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Questo ETF sull’S&P 500 fa meglio dell’S&P 500

sabato 29 marzo 2025, di Tommaso Scarpellini

A volte, anche nei mercati finanziari, le apparenze ingannano. Siamo abituati a pensare che un ETF che replica l’S&P 500 debba necessariamente andare esattamente come l’S&P 500.

E invece no. Alcuni ETF costruiti sull’indice più famoso al mondo riescono, in determinate fasi di mercato, a fare meglio del benchmark stesso. Come è possibile?

La risposta sta nella metodologia di ponderazione. La maggior parte degli investitori conosce l’S&P 500 nella sua forma classica, quella ponderata per capitalizzazione: più un’azienda è grande in termini di market cap, maggiore è il suo peso nell’indice. Questo ha portato le big tech – come Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia, Meta, Alphabet e Tesla, a rappresentare una fetta sempre più consistente dell’intero indice. Si parla delle cosiddette Magnificent 7, che da sole arrivano a pesare oltre il 25% dell’indice.

Equal Weight: un approccio alternativo

Ma esiste una versione alternativa dell’S&P 500, chiamata Equal Weight, che assegna lo stesso peso a ciascuna delle 500 aziende che lo compongono. Ogni trimestre l’ETF viene ribilanciato per mantenere la ponderazione uguale. Questo significa che una small cap avrà lo stesso impatto sull’andamento dell’indice di una mega cap come Apple. Una differenza da poco? Tutt’altro.

Negli ultimi anni, l’ETF Equal Weight (come lo Xtrackers S&P 500 Equal Weight UCITS ETF) ha sottoperformato la versione classica dell’S&P 500, proprio perché il rally era trainato dalle big tech. Tuttavia, il 2025 ha segnato un’inversione di tendenza. Da inizio anno, e in particolare dall’inizio del recente sell-off di marzo, l’ETF equal weight ha perso meno rispetto al tradizionale S&P 500, mostrando uno spread positivo di oltre il 2%.

Xtrackers S&P 500 Equal Weight UCITS ETF
Grafico lineare dell’Xtrackers S&P 500 Equal Weight UCITS ETF e dell’S&P 500. Fonte: baha.com

Il peso delle Magnificent 7

Un dato ancora più interessante emerge quando analizziamo l’indice S&P 500 ex-MAG7. In quel caso, l’indice mostra addirittura una performance leggermente positiva da inizio anno. Questo vuol dire che non è l’intero mercato statunitense a crollare, ma soltanto alcune delle sue componenti più pesanti.

Questo scenario è altamente significativo. Le big tech, che hanno dominato i mercati per anni, oggi si trovano a dover affrontare sfide di varia natura: valutazioni elevate, attese di crescita forse eccessive, e timori regolatori crescenti. Se queste società iniziano a perdere valore, trascinano con sé l’intero indice, proprio per la loro ponderazione così rilevante.

Ma non è detto che questo rifletta l’andamento complessivo del mercato.

Ecco perché stiamo assistendo a una mean reversion in atto

Tutto questo ci porta a una conclusione fondamentale: non stiamo assistendo a un crollo generalizzato, ma a un aggiustamento localizzato. In gergo tecnico, si parla di mean reversion, ovvero il ritorno alla media delle valutazioni. Quando un settore, come il tech USA ,cresce troppo rispetto agli altri, prima o poi tende a rientrare in equilibrio.

In altre parole, il mercato si sta riequilibrando. E proprio grazie a ETF alternativi come quelli Equal Weight, possiamo cogliere segnali preziosi su dove si nasconde il vero movimento dei capitali.

Curioso, no? Ma è anche un’ottima lezione da imparare: guardare sotto la superficie può fare la differenza tra capire il mercato… e subirlo.

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