con una previsione di superamento di 1,3 milioni di b/g entro il 2027. L’impatto economico è stato profondo. I proventi del greggio hanno finanziato infrastrutture, aumentato i salari del settore pubblico e avviato iniziative di diversificazione.
La stessa fortuna potrebbe ora baciare il Suriname. Geologicamente, questo piccolo Stato condivide lo stesso bacino ricco di idrocarburi della Guyana. L’esplorazione offshore è iniziata più tardi, ma dal 2020 l’attenzione si è concentrata sul Blocco 58, gestito da TotalEnergies e APA Corporation. Il loro progetto Gran Morgu è ora lo sviluppo più avanzato del Suriname, con una decisione finale di investimento confermata alla fine del 2024 e una produzione prevista per il 2028.
Il piccolo Paese latinoamericano potrebbe far parlare di sé nel settore petrolifero per i prossimi anni.
Suriname può diventare ricco grazie al petrolio
Il progetto i Suriname del Gran Morgu produrrà tra 200.000 e 220.000 barili al giorno al picco, con riserve di circa 700 milioni di barili. Staatsolie, la compagnia petrolifera statale, detiene una quota del 20%. Altre prospettive si sono rivelate più impegnative. Nel luglio 2025, Hess ha abbandonato il Blocco 59 in seguito ai precedenti ritiri di ExxonMobil ed Equinor, adducendo rischi esplorativi e incertezza tecnica.
Sebbene il Suriname condivida il più ampio bacino Guyana-Suriname, non tutte le aree beneficiano in egual misura del sistema petrolifero sottostante. Gran Morgu, nel Blocco 58, si trova all’interno del corridoio centrale, dove le strutture delle trappole, la maturità della roccia madre e la tempistica della carica si allineano favorevolmente.
Nonostante il rischio e l’incertezza di alcuni progetti, gli analisti del settore mantengono un cauto ottimismo. Rystad Energy prevede la perforazione di fino a 10 pozzi nel settore offshore del Suriname entro la fine del 2026, e il potenziale dell’intero bacino rimane significativo.
Il Suriname sta attraendo intanto capitali consistenti. TotalEnergies e APA prevedono di investire circa 9-10 miliardi di dollari nello sviluppo di Gran Morgu. Per un Paese con una produzione petrolifera storicamente modesta, le implicazioni sono considerevoli.
Staatsolie ha intrapreso iniziative tempestive per espandere la capacità locale attraverso programmi di formazione e partnership accademiche. Anche TotalEnergies si è impegnata a sostenere lo sviluppo dei fornitori nazionali. Tuttavia, il potenziamento richiesto in termini di ingegneria, logistica e capacità normative non è esattamente banale.
Quale futuro petrolifero?
Le prospettive esplorative del Suriname sono quindi ancora in evoluzione.
Il potenziale delle risorse sottostanti continua a suscitare attenzione. Con un programma di perforazione mirato nei prossimi due anni, ulteriori scoperte potrebbero cambiare la traiettoria del settore upstream del Suriname.
Sebbene sia improbabile che lo Stato raggiunga la Guyana in termini di produzione o di riserve nel breve termine, è sulla buona strada per posizionarsi come produttore regionale competitivo. Gli anni che porteranno al primo petrolio nel 2028 saranno decisivi.
La preparazione istituzionale, la pianificazione delle infrastrutture e il coinvolgimento del pubblico giocheranno un ruolo cruciale nel determinare se le ambizioni petrolifere del Suriname saranno pienamente realizzate. La geologia è solo un aspetto dell’equazione; il resto dipenderà dalle scelte politiche e strategiche.
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