Petrolio in rally, ma cosa aspettarsi dopo la mossa di Trump?

C. G.

23/04/2019

23/04/2019 - 08:14

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Il prezzo del petrolio si avvicina ai massimi 2019: quanto durerà il rally determinato dalle sanzioni anti-Iran e dal mancato rinnovo delle esenzioni?

Petrolio in rally, ma cosa aspettarsi dopo la mossa di Trump?

Il prezzo del petrolio è tornato a viaggiare vicino ai massimi del 2019 grazie alle ultime notizie relative alle sanzioni di Donald Trump contro l’Iran.

Qualche ora fa, il presidente degli Stati Uniti ha scelto di cancellare le esenzioni che fino ad oggi hanno permesso ad alcuni Paesi di continuare a scambiare greggio con Teheran. Le economie che dal prossimo 2 maggio risentiranno di questa decisione saranno: Italia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Grecia, India, Turchia e Taiwan.

Le rinnovate sanzioni di Trump contro l’Iran, o meglio il mancato rinnovo delle esenzioni, hanno imposto al prezzo del petrolio Wti e alla quotazione del Brent di imboccare la via del rialzo e di registrare progressioni impressionanti.

Prezzo del petrolio festeggia: i motivi delle sanzioni anti-Iran

L’amministrazione di Donald Trump non ha lasciato spazio ad alcun dubbio e ha giustificato la decisione di non estendere le esenzioni con la necessità di pressare economicamente l’Iran.

“Questa decisione vuole portare a zero le esportazioni di petrolio dell’Iran, negando al regime la sua prima fonte di reddito”,

ha tuonato Washington.
L’obiettivo? Per dirla con le stesse parole degli USA, quello di porre fine alle attività destabilizzanti del regime.

Cosa aspettarsi adesso dalle quotazioni?

Come anticipato, la decisione di cancellare le esenzioni ha avuto un impatto deciso sul prezzo del petrolio che si è riavvicinato minacciosamente ai massimi del 2019. Questo perché gli investitori hanno iniziato a prezzare l’idea di un mercato caratterizzato da un’offerta sempre più scarsa.

Proprio in tal senso, e con l’obiettivo di gettare acqua sul fuoco, gli USA si sono detti pronti assieme all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, a rivedere la propria produzione per evitare squilibri eccessivi in favore della domanda.

C’è comunque da notare che, prima della reintroduzione delle sanzioni USA, l’Iran era il quarto più grande produttore dell’OPEC con almeno 3 milioni di barili al giorno. Secondo gli ultimi dati di Refinitiv, invece, nel mese di aprile le esportazioni sono crollate sotto quota 1 milione.

È chiaro dunque che, nonostante gli sforzi, la scelta di confermare le sanzioni e di eliminare le esenzioni vigenti continuerà ad avere un impatto deciso sul prezzo del petrolio. Dello stesso avviso anche Barclays, secondo cui la decisione ha colto tutti di sorpresa e imporrà un significativo restringimento del mercato petrolifero.

Gli eventi delle ultime ore hanno dato sostegno alle più recenti previsioni degli analisti (perlomeno di quelli più ottimisti) che hanno già stimato un rally del greggio su quota $80 in estate.

Per ANZ, la situazione verrà esacerbata altresì dalle sanzioni contro il Venezuela, dai tagli OPEC e ancora dal conflitto in Libia. La situazione, per gli esperti, non farà che peggiorare.

Per il momento, intanto, il prezzo del petrolio Brent sta reagendo alle sanzioni USA contro l’Iran (e alle esenzioni) con un rialzo di circa mezzo punto percentuale su quota $74,37, mentre il Wti sta salendo dello 0,56% su quota $65,92.

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