Perché le banche europee sono a rischio in 3 punti

Violetta Silvestri

29/03/2023

01/04/2023 - 15:49

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Le solide banche europee rischiano di cadere nella trappola dell’instabilità per almeno 3 motivi legati al sentiment generale dei mercati. Cosa osservare con attenzione secondo gli analisti.

Perché le banche europee sono a rischio in 3 punti

La solidità delle banche europee potrebbe non essere così granitica come finora sottolineato e ci sono almeno 3 fattori di rischio da considerare, secondo le analisi diffuse da più esperti in questi giorni.

Il punto di partenza di tutti gli strateghi e gli osservatori del sistema creditizio europeo è uno e abbastanza condiviso: gli istituti del vecchio continente sono costruiti su vasi solide, controllati da una rigida struttura normativa e da un sistema di stress test Bce applicato anche alle banche più piccole dell’Eurozona.

I livelli di capitale e di liquidità sono buoni e non si palesano i problemi di qualità degli attivi che di solito sono al centro delle crisi bancarie e del motivo per cui si diffondono rapidamente e ampiamente. In più, proprio indiscrezioni delle ultime ore, stanno rivelando che dietro il crollo di Deutsche Bank di venerdì 24 marzo - che ha diffuso il panico in tutto il settore europeo - ci sarebbero mosse speculative (e non motivazioni reali di vulnerabilità dell’istituto).

Occorre però inquadrare le banche europee nel contesto di mercato generale e nel sentiment finanziario del momento: è così che emerge perché c’è un rischio instabilità in 3 punti.

1. Titoli di Stato

In media, una banca europea potrebbe sopportare una cancellazione del 38% dei propri depositi prima di vedersi costretta a vendere titoli di Stato con una perdita o di effettuare una svendita di asset illiquidi: questa la conclusione di una analisi di Jefferies.

Il crollo della Silicon Valley Bank dopo il ritiro dei depositi che ha obbligato l’istituto di credito regionale statunitense a vendere titoli del Tesoro in perdita ha focalizzato l’attenzione degli investitori sulle potenziali vulnerabilità delle banche legate alle loro partecipazioni in titoli di Stato.

Il punto è questo: ci sono obbligazioni statali in possesso di una banca relegate in una voce di bilancio chiamata “held to maturity”, ovvero tenuti fermi fino alla scadenza. Questo significa che, anche dinanzi a movimenti di mercato che portano al crollo di valore dei titoli di Stato - come successo nel 2022 con la caduta del prezzo delle obbligazioni e l’aumento dei rendimenti - questi bond restano intatti. Essi sono tenuti fino a scadenza e quindi non vengono svalutati.

Se, invece, per effetto di una improvvisa fuga dai depositi una banca non ha altra via di uscita che la vendita di questi titoli di Stato, lo farà con una perdita visto che oggi i prezzi sono in ribasso.

L’elemento di debolezza, anche in Europa, risiede nella politica monetaria della Bce che si sta muovendo con una storica velocità verso tassi di interesse sempre più elevati, che fanno schizzare i rendimenti obbligazionari e abbassare i loro prezzi.

Tuttavia, anche questa vulnerabilità è ipotetica in Europa: secondo uno studio di Mediobanca Securities citato da Il Sole 24 ore, in media le banche europee possono reggere una perdita del 13% dei depositi retail totali e avere ancora un livello di liquidità minimo garantito al 100%. Molti istituti sono in grado di sopportare anche una fuga del 25% dei depositi.

2. Obbligazioni AT1

La vicenda Credit Suisse ha gettato nel panico il mercato obbligazionario aggiuntivo di primo livello (AT1) da $260 miliardi, che potrebbe affrontare un contagio con un rischio di «ricaduta» in mercati del credito più ampi.

Questo perché le autorità di regolamentazione svizzere hanno valutato a zero $17 miliardi di obbligazioni per facilitare l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS. Cosa significa per l’Europa?

Goldman Sachs ha descritto la svalutazione “come la più grande perdita mai inflitta agli investitori AT1 dalla nascita dell’asset class”. Pone rischi potenzialmente esistenziali per le obbligazioni con un’emissione totale di 900 miliardi di dollari dal 2012, di cui circa l’80% proveniva da banche europee, secondo Lazard.

Charles-Henry Monchau, CIO di Syz Bank, ha descritto l’inversione della gerarchia obbligazionaria-azionaria come qualcosa di assolutamente sorprendente.

“Il fatto che i detentori di azioni ottengano ’qualcosa’ e i detentori di CoCo bond ’niente’ solleva seri interrogativi sul valore reale dei CoCo bond”, ha avvertito Monchau. “Questo sta creando rischi di contagio sui CoCo, con un effetto di ricaduta sul credito globale.

La potenziale minaccia per le banche europee sta in un ipotetico ripensamento del valore di questi strumenti: “Il mercato dei capitali AT1 non è, a questo punto, una fonte di finanziamento praticabile per le banche e quindi il capitale comune deve essere aumentato nel tempo, il che sarà diluitivo per gli azionisti, La crisi bancaria è tutt’altro che finita e l’impatto sulle condizioni del credito e sull’economia si farà probabilmente sentire nei prossimi sei mesi”, ha dichiarato Peter Garnry, responsabile della strategia azionaria di Saxo Bank.

3. La trappola della sfiducia

C’è un pericoloso meccanismo al quale nemmeno le solide banche europee sono indenne: la sfiducia verso il sistema bancario.

La caduta di SVB è stata causata da una perdita di fiducia, che è diventata una profezia che si autoavvera quando i clienti hanno diffuso l’allarme sui social media e hanno ritirato i loro soldi dalla banca.

Nel frattempo, anni di cattiva gestione e scandali al Credit Suisse lo hanno lasciato particolarmente esposto a un ampio senso di disagio nei confronti delle banche. Un sentore di crollo della fiducia tra gli investitori e i clienti dell’istituto di credito ha portato a una vendita frettolosamente mediata a UBS, il suo più grande concorrente svizzero, poiché le autorità sono diventate sempre più preoccupate che potesse fallire e innescare una crisi finanziaria più ampia.

Le turbolenze si sono recentemente estese alla Deutsche Bank, il più grande prestatore della Germania. Le sue azioni sono scese bruscamente venerdì poiché gli investitori temevano che potesse essere il prossimo anello più debole.

Ciò da cui è bene mettersi in guardia, anche in Europa, è il sentimento di panico e di sfiducia che da un momento all’altro può sconvolgere banche e mercati.

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