Petrolio, perché la Russia è di nuovo il primo produttore al mondo

Alessandro Nuzzo

15/07/2023

15/07/2023 - 09:57

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La politica dell’Arabia Saudita di ridurre la produzione di petrolio ha riportato la Russia sul tetto del mondo.

Petrolio, perché la Russia è di nuovo il primo produttore al mondo

La Russia, nonostante le restrizioni all’esportazione, sta per diventare di nuovo il maggior produttore di petrolio al mondo. Tutto questo a causa della decisione politica dell’Arabia Saudita di abbassare la produzione con l’obiettivo di creare scarsità nel mercato e di conseguenza rialzare i prezzi.

Il paese arabo, leader dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec), ha negli ultimi mesi avviato la riduzione di produzione di petrolio anche al costo di mettere in discussione la sua quota di mercato. L’obiettivo è rialzare il prezzo e spingerli almeno sopra gli 80 dollari al barile per poter finanziare il bilancio statale e finanziare i grandiosi progetti infrastrutturali. Secondo fonti di Riad anche ad agosto il taglio sarà di 1 milione di barili al giorno che farà scendere la produzione a 9 milioni al giorno, il minimo da due anni a questa parte. In quel caso però c’era il covid-19 che incise sulla produzione; se si va a prendere in considerazione gli anni pre pandemia è dal 2011 che l’Arabia Saudita non produceva un numero così basso di barili ogni giorno.

Una strategia sicuramente rischiosa voluta dal suo ministro dell’Energia Abdulaziz bin Salman per rilanciare le casse dello Stato. Questi numeri riporteranno il paese arabo dietro la Russia nella classifica dei paesi produttori nonostante anche il paese guidato da Vladimir Putin abbia ridotto la produzione, anche se ad un ritmo più lento.

Lo stop a causa delle sanzioni dovute alla guerra in Ucraina, hanno fatto crollare i numeri delle esportazioni di 600.000 barili a giugno, raggiungendo i 7,3 milioni di barili, il livello più basso dal 2021. Nonostante ciò la quota produttiva di petrolio in Russia è rimasta abbastanza invariata per soddisfare il fabbisogno interno.

I tagli non hanno coinvolto gli altri paesi membri dell’Opec o altri paesi produttori come gli Stati Uniti. Anzi gli Stati Uniti hanno aumentato di 610.000 barili al giorno la loro quantità da quando sono entrati in vigore i tagli. Anche l’Iran, ha sfruttato l’opportunità per aumentare la propria produzione di 530.000 barili al giorno.

La mossa degli arabi sta funzionando: prezzi in aumento

Eppure però la mossa portata avanti dall’Arabia Saudita, accompagnata anche dal calo delle esportazioni della Russia, sta portando gli effetti desiderati dagli arabi, ovvero ridurre la quantità sul mercato ed alzare i prezzi. In questi ultimi giorni il Brent, il valore internazionale di riferimento del petrolio, è tornato sopra gli 80 dollari al barile per la prima volta dalla fine di aprile.

La domanda di petrolio sta crescendo di quasi 3 milioni di barili al giorno e entro fine anno il fabbisogno mondiale giornaliero raggiungerà i 102,1 milioni di barili. Secondo l’Aie le forniture disponibili aumentano in ritardo rispetto all’aumento della domanda di petrolio, con un conseguente deficit di 2 milioni di barili al giorno in questo trimestre. La Cina rappresenterà il 70% di questo aumento di domanda.

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