Il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le riforme dell’UE Raffaele Fitto costretto a gelare Giorgetti sulla richiesta relativa al PNRR.
Niente rinvio per la scadenza del PNRR oltre il 2026. Il no all’auspicio del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti è stato proferito di concerto dal vicepresidente esecutivo per la Coesione e le Riforme della Commissione europea, Raffaele Fitto, e dal commissario agli Affari economici, Valdis Dombrovskis.
Fitto ha riferito che la scadenza del PNRR, ricordata da lui già nella giornata di ieri, in occasione del Consiglio Ecofin, è per il “prossimo anno” e non può essere cambiata. “È impossibile cambiarla”, ha detto, ricordando tuttavia la flessibilità concessa dall’Unione europea.
“Abbiamo dato molte opportunità per organizzare i piani nei prossimi mesi: per esempio si può ricorrere all’art. 21 del Regolamento per fare altre revisioni” dei diversi PNRR stilati dai Paesi membri, così come esiste “la possibilità di spostare dei progetti dal fondo RRF ai fondi di Coesione”.
Fitto gela Giorgetti. Cosa aveva chiesto il ministro dell’Economia e delle Finanze
Dell’opzione di potere posticipare la scadenza del PNRR aveva parlato il ministro Giorgetti, nella giornata di ieri quando, da un lato aveva ammesso di avere accolto “con favore la proposta Safe della Commissione (nuovo fondo da 150 miliardi di euro istituito per erogare prestiti agli Stati membri al fini dell’aumento delle spese per la difesa)”, aggiungendo di sostenere “il piano della Commissione per un rapido accesso allo strumento con procedure e condizioni chiare”.
Dall’altro lato, il titolare del Tesoro aveva manifestato un consenso con riserva, sottolineando - stando a quanto era emerso da una nota diffusa durante il Consiglio Ecofin - che “la richiesta di prestiti tramite lo strumento Safe dovrebbe essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulle finanze pubbliche ”.
Giorgetti aveva così giustificato la richiesta di considerare “ulteriori opzioni, tra cui l’utilizzo di fondi del settore privato e la possibilità di estendere il dispositivo per la ripresa e la resilienza oltre il 2026 ”, al fine di “ aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri per rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa”.
No a PNRR oltre il 2026, Dombrovskis spiega le ragioni
Ma nella giornata di oggi Fitto, al fianco del commissario agli Affari economici, Valdis Dombrovskis, ha dato una risposta negativa all’opzione presentata da Giorgetti.
A dire no lo stesso Dombrovskis che, interpellato sulla questione nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Bruxelles, ha ricordato che, di fatto, quando la Commissione europea aveva discusso il piano Rearm Europe, diverse erano state le possibilità contemplate, tra cui quella di utilizzare proprio il fondo che finanzia i PNRR dei vari Paesi esponenti dell’UE, dunque il fondo RRF. Tuttavia, ha aggiunto il commissario, “alla fine abbiamo deciso di non ricorrere a questa opzione”.
Tre le ragioni principali: la prima legata al bisogno di apportare una modifica allo stesso regolamento che disciplina il Fondo; la seconda identificata nella necessità di avviare un nuovo iter volto a raccogliere consensi all’unaminità; la terza, riconducibile al fatto che la chiave di distribuzione dei fondi (ovvero il meccanismo con cui i fondi del PNRR vengono assegnati e distribuiti tra le diverse regioni e entità locali) inizialmente prevista non sarebbe stata più consona.
Di conseguenza, ha detto il commissario agli Affari economici UE, si è deciso di lanciare piuttosto, a sostegno delle spese per la difesa, “un nuovo strumento di prestito europeo”.
Cos’è Safe, nuovo strumento per finanziare più spese UE per la difesa
Per l’appunto Safe, disciplinato dal “Security Action for Europe”.
Il Safe è stato annunciato dalla Commissione europea in data 19 marzo 2025, battezzato come “nuovo strumento specifico per l’azione per la sicurezza dell’Europa — SAFE”, nell’ambito della presentazione da parte della di Bruxelles del Libro bianco sulla difesa europea e il piano ReArm Europe/Preparati per il 2030.
Con questo nuovo strumento, praticamente un fondo, l’UE ha reso noto che, “alla luce delle circostanze eccezionali attuali, la Commissione raccoglierà fino a 150 miliardi di € sui mercati dei capitali, ricorrendo al consolidato approccio unificato in materia di finanziamenti, per aiutare gli Stati membri dell’UE ad aumentare rapidamente e in modo sostanziale gli investimenti nelle capacità di difesa dell’Europa. I fondi saranno erogati, su richiesta, agli Stati membri interessati sulla base di piani nazionali ”.
I finanziamenti, ha spiegato la Commissione europea, prenderanno “ la forma di prestiti a lunga scadenza a prezzi competitivi e strutturati in modo attrattivo , che dovranno essere rimborsati dagli Stati membri beneficiari”.
Si tratterà dunque di prestiti, “sostenuti dal margine di manovra del bilancio dell’UE”, che consentiranno agli “Stati membri di aumentare immediatamente e in modo consistente gli investimenti nella difesa grazie al ricorso ad appalti comuni nell’industria europea della difesa, con concentrazione sulle capacità prioritarie”.
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