Scorte record via terra e mare segnalano un eccesso di offerta: il mercato petrolifero globale rischia un lungo periodo di pressione sui prezzi, nonostante la domanda in crescita.
Il mercato del petrolio sta attraversando una fase delicata: l’aumento consistente delle scorte globali, sia a terra che in mare, lancia un chiaro segnale d’allarme. Se da un lato la domanda ha mostrato una crescita moderata, dall’altro l’offerta si sta espandendo ben oltre le capacità di assorbimento, creando le condizioni per una nuova fase di ribasso dei prezzi del greggio.
Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le scorte totali globali hanno raggiunto 7,7 miliardi di barili a marzo, segnando il secondo aumento mensile consecutivo. Il dato è ancora al di sotto della media quinquennale, ma la tendenza evidenzia un progressivo accumulo. La IEA prevede che nel 2025 le scorte cresceranno in media di 720.000 barili al giorno, fino ad arrivare a 930.000 nel 2026, suggerendo un squilibrio tra domanda e offerta.
La conferma arriva anche dalle rilevazioni satellitari della società Kayrros, secondo cui tra metà aprile e metà maggio le scorte onshore sono aumentate di oltre 100 milioni di barili, raggiungendo quota 3,127 miliardi. Un livello mai toccato dai tempi della pandemia, se si esclude il picco stagionale del luglio 2023. Particolarmente significativo il dato della Cina, primo importatore mondiale di petrolio, dove gli stock hanno toccato un massimo storico di 1,127 miliardi di barili, segnale che Pechino potrebbe star approfittando dei prezzi bassi per accumulare riserve. [...]
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