Pensioni, Quota 41 basta per cancellare la legge Fornero?

Simone Micocci

3 Febbraio 2024 - 08:56

condividi

Quota 41 per tutti è nei programmi del governo per la riforma delle pensioni da attuare nel 2025. Ma da sola è sufficiente a cancellare la riforma Fornero?

Pensioni, Quota 41 basta per cancellare la legge Fornero?

In questi giorni il governo è tornato al lavoro in vista della prossima riforma delle pensioni che dovrebbe concretizzarsi già nel 2025: obiettivo dichiarato della maggioranza, in particolare dell’area lega, è la cancellazione della legge Fornero.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato di una riforma sostenibile e duratura, in grado di rendere maggiormente flessibile l’accesso alla pensione ma senza mettere a rischio i conti pubblici.

Tra le misure di flessibilità sulle quali si sta lavorando è Quota 41 per tutti quella a suscitare i maggiori entusiasmi, in quanto consentirebbe l’accesso alla pensione, indipendentemente dall’età, con soli 41 anni di contributi.

Si tratterebbe di un gran passo avanti rispetto a oggi, quando per andare in pensione a qualsiasi età bisogna aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne (pensione anticipata), mentre i soli precoci appartenenti alle categorie dei più fragili possono andarci con 41 anni di contributi.

Si tratterebbe così di una prosecuzione di Quota 103, la quale consente sì il pensionamento con 41 anni di contributi ma solo a chi ha compiuto 62 anni e accetta un ricalcolo interamente contributivo (con relativa penalizzazione) dell’assegno.

Ma Quota 41 per tutti, che come confermato dal sottosegretario Durigon dovrebbe prevedere anch’essa un ricalcolo contributivo della pensione, basterebbe da sola per eliminare la legge Fornero?

Con Quota 41 per tutti nuovi requisiti per la pensione anticipata

Effettivamente estendendo a tutti i lavoratori (oggi tale possibilità è riservata ad alcuni precoci) la possibilità di accedere alla pensione con Quota 41 verrebbe superata la riforma del 2011 approvata dal governo Monti.

Ma solo in parte, ossia per quanto riguarda la pensione anticipata che oggi consente a coloro che hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne, di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica. In tal caso, infatti, tanto per gli uomini quanto per le donne sarebbero sufficienti 41 anni di contributi per l’accesso anticipato alla pensione.

Tuttavia, per coloro che non sono riusciti ad avere una carriera continua a tal punto da arrivare a 41 anni di contributi, resterebbe il solo accesso alla pensione di vecchiaia, per la quale sono richiesti 67 anni di età e 20 di contributi, misura che al momento non sembra essere oggetto di riforma.

L’età pensionabile, quindi, continuerebbe a essere pari a 67 anni per la maggior parte dei lavoratori: come ci insegna l’esperienza di Quota 100, infatti, solitamente a poter vantare un elevato numero di contributi sono perlopiù i dipendenti pubblici, non di certo quei lavoratori gravosi e usuranti che secondo la maggior parte della politica meriterebbero una maggior tutela in ambito previdenziale.

Quota 41 per tutti sarebbe per pochi?

Quota 41 per tutti rischia di essere una misura per pochi, visto che come detto sopra richiede un elevato numero di anni di contributi a cui solamente pochi lavoratori possono aspirare.

D’altronde è già stato così per Quota 100, quando il requisito contributivo era persino più basso in quanto pari a 38 anni: nella maggior parte dei casi ad averne usufruito sono stati i dipendenti col “posto fisso”, ossia coloro che sono riusciti a entrare da molto giovani nella Pubblica amministrazione riuscendo così a maturare gli anni di contributi richiesti senza troppi intoppi.

Discorso differente per il settore privato, dove la difficoltà nel trovare un impiego fisso, nonché la precarietà dei contratti, rendono più complicato raggiungere tale traguardo. Specialmente nel caso delle donne, tant’è che ad aver avuto accesso a Quota 100 sono stati perlopiù uomini.

Quota 41 potrebbe essere destinata alla stessa platea, e questo non significa che sarebbe inutile visto che non si può di certo negare che 41 anni di lavoro siano sufficienti per andare in pensione.

Tuttavia, prendendo atto di quella che potrebbe essere la platea dei beneficiari di Quota 41, bisognerà pensare anche ad altre misure per favorire gli esclusi da questa misura, ossia per donne e altri lavoratori - specialmente impiegati in attività gravose e usuranti - che non riescono a raggiungere il requisito contributivo richiesto.

Quota 41 e il problema costi

Il problema è che Quota 41 ha il suo costo: dai 4 miliardi di euro nell’immediato, fino ad arrivare a un picco di 9 miliardi. E in un momento in cui la spesa pensionistica è già particolarmente elevata - ed è destinata ad aumentare ancora - puntare a una misura come questa potrebbe precludere ad altre. Basti pensare che il governo Meloni per approvare Quota 103 ha rinunciato a Opzione donna, rivedendone completamente i requisiti e limitandone l’accesso a poche lavoratrici.

Ed è per questo che se Quota 41 verrà davvero estesa a tutti lo sarà solamente con un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno, così da limitarne i costi. Ma in questo modo sarebbe anche limitato l’effetto della riforma: la pensione anticipata resterebbe per coloro che vogliono evitare il taglio della pensione futura, con Quota 41 che quindi sarebbe ancor di più una sola opzione “per pochi”.

Quindi, Quota 41 sì ma solo se nel contempo dovessero esserci riflessioni per quelle categorie che ne rimarrebbero fuori, dai gravosi - per i quali si potrebbe ragionare su un ampliamento della platea - alle donne, per le quali ci potrebbe essere un ritorno ai vecchi requisiti per Opzione donna.

E anche per i giovani, per i quali sarà molto difficile arrivare un giorno a 41 anni di contributi. Anche perché non basterà di certo Quota 41 per risolvere i problemi del mercato del lavoro, visto che l’esperienza di Quota 100 (e delle successive Quota 102 e Quota 103) ci insegna che non è sufficiente favorire l’uscita dei lavoratori più anziani per incentivare gli ingressi.

Argomenti

Iscriviti a Money.it