Qual è l’altezza media in Italia?

Laura Pellegrini

7 Novembre 2025 - 04:37

Secondo gli esperti in Italia abbiamo raggiunto il «target genetico», cioè il potenziale di crescita massimo della popolazione. Che cosa significa?

Qual è l’altezza media in Italia?

In Italia non si cresce più: secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature, negli ultimi tre decenni la statura di adolescenti e bambini italiani è rimasta di fatto stabile. Nel corso del Novecento, invece, i giovani hanno gradualmente aumentato la propria statura fino a stabilizzarsi verso gli anni Ottanta. Da quel momento è iniziato un lento declino.

La statura di una popolazione e l’incremento dell’altezza media nel tempo sono degli indici piuttosto affidabili sulla nutrizione e sul benessere delle nuove generazioni. L’alimentazione, la situazione socioeconomica del contesto in cui si vive, l’accesso ai servizi socio-sanitari e la genetica sono tutti fattori che influenzano l’altezza delle nuove generazioni e riflettono il benessere di un Paese.

L’Italia, secondo le statistiche più recenti, si colloca al ventiduesimo posto per l’altezza dell’uomo e al ventinovesimo posto per l’altezza della donna, nonostante la statura sia ormai stabile da tre decenni. Come sono cambiate le altezze degli italiani nel tempo e perché dal 2020 non si cresce più?

Quanto sono alti gli italiani?

Secondo i più recenti dati ISTAT, l’altezza media in Italia per un uomo è 177,8 centimetri, mentre l’altezza media delle donne italiane è 164,6 centimetri. Rispetto al passato, il nostro Paese ha fatto grandi passi avanti: basti pensare che nel 1915, ad esempio, la statura media degli iscritti alla leva militare (quindi uomini) era di 166,19 centimetri, mentre nel 1980 (l’ultimo anno in cui questo dato è disponibile) era di 174,58 centimetri.

Secondo lo studio realizzato da Nature - che ha monitorato le altezze di bambini e ragazzi dai 5 ai 19 anni provenienti da 194 Paesi sulla base della zona di residenza - da circa tre decenni la statura di bambini e adolescenti è rimasta stabile e, nei contesti cittadini, è addirittura diminuita.

Fino al 1990, infatti, l’altezza dei bambini e dei ragazzi cresciuti in contesti cittadini era superiore a quella dei coetanei nati e cresciti in campagna. Entro il 2020 questo vantaggio è andato ad azzerarsi nella maggior parte dei luoghi e nei Paesi occidentali ad alto reddito il fatto di vivere in città si è addirittura trasformato in uno svantaggio.

In passato, vivere nelle città consentiva l’accesso a servizi migliori, istruzione, sanità, maggiori opportunità lavorative che, ad oggi, non sono più così vantaggiose. Ma l’evidenza più interessante riguarda proprio il dato italiano: al di là della differenza tra campagna e città, dal 1985 ad oggi la statura dei giovani italiani è rimasta stabile.

Perché in Italia non si cresce più?

Dagli inizi del 1900 agli anni ‘80 i ragazzi italiani sono cresciuti mediamente erano cresciuti di circa 10-12 cm in altezza, probabilmente grazie alle condizioni economiche favorevoli, al benessere generale e a tutti i servizi essenziali disponibili nelle città. A partire dal 1985, invece, questo trend si è fermato.

Come ha spiegato Ilaria Lazzareschi, pediatra dell’UOC Pediatria Del Dipartimento della Salute della donna e del bambino dell’IRCCS Policlinico Gemelli di Roma al Corriere della Sera: “Questo succede perché probabilmente noi italiani stiamo raggiungendo il target genetico e quindi più di un tot non possiamo salire”. Per target genetico si intende la possibilità di crescita massima di ogni individuo come risultato di diversi elementi.

Oltre alla genetica (che dipende anche dall’altezza dei genitori, ma non solo), contano anche la nutrizione, il benessere psicosociale, gli ormoni e l’utilizzo di eventuali farmaci. Un altro fattore importante da considerare riguarda la popolazione: ad oggi ci sono bambini che nascono da genitori di etnia diversa e questo può influire anche sull’altezza futura dell’individuo.

Lo studio sottolinea la particolare importanza dell’alimentazione soprattutto nei primi anni di vita del bambino e mette in guardia sull’impatto negativo che possono avere cattive abitudini alimentari, stress e inquinamento che caratterizzano le città di oggi. Un monito importante per la società di oggi che dovrebbe interrogarsi sulle misure e sulle possibili soluzioni per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.

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