Quanto potrei incassare a Natale se oggi investissi 1 milione di euro sul reddito fisso?

Stefano Vozza

24 Giugno 2025 - 16:00

Vediamo quanto potrebbe fruttare un grosso capitale impegnato sul breve termine e con la certezza del capitale a scadenza

Quanto potrei incassare a Natale se oggi investissi 1 milione di euro sul reddito fisso?

Tra 6 mesi, giorno più giorno meno, saremo tutti lì a farci gli auguri di Natale e, giusto poco dopo, anche quelli di un felice anno nuovo. Vero, parlare già oggi delle festività di fine anno quando la testa è al mare e alle vacanze 2025 non è proprio il massimo della simpatia. Ma si sa, oggi viviamo le conseguenze delle scelte fatte ieri, così come le decisioni prese oggi influenzeranno il futuro.

Premesso ciò, vediamo allora quanto potrei incassare a Natale se oggi investissi 1 milione di euro sul reddito fisso.

Il conto deposito vincolato in banca

Una prima alternativa potrebbe offrirla il conto deposito bancario (CD), magari vincolato per sfruttare il maggior ritorno a scadenza. I depositi a vincolo di norma offrono di più rispetto a quelli liberi, e la durata ipotizzata, il 6 mesi, non dovrebbe essere di difficile previsione. Cioè oggi il titolare di quell’ipotetico capitale potrebbe sapere con elevata certezza se da qui a fine anno ne avrà bisogno o meno.

Il CD di norma non ha costi di gestione, spese fiscali escluse. La ritenuta sugli interessi è del 26%, mentre l’imposta di bollo è dello 0,2% annuo sul versato, quindi lo 0,10% dato che si tratta di un semestre. Tuttavia, la garanzia FITD sul capitale è fino a 100mila €, il che vuol dire che un’attenzione speciale in più va posta sulla scelta della banca emittente. La sua solidità finanziaria, infatti, sarà la vera garanzia prima sul capitale vincolato.

Premesso ciò, quanto rendono mediamente oggi i vincoli “più generosi” a 6 mesi? Da una ricerca in rete sono emersi tre guadagni netti a scadenza tra i 9mila e i 9.275 €, poi gli altri a scendere in base al tasso. I 3 migliori rendimenti si attesterebbero sul 2,7-2,75% in due casi, e sul 2,5% in un terzo, ma imposta di bollo assolta della banca.

Il BOT a 6 mesi

Sul fronte sovereign, invece, il primo pensiero vola direttamente al Buono Ordinario del Tesoro con scadenza dicembre ’25. Lo zero coupon con ISIN IT0005627853 e data rimborso al 12/12/’25 (circa 170 giorni di vita residua, e non 180 come per il CD) prezza sui 99,091, meno di 1 centesimo rispetto al valore finale a 100.

A questi prezzi di mercato il ritorno effettivo a scadenza sarebbe dell’1,96% (dati: Borsa Italiana). Detta in soldoni, genererebbe un guadagno di poco oltre i 9mila € lordi, da cui vanno tolte le tasse (ritenuta al 12,50% e imposta di bollo come sopra) e le spese bancarie.

L’incasso netto finale, quindi, sarebbe inferiore a quello dei migliori 3 ritorni sul CD su visti. In compenso il BOT vanterebbe due vantaggi che i depositi bancari in genere non hanno, di cui uno è sicuro. Stiamo parlando della garanzia sovrana sul capitale ivi versato, teoricamente senza limiti, e quindi anche fino a 1 mln di € e oltre. L’altro attiene al fatto che i titoli del Tesoro sono potenzialmente aperti a tutti, sia pure al rispetto delle norme di Legge (MIFID, etc). Invece sui vincoli bancari più generosi spesso (ma non sempre) le banche emittenti prevedono perimetri soggetti e/o oggettivi di sottoscrizione.

Quanto potrei incassare a Natale se oggi investissi 1 milione di euro sul reddito fisso?

Spesso la brevissima durata porta a scegliere la liquidità quale soluzione “vincente” e più sicura per non correre rischi inutili. Del resto è una soluzione molto spesso prescelta anche nel gestire un capitale sul medio-lungo termine, per cui figuriamoci nel brevissimo.

Tuttavia, le spese fiscali, i costi di gestione e le perdite da inflazione rosicchiano qualunque capitale liquido detenuto in casa e/o sul libretto e/o sul conto corrente. La via dell’investimento consente perlomeno di neutralizzare tasse e canoni/spese con i proventi di periodo nel frattempo maturati.

Quanto all’inflazione, utile per determinare il c.d. rendimento reale, tutto dipende da caso a caso e da periodo a periodo. A volte la si copre integralmente generando un ritorno reale positivo, ossia il capitale finale è realmente (e non solo nominalmente) superiore a quello di partenza. Altre volte no, per cui in questi casi li possono solo limare le perdite da inflazione nel frattempo patite. Non è tanto, vero, ma tra una “perdita reale totale” e una “parziale” la seconda è da sempre preferibile alla prima.

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