Pensioni, Meloni fa chiarezza. “Ecco cosa succederà”

Simone Micocci

26 Settembre 2025 - 09:45

Giorgia Meloni risponde alle ipotesi sulla riforma delle pensioni. Il blocco dell’età a 67 anni è un’opzione non una certezza.

Pensioni, Meloni fa chiarezza. “Ecco cosa succederà”

Come noto ai più, per il 2027 è atteso un incremento dell’età pensionabile dovuto all’adeguamento con le speranze di vita. Come certificato dall’Istat, infatti, c’è stato un allungamento delle aspettative di vita che porterà - come previsto dalla legge Fornero - a un aggiornamento dei requisiti per andare in pensione.

L’adeguamento è previsto per l’1 gennaio 2027 quando, secondo i primi dati non ancora ufficialmente confermati, ci sarà uno scatto in avanti di 3 mesi per l’età pensionabile. In poche parole, indipendentemente dall’opzione di pensionamento, bisognerà restare al lavoro per 3 mesi in più.

Questa è la realtà dei fatti, dopodiché ci sono le rassicurazioni che da mesi arrivano da una parte del governo, in particolare in quota Lega, riguardo alla possibilità che l’adeguamento tra speranze di vita e requisiti per la pensione venga perlomeno congelato. In particolare il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha assicurato che il blocco sarà nella prossima legge di Bilancio, così da eliminare qualsiasi incertezza a riguardo.

Ma attenzione, perché appunto per il momento sono solamente voci. A confermarlo è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la quale da New York si è espressa sulla possibilità di un congelamento dei requisiti per la pensione, bloccandoli a 67 anni, lasciando tuttavia aperta qualsiasi possibilità.

Aumento dell’età pensionabile bloccato? Meloni non si sbilancia

Non è un no ma nemmeno un sì quello che arriva da New York, dove di fatto Meloni - con un atteggiamento legittimamente prudente in vista di settimane che si preannunciano molto calde visto che inizieranno i lavori sulla legge di Bilancio - ha tolto qualsiasi certezza riguardo al blocco dell’età pensionabile.

La presidente del Consiglio è stata chiara: “Non è un’ipotesi della quale abbiamo parlato”, riporta Ansa. Una dimostrazione del fatto che in alcuni casi esponenti di governo pensino ancora di essere in campagna elettorale rilasciando dichiarazioni che di ufficiale hanno ben poco, con il rischio di generare solamente confusione tra chi di fatto sta pianificando la propria uscita dal lavoro.

Sono temi delicati, bisogna stare attenti a cosa si dichiara così come ad esempio succede quando si parla di importi e aumenti dei trattamenti previdenziali. Basti pensare che in campagna elettorale venne promesso un aumento - già allora gli addetti ai lavori sapevano che fosse impossibile da attuare - di 1.000 euro per le pensioni minime, puntando al cuore di tutti coloro che hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese con un assegno che, nel migliore dei casi grazie all’integrazione al trattamento minimo, supera di poco i 600 euro.

Una prudenza che ha sempre caratterizzato ogni discorso di Meloni, consapevole che il terreno quando si parla di pensioni è alquanto insidioso, ma non i suoi alleati.

Basti pensare che nelle scorse settimane tanto Durigon quanto lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti hanno dato ampie rassicurazioni a chi conta di andare in pensione nel 2027, minimizzando sulle possibilità che effettivamente possa esserci un incremento di 3 mesi.

I toni però vengono smorzati oggi dalla presidente Meloni, per quanto comunque abbia aperto a una tale possibilità dicendo che si tratta di “una proposta che può arrivare dai partiti della maggioranza” e che “quando lo sarà ne parleremo”. Un chiaro riferimento alla Lega che nella prossima legge di Bilancio vorrebbe portare a casa un risultato sulle pensioni di cui poter essere fieri, dopo che le precedenti manovre tutto hanno fatto fuorché eliminare la legge Fornero come invece era stato promesso in campagna elettorale.

Cosa succederà quindi, lo scopriremo solamente nelle prossime settimane quando con l’inizio dei lavori della legge di Bilancio il governo dovrà per forza affrontare l’argomento pensioni.

Cosa succede se il governo non blocca l’età pensionabile?

Laddove il governo non dovesse intervenire per congelare l’adeguamento con le speranze di vita, dal 1° gennaio 2027 scatterà automaticamente un aumento dei requisiti anagrafici e - per la sola pensione anticipata - contributivi per accedere alla pensione.

Dopo otto anni di stabilità, dovuti prima all’effetto della pandemia e poi all’assenza di incrementi demografici significativi, l’Istat ha registrato un nuovo rialzo della vita media che porterà a un innalzamento generalizzato dei requisiti: 3 mesi in più rispetto a quelli oggi in vigore.

Le conseguenze sarebbero queste:

  • Pensione di vecchiaia contributiva: per chi non raggiunge i 20 anni minimi o l’importo minimo richiesto per i contributivi puri, l’età salirebbe a 71 anni e 3 mesi.
  • Pensione anticipata: incremento dei contributi richiesti, pari a 43 anni e 1 mese per gli uomini e 42 anni e 1 mese per le donne. Per i lavoratori precoci con Quota 41, il requisito diventerebbe 41 anni e 3 mesi.
  • Pensione anticipata contributiva: accesso possibile a 64 anni e 3 mesi con almeno 25 anni di contributi e un assegno pari ad almeno 3 volte l’Assegno sociale.

Non subirebbero variazioni invece le misure sperimentali e temporanee, come Quota 103 (che tuttavia non è detto venga confermata i prossimi anni), l’Ape Sociale (63 anni e 5 mesi) e Opzione Donna, che restano soggette a decisioni politiche e finanziarie delle prossime leggi di Bilancio.

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