Pnrr Italia: come cambia, chi perderà soldi e cosa aveva promesso il governo

Alessandro Cipolla

28 Luglio 2023 - 08:32

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Il governo Meloni ha riscritto il Pnrr dell’Italia modificando 144 progetti dei 349 ancora da raggiungere: cosa cambia e quali opere o settori vedranno venire meno i finanziamenti.

Pnrr Italia: come cambia, chi perderà soldi e cosa aveva promesso il governo

Come cambia il Pnrr dell’Italia? Nella giornata di giovedì 27 luglio il ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto, che gestisce il delicato dossier del Next Generation Eu, ha presentato alla cabina di regia di Palazzo Chigi un piano di revisione del nostro dossier contenuto in un testo di 152 pagine.

Come ben noto l’Italia è il principale beneficiario in Europa del Next Generation Eu, con il Pnrr del Belpaese che ha un valore totale di 191,5 miliardi - 68,9 miliardi a fondo perduto e 122,6 miliardi finanziati tramite prestiti - a cui vanno aggiunti 30,1 miliardi di risorse nazionali.

Questi soldi però devono essere spesi entro il 2026 attraverso un preciso e dettagliato cronoprogramma, pena la perdita dei fondi; l’Italia però sta avendo delle difficoltà nel rispettare le varie scadenze, tanto che in questo 2023 si è sbloccata solo ora la terza rata (prevista a inizio anno) mentre la quarta (prevista per giugno) appare un miraggio. In più finora sono stati spesi solo una parte dei soldi arrivati nel 2022.

Il governo così ha deciso di modificare il Pnrr al termine di un serrato confronto con Bruxelles che ha accolto con soddisfazione la notizia, anche se ora dovrà essere la Commissione europea a esprimersi sul nuovo testo elaborato dal ministro Fitto.

Come cambia il Pnrr dell’Italia

Nella proposta di revisione del Pnrr dell’Italia presentata dal ministro Raffaele Fitto, il governo guidato da Giorgia Meloni intende modificare 144 progetti dei 349 che ancora sono da raggiungere.

In totale nel nuovo Pnrr ci sono dei tagli agli interventi per un totale di 15,89 miliardi, con Fitto che poi ha assicurato come le misure saranno realizzate “attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il piano nazionale complementare al Pnrr e i fondi delle politiche di coesione”.

Per taluni interventi sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano - si legge in una nota diffusa dal ministero degli Affari Esteri -. In tale contesto il Governo attiva le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti e, contemporaneamente, assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati dal Pnrr”.

Nel dettaglio queste sono le nove misure del nostro Pnrr che al momento saltano in parte o del tutto:

  • interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni per 6 miliardi;
  • progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi;
  • piani urbani integrati per 2,5 miliardi;
  • gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico per 1,287 miliardi;
  • idrogeno in settori hard-to-abate da 1 miliardo;
  • servizi e infrastrutture sociali di comunità per 725 milioni;
  • promozione di impianti innovativi (incluso offshore) per 675 milioni;
  • valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni;
  • tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni.

La modifica al Pnrr dell’Italia non sembrerebbe piacere a Regioni e Comuni, che sarebbero gli enti più colpiti da questa sforbiciata decisa dal governo per cercare di “salvare” il nostro Next Generation Eu.

Cosa aveva promesso il governo Meloni sul Pnrr

Se la Commissione europea dovesse approvare le modifiche pensate dal ministero degli Affari Europei, il Pnrr dell’Italia perderebbe 15,89 miliardi che il governo vorrebbe recuperare attraverso altre modalità di finanziamento più a lunga scadenza.

Chiediamo al governo - ha dichiarato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci - garanzie immediate sul finanziamento di queste opere che in molti casi sono già state realizzate”. Le misure stralciate così saranno realizzate oltre la dead line del 2026, a patto che venga trovato il modo per finanziarle.

Nel pieno delle polemiche sui ritardi, ad aprile la presidente Giorgia Meloni ha dichiarato che “sul Pnrr credo che ci sia un po’ di confusione, spenderemo i soldi e voglio che sia chiaro; il lavoro che stiamo facendo è determinato a spendere quelle risorse nel migliore dei modi”.

Qualche settimana prima Matteo Salvini al Tg1 ha usato delle parole simili: “Stiamo correndo come matti per recuperare i ritardi, con i cantieri in alcuni casi fermi da 30 anni. I soldi per le case popolari, per gli acquedotti, per l’Alta velocità e per città più nuove e sicure, li stiamo spendendo e li spenderemo tutti fino all’ultimo euro”.

Le modifiche al Pnrr dell’Italia però adesso prevedono 15,89 miliardi meno - in settori fondamentali come l’efficienza energetica e il rischio idrogeologico - e Meloni e Salvini dovranno trovare presto modi alternativi per finanziare queste misure per non abiurare quello che hanno promesso nei mesi scorsi.

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