Perché Bitcoin è crollato: i 3 motivi del crash

Claudia Cervi

14/06/2022

22/06/2022 - 13:03

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Bitcoin rimbalza senza allontanarsi dai 20.000 dollari, ma la tendenza resta negativa. Perché continua a scendere? Vediamo i 3 motivi principali del crash.

Perché Bitcoin è crollato: i 3 motivi del crash

Nelle ultime sedute Bitcoin è crollato fino a un minimo a 17.600 dollari accumulando una perdita superiore al 70% dai record di novembre. Un prezzo così basso non si vedeva da dicembre 2020 e la reazione tecnica delle ultime ore non mette la valuta virtuale al riparo da nuovi cali, con il bear market che non trova alcun appiglio per rallentare.

La comparsa del mercato delle criptovalute è stato «uno degli eventi di creazione di ricchezza più rapidi nella storia umana», ha sottolineato Paul Hickey, co-fondatore di Bespoke Investment Group: la capitalizzazione totale del mercato è cresciuta del 2.761% tra la metà di giugno 2017 e l’inizio di novembre 2021. In meno di due mesi si è dimezzata.

Altrettanto spaventosa è la rapidità con cui si sta distruggendo questa ricchezza, ha aggiunto Hickey.

Market cap criptovalute Market cap criptovalute Market cap dal 2017 al 2022 - Fonte Statista

Perché Bitcoin è crollato?

I motivi per cui Bitcoin è crollato - e potrebbe scendere ancora - sono molteplici. A confermare questa tesi è lo stesso Warren Buffett che ha sempre considerato le valute virtuali degli asset privi di qualsiasi valore, proprio perché incapaci di creare valore.
Secondo l’oracolo di Omaha, un bene produce valore quanto maggiore è il suo valore intrinseco. E il suo prezzo sale in base a quanto si è disposti a pagare per ottenerlo. Nel caso di Bitcoin le dinamiche che portano alla formazione del prezzo si basano unicamente su quanto le persone sono disposte a pagare per un asset che non crea e non ha valore.

Chiunque pensi che gli Stati Uniti accettino qualcos’altro oltre al dollaro come mezzo di pagamento è fuori di testa. Queste valute non si moltiplicano e non producono nulla. C’è una sorta di magia legata alle criptovalute. Ma nella storia di Wall Street altra gente ha collegato magie alle cose, ha affermato Bufett

Palese il riferimento a Madoff e agli schemi Ponzi attuati nel corso degli anni a Wall Street.

Mettendo da parte le opinioni di Buffett, possiamo individuarne tre principali motivi che hanno portato al crash di Bitcoin negli ultimi mesi.

Crisi di liquidità

Negli ultimi due anni le banche centrali hanno sostenuto l’economia colpita dalle restrizioni per contrastare il Covid iniettando liquidità a costo zero nei mercati.
L’afflusso di denaro ha favorito gli investimenti in asset più rischiosi, tra cui azioni, criptovalute, NFT e in generale in tutta la finanza decentralizzata. Ora che la Fed (e non solo) ha avviato una politica monetaria più restrittiva e il governo federale ha interrotto il sostegno fiscale la situazione è completamente cambiata e gli investitori fuggono dal rischio.

Sfiducia nell’intero sistema crypto

Molti vendono perché hanno perso la fiducia nell’intero ecosistema costruito attorno alle criptovalute. Il crash di Terra (Luna) avvenuto a maggio ha spazzato via miliardi di dollari e terrorizzato l’intera comunità degli investitori. Domenica la piattaforma di crypto lending Celsius, una delle più grandi che offre prestiti garantiti da criptovalute, ha bloccato tutti i prelievi, gli scambi e i trasferimenti tra account «a causa delle condizioni estreme del mercato attuale».

Anche Binance ha sospeso temporaneamente i prelievi lunedì. L’exchange per lo scambio di criptovalute più grande al mondo gestisce volumi di scambi spot giornalieri per oltre 14 miliardi dollari e quasi 50 miliardi in derivati, secondo i dati di CoinGecko. In questo caso però non si tratta di una decisione del management ma di un blocco tecnico dovuto a una «transazione bloccata», risoltosi dopo qualche ora.

Chiusura per «margin call»

Non è solo la paura a scatenare le vendite su Bitcoin e sulle altcoin (le criptovalute nate dopo Bitcoin). Alcuni investitori utilizzano le criptovalute come margine di garanzia per fare trading a leva, ossia per aprire posizioni più grandi di quelle consentite con il capitale a disposizione. Quando il prezzo di Bitcoin scende al di sotto del livello richiesto per garantire la collateralizzazione continua, questi trader subiscono la liquidazione automatica delle posizioni.

Bitcoin crash: fino a dove può scendere

Nel mese di giugno Bitcoin ha accumulato una perdita superiore al 40%: la violazione del supporto statico a 25.000 dollari, avvenuta a metà mese, ha generato un’ondata di vendite che ha spinto i prezzi fino a livelli che non si vedevano da dicembre 2020. Il movimento al ribasso si è spinto fino a 17.605 dollari avvicinando il minimo toccato il 26 novembre 2020 a 16.320 dollari. Se anche quest’area dovesse saltare sotto il peso delle vendite, il supporto successivo è individuabile in area 13.000, per un test dall’alto dei massimi di giugno 2019. Il tentativo di consolidamento attorno ai 20.000 dollari consente all’RSI a 14 sedute di riassorbire i segnali di l’ipervenduto , senza però fornire indicazioni utili per un recupero convincente. Solo il ritorno sopra area 32.000 potrebbe infatti «mettere l’orso in letargo», riportando fiducia negli acquisti.

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