Questo Paese ha 30.000 pozzi di petrolio irregolari. «Pericolosi come una bomba»

Ilena D’Errico

6 Ottobre 2025 - 23:26

Il petrolio mette a rischio la sicurezza di tutti questi abitanti, senza farne la ricchezza.

Questo Paese ha 30.000 pozzi di petrolio irregolari. «Pericolosi come una bomba»

Il petrolio interessa tutti finché c’è da estrarre, produrre o, più recentemente, trovargli alternative più sostenibili. Quasi nessuno però si preoccupa dei pozzi irregolari sparsi per il mondo, che espongono lavoratori e cittadini a rischi inauditi. Un problema che tocca da vicino l’Indonesia, che ha opportunamente preferito ignorare l’emergenza fino a poco tempo fa. Questo Paese conta infatti almeno 30.000 pozzi di petrolio irregolari, gestiti in maniera del tutto amatoriale e senza precauzioni di alcun genere per tutelare cose e persone.

Questi pozzi, soluzioni disperate per combattere la povertà, sono definiti dagli esperti “pericolosi come una bomba” ma sono ancora numerosi e attivi. Fortunatamente, il governo indonesiano ha deciso di prendere in mano la situazione e intervenire per regolamentare le estrazioni, così da limitare almeno i pericoli. Di fatto, servirebbe un intervento decisamente più invasivo per tutelare la sicurezza degli indonesiani, una presa di posizione netta che l’economia locale non può permettersi. Anche perché, in caso contrario, non si sarebbe arrivati a tanto in primo luogo.

Più di 30.000 pozzi di petrolio irregolari

L’Indonesia ha notevoli riserve di petrolio nel sottosuolo, ma l’oro nero sta diventando la rovina del Paese più che la sua fortuna. Le ricchissime risorse naturali, infatti, non sono accompagnate da un’industria estrattiva sviluppata, tanto che l’economia indonesiana è tuttora basata prevalentemente sul settore agricolo. Eppure, i giacimenti di petrolio sono troppo appetibili per essere ignorati, soprattutto dagli stranieri. Nel villaggio di Wonocolo, per esempio, uno dei centri maggiormente colpiti dai pozzi irregolari, sono stati i colonialisti olandesi a dare il via alle estrazioni. In seguito l’estrazione è stata gestita localmente, passando da società pubbliche a private, ma sempre a un livello rudimentale.

Oggi, basta guardare il villaggio per rendersi conto del danno. I corsi d’acqua, il terreno e perfino l’aria sono contaminati a vista dal petrolio, diventato una forma di sostentamento irrinunciabile per la comunità locale. Mancano però i mezzi e le regole adeguate per sfruttare i giacimenti in sicurezza, rispettando l’ambiente e salvaguardando il territorio, ma soprattutto tutelando l’incolumità di tutte le persone che lavorano e vivono nel villaggio.

Con questi pozzi raffazzonati gli incidenti sono all’ordine del giorno, tra esplosioni e fuoriuscite che comportano un elevato danno economico - quando va bene - e decine di morti e feriti quando va male. Nel 2018, per esempio, ha preso fuoco un pozzo di petrolio irregolare nel villaggio orientale di Pasi Putih. Sono morte più di 10 persone a causa delle fiamme, mentre altre 19 sono state ferite, riportando ustioni dal 20% al 60% del corpo. Nel complesso, il fuoco è divampato raggiungendo ben 5 abitazioni, distruggendole quasi completamente. Una delle tante tragedie dovute ai pozzi illeciti, che continuano però ad aumentare nel Paese, pur essendo ben noti.

A lungo il governo indonesiano ha chiuso un occhio su buona parte dei pozzi irregolari, diventati fondamentali per il sostegno delle economie locali e difficilmente sostituibili in questo senso. Per riuscire davvero a vietarli lo Stato dovrebbe fornire altri strumenti agli abitanti o altrimenti dovrebbe regolamentare le estrazioni prendendo le redini della gestione, obiettivi finora troppo difficili da raggiungere. Qualcosa però sta cambiando, visto che il ministero dell’Energia indonesiano è intervenuto ufficialmente sulla questione dei pozzi artigianali.

Non saranno vietati, ma dovranno adeguarsi a standard di sicurezza e ambientali entro 4 anni. I pozzi potranno così restare operativi almeno per questo lasso di tempo, anche perché i criteri non sono ancora stati nemmeno definiti. Insomma, un passo davvero piccolo, ma comunque significativo visto che finora il problema è stato per lo più ignorato. L’idea è legalizzare questi pozzi anziché vietarli, cosa che sarebbe difficile da imporre, puntando piuttosto a condizioni migliori per il lavoro e la vita nei villaggi.

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