Pensioni, la verità di Tria: “Ecco cosa potevamo fare con i soldi di Quota 100”

Antonio Cosenza

8 Ottobre 2019 - 08:00

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Riforma delle pensioni, l’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria scopre le carte: “Avrei preferito il taglio delle tasse a Quota 100”.

Pensioni, la verità di Tria: “Ecco cosa potevamo fare con i soldi di Quota 100”

La riforma delle pensioni - insieme all’introduzione del reddito di cittadinanza - è stato uno degli interventi simbolo del Governo “del cambiamento” appoggiato dalla maggioranza Lega-Movimento 5 Stelle.

Riforma con la quale è stata introdotta Quota 100, misura che in quest’ultimo anno non ha funzionato come si sperava: i numeri dei pensionamenti anticipati, infatti, sono stati inferiori alle aspettative.

Ebbene, un anno dopo scopriamo che non tutti nell’allora primo Governo Conte erano favorevoli all’introduzione di Quota 100, misura particolarmente contestata anche in ambito comunitario visto l’innalzamento della spesa previdenziale che questa ha provocato.

A “rinnegare” Quota 100 è stato l’allora Ministro dell’Economia Giovanni Tria durante la sua ospitata a “Che tempo che Fa” (su Rai Due), con cui ha svelato che da parte sua le risorse utilizzate per consentire a molti lavoratori di andare in pensione a 62 anni dovevano essere utilizzati per altri interventi.

Giovanni Tria: vi svelo cosa potevamo fare con le risorse di Quota 100

Secondo l’ex Ministro dell’Economia per il Governo Lega-M5S - Giovanni Tria - le risorse utilizzate per l’introduzione di Quota 100 (secondo le stime del MEF il costo complessivo - fino al 2036 - non sarà superiore ai 20 miliardi di euro) potevano essere utilizzate diversamente. E durante i lavori per la Legge di Bilancio 2019 lo ha fatto più volte notare ai vertici di Lega e Movimento 5 Stelle, i quali però hanno deciso di andare comunque avanti con la riforma delle pensioni introducendo l’opzione che consente di smettere di lavorare all’età di 62 anni e 38 anni di contributi.

Una misura che ha raccolto diverse critiche, tant’è che ancora oggi c’è chi spinge per la sua eliminazione anticipata affinché il nuovo Governo possa recuperare risorse utili per approvare altri interventi prioritari per la nuova maggioranza, uno su tutti il taglio del cuneo fiscale.

Ed è proprio di taglio delle tasse che ha parlato l’ex Ministro dell’Economia, svelando che rinunciando a Quota 100 si sarebbe potuto fare qualcosa in merito già con la scorsa manovra finanziaria.

Nel dettaglio, Tria ha raccontato che da parte sua c’era l’appoggio ad una riduzione dell’Irpef con un piccolo aggiustamento (con la rimodulazione dell’IVA); una misura che avrebbe consentito a tutti di risparmiare sulle tasse, ma per la quale era necessario un ingente stanziamento di risorse.

Risorse che sono state destinate a due interventi più “pubblicizzati” dalle due compagini governative, quale appunto la riforma delle pensioni (su cui la Lega di Salvini si era tanto battuta in campagna elettorale) e il reddito di cittadinanza (misura bandiera del Movimento 5 Stelle).

Il taglio al nucleo fiscale si farà nel 2020

Il progetto del taglio del nucleo fiscale non si è però interrotto; se ne riparlerà infatti con la Legge di Bilancio 2020, come messo nero su bianco nella nota di aggiornamento al DEF 2019. Qui, infatti, si legge che il nuovo Governo ridurrà le tasse sui redditi da lavoro: dal taglio di tutte le imposte che gravano sul costo del lavoro ne dovrebbe risultare un bonus annuo in busta paga di circa 500,00 euro.

Nei progetti del secondo Governo Conte, però, questo sarebbe solamente lo step iniziale: è probabile, infatti, che ci sia un secondo taglio nel 2021 con un bonus annuo che arriverebbe ai 1.500 euro.

Non ci sono invece grandi novità per le pensioni nella nota di aggiornamento del DEF 2019, se non le nuove proroghe di Opzione Donna e Ape Sociale. Insomma, questa volta il Governo sembra aver preso una strada differente da quella imboccata lo scorso anno: meno novità per le pensioni, ma meno tasse per i lavoratori.

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