Quanti palestinesi e israeliani sono morti negli anni di guerra

Giorgia Bonamoneta

6 Novembre 2023 - 23:56

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Quante sono le morti civili israeliane e le morti civili palestinesi dall’inizio del conflitto? Il problema dei numeri, oltre l’affidabilità.

Quanti palestinesi e israeliani sono morti negli anni di guerra

Il premier palestinese Mohammad Shtayyeh ha trattenuto a stento le lacrime in una riunione di governo, a Ramallah, durante la quale ha parlato dei bambini uccisi dai bombardamenti indiscriminati di Israele nella Striscia di Gaza. Il numero di morti (anche se è più corretto parlare di uccisioni) nell’ultimo mese di scontri è salito sopra quota 10.000 vittime.

Dal 1948 a oggi a quanto ammontano il numero di vittime, feriti e sfollati?

Vittime storiche: il difficile compito dei numeri

Dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi sono molti i conflitti o i genocidi (e pulizie etniche) che hanno portato alla morte complessiva di oltre 10.000 vittime, una sorta di soglia psicologica oltre la quale il numero degli uccisi viene cristallizzato come un crimine contro l’umanità. Se ne possono contare oltre 60 episodi dai numeri impressionanti: dalle vittime dei massacri e delle carestie della Cina comunista (calcolato in 40 milioni), al genocidio del Ruanda (900 mila).

Ancora la guerra russa contro la Cecenia (140.000 vittime), il conflitto in Yemen (100.000 vittime) e il conflitto arabo-palestinese che dal 1950 a oggi (escludendo i numeri dal 7 ottobre) è arrivato a contato oltre 50.000 vittime.

Il problema dei numeri, oltre ad essere cifre arrotondate o il cui bilancio è tratto da fonti interne e per alcuni motivi falsificabili, è che non riescono a inquadrare gli eventi storici nei loro dettagli. Secondo diversi studi indipendenti il numero delle vittime dei palestinesi del 1948 a prima del 7 ottobre in Palestina ammontava a 35 mila vittime.

Questo numero non si oppone obbligatoriamente al primo, ma evidenzia che oltre la metà delle vittime totali del conflitto arabo-israeliano sono vittime palestinesi: dal primo esodo (la catastrofe o Nakba che ha portato allo spostamento di 700 mila palestinesi dalle loro terre) fino alle incursioni, bombardamenti e sparatorie precedenti al 7 ottobre.

Alcuni numeri:

  • dal 2000 al 2017 (secondo DCIP Defence for Children Inernational Palestine) 2.022 bambini palestinesi (25 al mese) hanno perso la vita per mano delle forze di occupazione israeliana;
  • dal 2000 al 2018 oltre 8.500 bambini palestinesi sono stati arrestati con l’accusa più ricorrente del lancio di sassi;
  • in Cisgiordania negli ultimi 25 anni il numero degli insediamenti israeliani e dei coloni che li abitano è quadruplicato, passando dai 105.000 coloni nel 1992 agli oltre 413.000 nel 2017 nonostante gli insediamenti siano considerati illegali dal diritto internazionale e perché tali condannati in numerose risoluzioni ONU;
  • nelle ultime 24 ore sono state uccise 1.500 persone a Gaza.

Le vittime arabe-israeliane dal 7 ottobre: i numeri

Dal 7 ottobre le condizioni per calcolare i numeri, quindi le vite umane e civili perse sono ancora una volta cambiate. Non solo i numeri delle vittime palestinesi sono messi in discussione perché provenienti dal ministero della Salute della Striscia, ma sembra anche che ci siano vittime civili di serie A e vittime civili di serie B.

Incise nella pagina della storia che si stanno scrivendo, ci sono le parole scritte dal leader israeliano Benjamin Netanyahu che ha classificati i bambini di Israele come di luce e quelli palestinesi come dell’oscurità. Il governo israeliano tutto si è espresso su questa linea, arrivando ad affermazioni anche più gravi contro la vita di civili innocenti (non considerati tali) palestinesi, come l’idea di lanciare una bomba atomica su Gaza.

Eppure le morti accertate israeliane sono le 1.400 iniziali, mentre la vendetta contro Hamas di Bibi è arrivata ad uccidere oltre 10.000 persone palestinesi, di cui oltre 4.000 bambini. I numeri confermati non comprendono le persone sotto le macerie, ma soprattutto non riescono a inquadrare la reale condizione di disagio nella Striscia di Gaza.

Milioni di persone si trovano senza un’adeguata proporzione di cibo e acqua, gli ospedali non hanno il carburante per muovere le ambulanze, né per tenere accese le luci delle sale operatorie; per le strade l’odore pungente della decomposizione palesa un pericolo sanitario, ben evidente invece nelle strutture considerate più sicure e che accolgono quotidianamente migliaia di persone. Una disparità di condizione con la vita a Israele che risulta grottesca, ma che non stupisce.

Ci si può fidare dei numeri dei morti nella Striscia?

I morti in Palestina non sono iniziati il 7 ottobre 2023, ma se anche così fosse domandarsi se ci si può fidare di numeri della Striscia e non porsi la stessa domanda sullo Stato di Israele manifesta un doppio standard che vuole Israele una democrazia senza macchia; ma non è così, soprattutto quando si parla di falsificare o reinterpretare alcuni avvenimenti della storia più o meno recente.

A mettere in dubbio i numeri dei martiri palestinesi è stato lo stesso presidente statunitense Joe Biden. Il “non avere fiducia nei numeri dei morti” però dice molto più dell’alleanza Stati Uniti-Israele che dei dati forniti dal ministero della Salute di Gaza.

Infatti il numero dichiarato, anche se al momento non può essere verificato in maniera indipendente, si può considerare affidabili. La prova nei precedenti monitoraggio, confermati da fonti indipendenti. Si possono comunque sottolineare due criticità che rendono i dati meno neutri, ovvero il fatto che nel conteggio dei morti civili spesso finiscono anche i miliziani di Hamas e che non vengano separate le vittime dei bombardamenti israeliani da quelli dei razzi di Hamas caduti all’interno della Striscia. Al netto di queste criticità le immagini dei bombardamenti sulla Striscia diffusi grazie a fotografi, giornalisti, attivisti o civili trasformati in reporter dalle necessità, mostrano violenti bombardamenti israeliani, giorno dopo giorno sempre più pesanti.

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# Guerra

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