Perdita di grado e rimozione: sanzioni sempre più severe per le Forze Armate

Vittorio Proietti

4 Aprile 2017 - 19:41

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Per le Forze Armate le sanzioni disciplinari diventano sempre più severe: si passa dalla perdita di grado alla rimozione dal servizio con la perdita di stipendio. Eccone un caso esemplare.

Perdita di grado e rimozione: sanzioni sempre più severe per le Forze Armate

Le sanzioni disciplinari per le Forze Armate diventano sempre più severe: in alcuni casi si arriva alla perdita di grado, alla sospensione dal servizio e persino alla rimozione se il comportamento corrisponde alla violazione della legge.

Il caso di un Carabiniere condannato per abuso di droga da un’intercettazione telefonica è esemplare di come la situazione di un dipendente delle Forze Armate colto in errore possa precipitare, comportando la perdita dello stipendio e l’incriminazione in tribunale.

I doveri di correttezza professionale devono essere sempre rispettati: il giuramento di un Carabiniere è all’Arma e allo Stato Italiano, venirne meno rende il soggetto incompatibile con il servizio e avvia un procedimento disciplinare, in casi specifici un vero e proprio processo.

Vediamo quali sono i tipi di sanzione e quali pene sono previste alla fine del procedimento.

I procedimenti disciplinari e le sanzioni per i dipendenti delle Forze Armate

Le sanzioni per le Forze Armate vengono comminate in seguito ad un procedimento disciplinare che abbia riscontrato prove di violazioni, gravi omissioni negli obblighi di servizio, oppure comportamenti inadeguati che possono dare luogo a reati.

La prima fase dei procedimenti è l’emanazione dell’ordine di inchiesta, dove l’ufficiale inquirente nominato dalla commissione disciplinare si occuperà di indagare e reperire le prove, ad esempio trascrizione di intercettazioni telefonice, come nel caso specifico che tratteremo. Successivamente il militare avrà diritto a difendersi e contestare l’accusa, adducendo prove contrarie e giustificazioni.

Giunti all’esame delle prove la commissione potrà emettere le sanzioni, che saranno la sospensione dal servizio, oppure la cessazione della ferma obbligatoria in caso di innocenza. La rimozione dal servizio e la perdita dei gradi, quindi, si collocano come ultima pena, poiché esse generano anche conseguenze legali.

I dipendenti delle Forze Armate, infatti, non sono immuni alla giustizia ordinaria in caso di reato e potranno essere condannati in tribunale e ricorrere in giudizio come normali cittadini, oltre a dover rinunciare allo stipendio e alla pensione.

Il caso del Carabiniere intercettato e condannato

Il caso specifico di un Carabiniere indagato per uso di sostanze stupefacenti e condannato dal Tar di Catanzaro è esemplare, in quanto il militare è stato punito duramente, malgrado il suo comportamento fosse stato accertato come occasionale.

Le Forze Armate, in special modo l’Arma dei Carabinieri, sono attivamente impegnate nella lotta alla prevenzione e all’uso della droga, per cui che un militare ne acquisti e ne faccia uso, è assolutamente incompatibile con il servizio del corpo e con lo scopo di tutte le Forze dell’Ordine. Non vi è proporzionalità né rendimento precedente che possano ammorbidire le sanzioni.

Nella Sentenza del Tar, inoltre, viene ribadito che commettere un reato come l’abuso di sostanze stupefacenti comporta una violazione del voto di giuramento prestato allo Stato, nonché all’Arma dei Carabinieri stessa e proprio per questo ancora più grave.

La perdita di grado è in effetti la minore tra le sanzioni inflitte al Carabiniere: malgrado egli abbia fatto ricorso, le prove a suo carico sono state tali da comportare l’immediata rimozione dal servizio, con rinuncia allo stipendio e avvio del processo a suo carico per uso di droga.

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