Petrolio crolla, ma non il prezzo di benzina e gasolio: ecco perché

Redazione Motori

31 Marzo 2020 - 11:39

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Il prezzo della benzina e quello del gasolio è sceso solo di pochi centesimi mentre il prezzo del petrolio è letteralmente crollato. Come è possibile?

L’instabilità dovuta al coronavirus non ha risparmiato nemmeno il petrolio che si è riportato sotto i $20.

Tale crollo non ha influenzato significativamente il prezzo di benzina e gasolio, che si è invece ridotto solo di pochi centesimi. Questo divario, ha attirato l’attenzione delle associazioni dei consumatori.

La causa è in parte da attribuire al costo fisso delle accise e in parte ad un effetto della compartecipazione alle perdite delle grandi compagnie petrolifere, che stanno attuando tagli ai programmi di investimento per il futuro.

Prezzo di benzina e gasolio: ribasso di soli 7 centesimi

Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico il prezzo della benzina è sceso del 5,2%, quello del gasolio di circa il 5,8%: il costo della verde è passato da 1,549 euro al litro (febbraio 2020) a 1,477 euro al litro nell’ultima settimana (rilevazione del 23 marzo 2020).

La differenza è, dunque, di poco più di 7 centesimi. Non cambia molto la situazione guardando il diesel, che nello stesso periodo è passato da 1,443 euro al litro a 1,368 euro al litro, con una differenza di 7,5 centesimi.

La domanda è: come è possibile una così enorme discrepanza tra il calo della materia prima e quello dei carburanti?

Cosa limita il calo dei prezzi dei carburanti

A frenare la riduzione del costo dei carburanti in Italia sono varie concause. Il prezzo della materia prima grava per il 21% mentre quello commerciale per il 9%, poco se paragonato alle accise e all’IVA che, invece, hanno un peso del 60%.

Quest’ultima conta in proporzione al prezzo per una data percentuale, mentre le accise (da quella della guerra in Etiopia e del Vajont a quelle del Salva Italia e del terremoto a L’Aquila e in Emilia, ma la lista è piuttosto lunga) sono fisse. La parte rimanente, il 40%, è quella destinata ai gestori.

Eppure, al netto di queste percentuali, le riduzioni sul prezzo della benzina e sui carburanti in generale dovrebbero essere più consistenti, come faceva notare Codacons, che ad inizio marzo prospettava ampi ribassi, intorno ai 25 centesimi per la verde e di circa 15 centesimi per il gasolio, giustificati proprio dalla frenata della materia prima.

Il ruolo delle grandi compagnie petrolifere

L’ago della bilancia sono le politiche delle grandi compagnie petrolifere che, tra il blocco dell’economia mondiale e la guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita, si ritrovano in difficoltà. Il tutto alla vigilia della scadenza dell’accordo OPEC attualmente in vigore.

Per compensare il prezzo della materia prima e dei margini ridotti sul costo di produzione, esse hanno deciso di evitare pesanti perdite tenendo gran parte dei guadagni attraverso la ripartizione dei costi con i consumatori finali.

Le politiche di ripartizione del costo servono a dare spazio a quelle di investimento, notoriamente di lungo periodo e molto più rigide e per le quali sono previsti ingenti tagli, come ha già dichiarato Eni. La situazione ha messo subito in guardia Codacons, che ha coinvolto ben 104 Procure della Repubblica per l’avvio di indagini per scongiurare manovre speculative e di aggiotaggio.

La sperata drastica riduzione del prezzo della benzina non si è ancora verificata. I consumatori continueranno a pagare qualche centesimo in meno sui carburanti, almeno per il momento.

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