Dieci anni fa Pechino aveva imposto un divieto non ufficiale sull’espansione oltre la Muraglia del fenomeno culturale sudcoreano. Adesso il K-pop è pronto a tornare in Cina.
Non poteva esserci momento migliore per la Corea del Sud di riavvicinarsi alla Cina dopo anni di tensioni geopolitiche. La guerra dei dazi imbastita da Donald Trump per colpire Pechino ha infatti scosso l’intera Asia, compresi i partner più fidati di Washington costretti a escogitare piani alternativi per non esser travolti dalle tariffe.
Seoul, che ha già lasciato intendere di essere favorevole ad una maggiore convergenza asiatica per rafforzare il Regional Comprehensive Economic Partnership - il super accordo di libero scambio che coinvolge l’intera Asean, insieme ad Australia, Cina, Giappone e Nuova Zelanda - e che ha appena eletto un presidente, Lee Jae Myung, favorevole al disgelo con il Dragone, ha capito di non poter fare a meno dell’immenso mercato cinese.
Il richiamato disgelo – se così possiamo definirlo – con il gigante asiatico passa attraverso il K-pop, la musica pop Made in Korea che può vantare milioni e milioni di fan in tutto il mondo e un giro d’affari che supera i 10 miliardi di dollari. Dieci anni fa la Cina aveva imposto un divieto non ufficiale sull’espansione oltre la Muraglia del fenomeno culturale sudcoreano che adesso sembrerebbe stare evaporando come neve al sole. [...]
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