Perché le donne in Iran stanno protestando da giorni

Giorgia Bonamoneta

27/09/2022

28/09/2022 - 09:37

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La morte di Mahsa Amini ha segnato un punto di rottura tra la popolazione insorta e il regime iraniano. È il decimo giorno dall’inizio delle proteste: ecco cosa sta accadendo e perché.

Perché le donne in Iran stanno protestando da giorni

Da oltre 10 giorni in Iran vanno avanti le proteste contro il regime iraniano. La mobilitazione è iniziata dopo l’omicidio di Mahsa Amini, una donna di 22 anni morta in seguito all’arresto da parte della polizia religiosa. Il 14 settembre Jina Masha Amini, originaria di Saqqez (città del Rojhilat, zona curda che si trova in Iran) era in visita dai parenti a Teheran. In Iran vige la legge islamica che obbliga le donne a indossare l’hijab e a controllare l’applicazione di questa legge è la cosiddetta “polizia morale”.

Le donne che non seguono la legge possono essere sottoposte a una multa o all’arresto. Mahsa Amini è stata arrestata perché non indossava correttamente l’hijab. Dopo diverse ore la giovane è finita in ospedale, dove è deceduta. La versione ufficiale della polizia e dell’ospedale è «decesso per un attacco di cuore». Sul corpo di Masha Amini, dichiarato sano da parte dei familiari (cioè senza problemi di salute o cardiaci pregressi), ci sono i segni della tortura e della violenza subita. L’evento è la goccia che fa traboccare la rabbia delle donne che si riversano in strada e protestano contro le autorità e il regime iraniano.

Solo il 19 settembre, stesso giorno nel quale viene proclamato lo sciopero generale in numerose città, viene pubblicata la tac fatta a Masha Amini all’arrivo in ospedale. In questa si nota l’emorragia cerebrale e la frattura profonda al lato destro del cranio, entrambi segni del pestaggio subito. La mobilitazione generale esplode: donne e uomini scendono in piazza contro il regime iraniano e tra le fiamme vengono gettati i simboli di questo dominio e l’indumento che ha portato Masha Amini alla morte. Le donne iraniane ballano e combattono per le strade, bruciano l’hijab e si tagliano i capelli, in una delle mobilitazioni più grandi mai viste in Iran.

In Iran le donne occupano le strade: i motivi della mobilitazione

In Iran da oltre 10 giorni prosegue la mobilitazione generale contro il regime e la polizia religiosa. La morte di Mahsa Amini ha riacceso la lotta nelle strade. Come ha raccontato l’attivista e giornalista Masih Alineja questa è la prima volta che le ragazze non sono sole e combattono con loro gli uomini. Il giorno dopo la morte di Amini, il Movimento delle donne del Kurdistan ha pubblicato una dichiarazione contro le politiche femminicide del regime iraniano. Le proteste di questi giorni sono l’esempio di una pratica attiva di movimenti di liberazione delle donne, del femminismo islamico che si oppone alle forme più costrittive e retrograde dell’islamismo applicato secondo un uso politico della religione.

Il testo della dichiarazione pubblica del Movimento delle donne del Kurdistan è tratto dal profilo social di Maria Edgarda Marcucci (@social_mentepericolosa):

L’unico modo per fermare il sistematico massacro delle donne è quello di sviluppare la loro capacità di auto-difesa. […] le pratiche brutali di regimi di destra e misogini, costringono le donne all’obbedienza, in ogni sfera della vita. Vogliono che vi sia obbedienza per il maschio dominante, il sistema maschile stesso. Le basi economiche, politiche, ideologiche, sociali e culturali per questo progetto sono già state gettate.

Con questa dichiarazione il Movimento delle donne del Kurdistan invita a combattere il sistema crudele. Si fa appello al popolo iraniano, in particolare alle donne, affinché si intensifichi la resistenza contro l’occupazione, il colonialismo e la politica del dominio maschile.

Cosa sta succedendo in Iran: gli ultimi aggiornamenti

Quanto sta accadendo in Iran è una mobilitazione spontanea contro un regime violento e liberticida. Una prova di tale temperamento è proprio nella repressione violenta delle proteste. Come spesso è accaduto negli ultimi anni, le proteste contro i regimi violenti sono state censurate e rese difficili con il blocco di Internet. L’organizzazione via social viene meno, ma soprattutto l’interesse internazionale rischia di calare sul movimento di liberazione delle donne che è internazionale e supera i confini dell’Iran.

A oggi si contano decine di vittime (oltre 40) e centinaia di feriti, oltre a molti arresti. La restrizione delle telecomunicazioni ha reso difficile per l’Occidente continuare ad avere un occhio sempre aperto sul paese e persino l’Onu non è in grado di fornire dati precisi. A prescindere dai dati e da ciò che accadrà, le proteste in Iran sono un segnale di rottura, un possibile punto di non ritorno contro l’omertosa collaborazione tra religione e politica, tra il popolazione e la classe dirigente, nel silenzio degli arresti e della morte di attiviste e attivisti. Nelle piazze e nelle strade il dissenso si è fatto lotta, come mai prima la collaborazione tra manifestanti, uomini e donne, è riuscita a tenere testa alla brutalità della polizia.

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# Iran
# Donne

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