Alcune coltivazioni di verdure italiane sono a forte rischio contaminazione. Ecco le peggiori 5 a cui prestare grandissima attenzione
Nell’ultimo decennio la nostra conoscenza dell’alimentazione e delle caratteristiche dei cibi ha fatto enormi passi in avanti. Sempre più persone scelgono di ridurre il consumo di carne e la sostituiscono con alternative vegetali, più sane e più sostenibili a livello ambientale.
Una buona notizia, se pensiamo che anche le linee guida dell’OMS consigliano di consumare ogni giorno almeno 600 grammi di frutta e verdura se vogliamo mangiare bene, allungarci la vita e tenere a debita distanza molti problemi di salute.
L’unico problema è che è difficile stabilire se le verdure che arrivano ogni giorno sui nostri piatti sono davvero sane. Secondo alcuni autorevoli studi, per esempio, molte delle coltivazioni italiane sono a rischio contaminazione. Scopriamo le 5 peggiori in assoluto che dovremmo iniziare a consumare con molta attenzione.
leggi anche
Non esiste frutta più velenosa di questa. È piena di pesticidi, ma gli italiani la adorano

“Stop Pesticidi nel Piatto”, i risultati della ricerca di Legambiente e Alce Nero
“Stop pesticidi nel piatto” è il nome dello studio congiunto di Legambiente e Alce Nero che ogni anno analizza l’uso dei fitofarmaci nelle coltivazioni nazionali.
L’ultimo disponibile, datato 2024, ha preso in esame più di 5mila alimenti, provenienti sia da coltivazioni naturali che da agricoltura biologica, e ha rilevato la presenza di tracce di residui di fitofarmaci in poco più del 40% di essi.
La categoria più “contaminata” è stata la frutta, con il 74% dei campioni in cui sono stati trovati residui. La contaminazione della verdura si è invece attestata al 34%, un dato leggermente migliore ma non per questo particolarmente incoraggiante.
Poco incoraggiante se entriamo più nel dettaglio e andiamo a guardare i dati di peperoni, insalata e pomodori. In queste tre verdure in gli analisti hanno riscontrato contaminazione di residui di fitofarmaci in più del 50% dei campioni analizzati.
Lo studio europeo sulle contaminazioni alimentari
Un altro studio molto interessante è stato “Toxic Harvest: The rise of forever pesticides in fruit and vegetables in Europe”, promosso da PAN Europe e dagli enti a esso associati, tra cui ISDE Italia.
La prima versione della ricerca, incentrata su analisi del decennio 2011-2021, era priva dei dati italiani che sono stati recentemente reintegrati.
E, purtroppo, non ci sono belle notizie per le verdure del nostro Paese. In Italia la contaminazione da PFAS è cresciuta nel decennio in esame del 536% a fronte di un tasso di incremento europeo pari al 292%. Soltanto nel 2021, ad esempio, i ricercatori hanno trovato residui di pesticidi nel 7% di tutti i campioni analizzati provenienti dal nostro Paese.
La palma di verdura più contaminata l’hanno conquistata i cetrioli con il 34% di campioni analizzati con presenti i residui di almeno un pesticida PFAS.
Medaglia d’argento per il sedano con una contaminazione pari al 24%. Terzo posto per i peperoni, ortaggi che erano finiti anche nella “lista nera” di Legambiente e Alce Nero. In questo caso il tasso di contaminazione rilevato è stato pari al 14%.
© RIPRODUZIONE RISERVATA