Permessi retribuiti se il cane muore o sta male? Cosa c’è di vero

Simone Micocci

23 Luglio 2025 - 12:15

Cosa sono e come funzionano i permessi retribuiti per la morte o la malattia del cane. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Permessi retribuiti se il cane muore o sta male? Cosa c’è di vero

In questi giorni si parla di nuove tutele per i lavoratori, rivolte nello specifico ai proprietari di animali domestici. Permessi retribuiti per assistere il cane che sta male, o il gatto, e anche delle giornate di lutto in caso di morte. Non è un sogno e nemmeno una legge di un Paese lontano attento agli animali, ma un’iniziativa tutta italiana. La società sta cambiando e anche le famiglie, con un animale domestico in metà delle case degli italiani, e la legge si evolve di pari passo.

Non bisogna però festeggiare troppo presto, al momento la proposta è solo parte del disegno di legge presentato dal deputato Devis Dori (Alleanza Verdi e Sinistra). Se ci sarà la volontà del Parlamento potrebbe così essere modificata la legge n. 53/2000, che prevede appunto permessi per morte e malattia dei familiari umani del lavoratore. La tutela potrebbe quindi essere estesa agli animali domestici, vediamo precisamente come.

Permessi retribuiti se il cane muore o sta male

Il fulcro del disegno di legge curato da Devis Dori sono i permessi e i congedi retribuiti per assentarsi dal lavoro in caso di morte e malattia dell’animale domestico. Si tratta in particolare di otto ore all’anno per l’assistenza dell’animale malato e di 3 giorni di congedo per lutto. Strumenti di cui potrebbero beneficiare davvero moltissimi lavoratori. Basti pensare che secondo il rapporto Ipsos aggiornato nel 2024 il 56% dei cittadini italiani ha un cane o un gatto, proprio gli animali domestici a cui si rivolge il disegno di legge.

Soltanto cani e gatti sono considerati al momento, non soltanto perché sono gli animali domestici più diffusi ma soprattutto per una questione di tracciabilità legale. Cani e gatti sono gli unici animali d’affezione con registrazione obbligatoria all’Anagrafe degli animali da compagnia attraverso il microchip. Sarà quindi possibile verificare con certezza la proprietà dell’animale e la convivenza con il lavoratore. Lo stato di malattia o il decesso potranno invece essere certificati dal medico veterinario.

Di fatto, se un analogo sistema di tracciabilità sarà esteso anche ad altri animali da compagnia potrebbero in futuro essere previste norme analoghe. Per il momento, la possibilità di avere i permessi per cani e gatti è già un grande passo in avanti.

Quando arriveranno i permessi

Molti già si chiedono come funzionano i permessi per malattia e lutto degli animali domestici e come richiederli, ma c’è ancora da attendere svariato tempo. Non è neanche sicuro che la legge di riferimento sarà cambiata, ma ci sono concrete ragioni per essere ottimisti. Negli ultimi tempi l’attenzione agli animali domestici è aumentata esponenzialmente e anche la classe politica ha una rinnovata sensibilità. Soltanto a maggio, per esempio, è stato approvato un disegno di legge che riconosce finalmente una tutela giuridica autonoma agli animali domestici. Si tratta della norma che ha inasprito le pene per gli illeciti a danno degli animali e previsto fattispecie del tutto nuove, come il divieto specifico di tenere i cani alla catena.

In quest’ottica, prevedere dei permessi lavorativi per consentire ai proprietari di prendersi cura degli animali malati e piangerne la perdita rappresenta un naturale passo in avanti. Non bisogna poi dimenticare che questo genere di misure ha un impatto diretto anche sulla sicurezza sul lavoro. I dipendenti preoccupati per l’animale domestico a casa malato, di fretta per le incombenze mediche rischiano facilmente di distrarsi ed esporsi a pericoli.

Ci sono inoltre diversi studi psicologici che dimostrano la qualità del legame con gli animali d’affezione e l’impatto del lutto sulla vita dei proprietari (o dell’animale nel caso opposto). Di conseguenza, queste situazioni sono meritevoli di tutela proprio come quando riguardano i familiari del lavoratore. Non resta quindi che attendere l’iter del disegno di legge, preparandosi, auspicabilmente, a nuovi strumenti per conciliare il lavoro con le necessità personali.

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