Il Giappone, con una domanda interna di GNL in calo, rivende il gas in eccesso puntando sul Sud-est asiatico.
Il Giappone è uno dei maggiori acquirenti mondiali di GNL (gas naturale liquefatto), possiede una rete avanzata di terminali di rigassificazione, navi metaniere e infrastrutture di stoccaggio. E ancora: è pienamente integrato nelle catene globali del gas, investe in progetti all’estero, stipula contratti a lungo termine, influenza i prezzi.
Il motivo è presto detto: Tokyo non ha risorse naturali proprie ed è costretto ad importare quasi tutta l’energia che consuma. Tra i principali fornitori troviamo Australia (il fornitore principale), Qatar, Stati Uniti, Malesia, Russia (da Sakhalin-2, anche dopo la guerra in Ucraina, ma in quantità ridotte), Indonesia.
Come ha spiegato East Asia Forum, da quando ha ricevuto la sua prima spedizione di GNL nel 1969, il Giappone è cresciuto fino a diventare un colosso globale di gas naturale liquefatto con il risultato che adesso Tokyo si sta evolvendo in un hub commerciale regionale. Alla luce del calo della domanda interna, infatti, questo Paese ha iniziato a esportare il GNL in eccesso e a investire in infrastrutture del gas, soprattutto nel Sud Est Asiatico. [...]
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