Pensioni: la riforma non si farà, ma paradossalmente è proprio oggi che servirebbe

Antonio Cosenza

26/06/2020

12/04/2021 - 17:58

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Niente riforma delle pensioni, ma mai come in questo momento servirebbe: i sindacati chiedono di prevedere maggiore flessibilità così da tutelare coloro che perderanno il lavoro.

Pensioni: la riforma non si farà, ma paradossalmente è proprio oggi che servirebbe

La riforma delle pensioni non si farà, o almeno non per il momento: le conseguenze economiche derivanti dalla crisi epidemiologica da COVID-19 impongono prudenza ed è per questo motivo che la spesa previdenziale non verrà toccata.

Eppure il discorso riguardante le riforma delle pensioni era ben avviato e mai come in questo periodo sarebbe stato molto utile avere un sistema pensionistico maggiormente flessibile così da permettere alle aziende in crisi di “liberarsi” degli esuberi.

Paradossalmente, l’emergenza da COVID-19 ha impedito il proseguimento dei discorsi legati alla riforma delle pensioni, ma paradossalmente è proprio durante l’emergenza sanitaria che questa si sarebbe rivelata uno strumento utile per tutelare le aziende e i lavoratori più avanti nell’età. D’altronde durante il lockdown non sono mancati gli avvertimenti agli Over 65, ai quali è stato chiesto - trattandosi dei soggetti più esposti ai rischi del contagio da coronavirus - di “restare a casa il più possibile”. Al che molti di questi hanno osservato:

“Siamo troppo anziani da uscire da casa ma non abbastanza da andare in pensione.”

È per questo motivo che servirebbe una maggiore flessibilità che ad oggi sembra essere impossibile da ottenere. Eppure il traguardo sembrava essere vicino, con l’emergenza sanitaria che ha rimesso tutto i discussione.

Riforma delle pensioni: perché è necessaria

Un recente studio della UIL ha messo in risalto la necessità di avere una vera e propria riforma delle pensioni. D’altronde la flessibilità in uscita sarebbe utile per fronteggiare le ricadute occupazionali dovute all’epidemia da COVID-19.

Una riforma delle pensioni servirebbe per tutelare i lavoratori più anziani, specialmente coloro che causa pandemia perderanno il lavoro. Anche perché rientrare nel mercato del lavoro alla soglia dei 60 anni non sarebbe semplice.

A tal proposito, secondo il sindacato UIL avere una flessibilità intorno ai 62 anni permetterebbe non solo di riallineare il sistema previdenziale italiano a quanto avviene in Europa; questo, infatti, si andrebbe a configurare anche come uno strumento importante al fine di garantire una tutela alle persone che saranno espulse dal mercato del lavoro per le conseguenze economiche della pandemia da COVID-19.

Insomma, quanto successo in questi mesi dovrebbe essere una spinta affinché il Governo decida di rimettere mano al sistema pensionistico; eppure sembra che succederà proprio il contrario, con il COVID-19 ha spento le intenzioni di una riforma che potesse superare la Legge Fornero. Tutti gli incontri in programma sono stati annullati, e mai riprogrammati, e nel Piano di Rilancio presentato da Giuseppe Conte non si parla minimamente di pensioni. Ma d’altronde per il rilancio verranno utilizzati i fondi europei, vedi il Recovery Fund, e dall’Europa continuano a dirsi contrari riguardo ad un innalzamento della spesa previdenziale.

Riforma delle pensioni: dove eravamo rimasti?

Causa emergenza da COVID-19, la riforma del sistema pensionistico italiano è in stand by e probabilmente qualsiasi discorso in merito non verrà ripreso fino a quando il Piano di Rilancio del Paese non sarà completato.

A tal proposito, ricordiamo dove eravamo rimasti: i sindacati hanno chiesto al Governo di abbassare l’età pensionabile a 62 anni, prevedendo un meccanismo fatto di incentivi e penalizzazioni affinché ogni persona abbia interesse a restare nel mercato del lavoro per più anni possibili.

Al fianco della pensione a 62 anni, troviamo invece l’abbassamento del requisito contributivo per la pensione anticipata che per i sindacati sarebbe dovuto essere pari a 41 anni (al pari dell’attuale Quota 41 riservata ai precoci).

Proposte su cui il Governo non ha mai sciolto le riserve, visto che l’incontro in programma per la metà di marzo - quando sarebbero state specificate le risorse a disposizione - non ha avuto luogo.

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