Cosa succede se si prelevano tutti i soldi dell’eredità? Si evita la tassa di successione? Tutte le conseguenze.
Come per tanti obblighi fiscali, anche per la tassa di successione si assistono a stratagemmi di ogni genere messi in atto dai cittadini per evitarne il pagamento. Molti, per esempio, pensano di prelevare tutti soldi per nascondere di aver ricevuto un’eredità e sfuggire dagli obblighi fiscali. Questa strategia viene tentata soprattutto da chi ha un conto cointestato con il defunto, riuscendo magari a completare le operazioni diverso tempo prima della morte. In quest’ultima ipotesi è facile ritenere che non ci sia nulla di male nell’agire così o che comunque sia semplice evitare conseguenze. In realtà, non è così e i rischi sono ben peggiori del pagamento dell’imposta di successione. Rispondiamo quindi a chi si chiede se sia legittimo e cosa si rischia a seconda dei casi.
È legittimo prelevare tutto per non pagare la tassa di successione?
In qualsiasi modo si voglia guardare la questione, non è legittimo prelevare tutto per non pagare la tassa di successione. Bisogna infatti sapere che:
- nella dichiarazione di successione entrano anche il denaro contante e le donazioni;
- non è possibile prelevare dal conto del defunto;
- il titolare di un conto cointestato non può prelevare ciò che non gli appartiene.
Non soltanto questo meccanismo non è funzionale, ma spesso espone a rischi ben più considerevoli di quelli che ci sarebbero stati seguendo la legge. Molti eredi non sono neanche tenuti a presentare la dichiarazione di successione e spesso non è dovuta nemmeno la tassa di successione. Occultare l’eredità o svuotare il conto corrente del defunto, invece, comportano conseguenze severe a prescindere dagli obblighi fiscali. Di seguito le informazioni più importanti.
Conto svuotato dall’erede prima della morte
Svuotare il conto corrente prima della morte è illecito, ma una prassi molto diffusa. Ciò avviene quando il conto corrente è cointestato, consentendo appunto a entrambi i titolari di agire sull’intera liquidità, con firma disgiunta o congiunta a seconda delle previsioni contrattuali. In ogni caso, anche se il correntista è autorizzato a prelevare tutti i soldi non ne assume automaticamente la proprietà. Il denaro di un conto cointestato si presume diviso al 50% o secondo diverse percentuali stabilite dalle parti.
L’altro correntista o soggetti interessati, come gli altri eredi, possono però facilmente superare questa presunzione dimostrando la provenienza del denaro. Se tutti i soldi erano del defunto, per esempio, rientreranno integralmente nell’eredità. Ciò riguarda anche il prelievo dopo la morte del defunto, possibile nel limite della quota di proprietà dell’erede, che in caso di firma disgiunta non viene bloccata. Indipendentemente dalla presenza di altri eredi, comunque, parte dei soldi presenti sul conto sono di proprietà del defunto (salvo poterne dimostrare la titolarità). Di conseguenza, a prescindere dal prelievo o da altre attività, un semplice controllo fiscale può rilevare l’illecito.
Soldi contanti e donazioni nella dichiarazione di successione
Supponiamo però che il defunto abbia personalmente e consensualmente svuotato il proprio conto prima di morire, nel pieno delle facoltà mentali, per evitare obblighi fiscali agli eredi. Anche in questo caso, c’è poco da fare: le donazioni devono essere indicate nella dichiarazione di successione, come pure il contante. Riguardo a quest’ultimo, si presume che consista (insieme a gioielli e valori) nel 10% del valore dichiarato in successione. Se di misura maggiore, tuttavia, deve essere dichiarato.
Cosa si rischia
Le conseguenze per chi svuota il conto corrente per evitare l’imposta di successione sono delle più variabili, a seconda delle modalità con cui viene messo in atto questo tentativo. Sotto il profilo penale, ci sono i reati di falso in atto pubblico (per la dichiarazione di successione errata) e la circonvenzione di incapace (se il de cuius è stato indotto a prelevare e consegnare il proprio denaro in stato di incapacità). Dal punto di vista fiscale, l’omessa dichiarazione di successione comporta una sanzione che va dal 120% al 240% dell’imposta dovuta.
Chi sarebbe stato esonerato dalla tassa di successione deve invece una sanzione fissa tra 250 e 1.000 euro. Se l’imposta è dovuta, inoltre, deve essere pagata con un incremento del 2,5% per ogni mese di ritardo. Se non doveva essere presentata la dichiarazione (e a prescindere dalla stessa), il prelievo può comunque essere oggetto di azioni da parte dei coeredi per la divisione corretta dell’eredità e configura spesso l’accettazione tacita della stessa.
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